Da qualche giorno nel mondo web è iniziato il linciaggio ai
parabeni. Bene, ottimo. Sono sostanze cancerogene utilizzate in tutti i prodotti cosmetici, dai dentifrici ai saponi. Oggi faticherete a trovarne molti nei prodotti perché è più di un anno che le ricerche puntavano il dito su di loro e dunque le maggiori case cosmetiche li hanno già tolti.
Oltretutto, mamme di maschietti, i parabeni sono una delle concause della sterilità maschile.
Tutte queste notizie mi hanno fatto riflettere su molte cose.
La prima è che nonostante le apparenze il web è lento, le notizie che scoppiano sono già vecchie. Ho già citato da qualche parte un articolo di
La Repubblica dell'agosto 2010 in cui partendo appunto dal problema della sterilità maschile citava i parabeni. Sarebbe interessante capire perché una notizia "esplode" e un'altra no. Qual è il vero motore dell'informazione?
Comunque, ben venga che si divulghino queste notizie.
La seconda riflessione invece riguardava il seno. Perché la notizia è esplosa proprio riguardo alla possibilità che i melefici parabeni possano aumentare le probabilità di tumore al seno. Già, le tette. Oh, amate odiate tette.
Inoltre oggi in macchina, ascoltavo un giornalista che riportava la notizia che Umberto Veronesi approva l'aumento del seno dettato da motivazioni puramente estetiche.
E' allora che il mio cervellino ha cominciato a correre. Sì, perché io sarei la candidata adatta.
La MiV è sempre stata tendenzialmente magra. Ricorda ancora le ore di ginnastica alle medie in cui le sue simpatiche compagne di scuola la guardavano dicendo: guarda che un giorno cresceranno anche a te... Oppure: le mie sembrano due pesche e le tue due prugne.
Dobbiamo parlare degli scherni di fratelli parenti ed amici? Esorcizzavano, certo, il fatto che diventassi donna ridendoci, ma io soffrivo.
Nonostante ciò, alla mia giovane età, ancora ottimista riguardo la genetica, guardavo la quarta di mia mamma e dicevo, tranquille care che tra un po' crescerete.
Ma naturalmente questo non avvenne.
Ci vollero anni per creare un rapporto sereno con quella parte lì, con quella seconda striminzita. Ma tant'è, intorno ai 20-22 era pace fatta. Sportivamente ero avvantaggiata, il fidanzato gradiva. Bon.
La tranquillità durò poco, tempo tre figli e tre allattamenti, ho ricominciato a guardarle in cagnesco.
E mi disturba, sì.
Perché non accetto che siamo così cambiate. Perché di fatto la pace era un compromesso.
Dai, mi dico, non nasconderti la verità, da tempo immemore la venere è così:
Ecco, il seno richiamato dal basso ce l'ho. Il resto no.
Non è stata solo la Barbie a rovinarci. Nell'immaginario millenario il seno grande è considerato simbolo di femminilità, nella sua accezione più culturale.
Le modelle che sfilano sulle passerelle o che vediamo sulle riviste di moda sono se non piatte, sono proporzionate alla loro magrezza. E allora perché non passa questa diversità in relazione al seno? Perché è quasi antropologico il nostro (di uomini e donne) rapporto col seno.
Il nostro immaginario erotico è plasmato sulle aspettative del maschio, urlavano le femministe degli anni settanta. Certo, mi dico io, perché molte donne (non tutte) vogliono piacere agli uomini e viceversa.
E poi ditemi la verità. Quanto conta la possibilità, da donne sposate e con figli, di poter eventualmente piacere ancora? E' un tabù pensare di non essere più attraenti se non per il proprio partner e un po' dispiacersene? O è umano. Davvero io non lo so e mi sento in difetto.
Dunque MiV? Come la mettiamo?
No. Non potrei mettermi del silicone nel corpo. Posso mettermi il reggiseno imbottito, perché in fondo vestirsi la mattina è un po' travestirsi, giocare, mettere un giorno il tacco alto e un giorno le sneakers. Ma la sera la maschera si toglie e si rimane come si è. L'idea di travestirmi dentro, di mettere un vestito dove c'è il mio cuore che pulsa o i miei polmoni che sbuffano, mi fa un po' senso.
E poi cosa potrei dire ai miei figli? Amore, non posso fare l'assaltone, mi si rompe la tetta. Amore, sei bello lo stesso e tanto poi c'è la chirurgia estetica....
Bisogna accettare. Incazzarsi con lo specchio ogni mattina, fino a quel giorno, come era successo a 20 anni, in cui la pace arriverà davvero a spianare le nostre antipatie reciproche.
Non dico sia facile, perché per me non lo è.
Quindi quando allenavo la mia squadra di pischelle mi affezionavo a quella derisa. Ero io in fondo, ma potevo dimostrare che qualcuno al suo fianco c'era a sorreggerla.