Per gioco - Piccolo manuale di esperienza ludica di A. Dal Lago e P. A. Rovatti
Alessandro Dal Lago è stato mio professore di Sociologia a Bologna. Pur facendo un corso di laurea poco canonico, tutti i miei prof erano i classici baroni. Tutti tranne uno, lui. Faceva lezione verso le sei e poi si ritrovava con alcuni di noi a chiacchierare. Allora non avevo abbastanza faccia tosta, né abbastanza fiducia in me stessa per poter sedermi e bere qualcosa al bar con un professore universitario. Peccato. Perché le sue lezioni erano meravigliose e il suo carisma ti faceva incantare.
Era il 1995 l'anno dopo sarebbe uscito questo libro. Il signor B. era già Presidente del Consiglio e ricordo che lui diceva che solo un errore di B. avrebbe potuto far vacillare il suo potere. L'unica arma pericolosa era se stesso. E 15 anni fa era un pensiero tutt'altro che scontato...
Comunque il libro è una piccola meraviglia esaurita. Lo trovate solo in biblioteca.
E' formato da otto capitoli, il primo dei quali è intitolato Un gioco da bambini (Innocenza e finzione), direi che è un inno al gioco e anche un'analisi di quanto il gioco faccia parte della nostra vita quotidiana di adulti, grazie al cielo.
"Il gioco si presenta in effetti come un'interruzione, una pausa, ed effettivamente al gioco si accompagna una leggerezza, un alleggerimento, si direbbe, dal peso dell'esistenza o anche dal peso del mondo"Non devo dimenticarmi che è un libro di filosofia, e di storia della filosofia, quindi a tratti anche un po' difficile. Poi però giro pagina e leggo:
"(...) racconti infiniti di bambini che giocano con i loro oggetti, a anche senza alcun oggetto materiale, e raccontano storie in terza persona e al tempo imperfetto (...) Fabulazione incessante che cuce e tesse il gioco infantile (...). Costruzione di mondi di fantasia, sembrerebbe, ed è poi così; immaginazione che allenta tutte le briglie sotto l'occhio compiaciuto e un poco invidioso dell'adulto, che vorrebbe restare bambino, divenire un po' più bambino; ma anche, e forse per sempre, scrittura sull'acqua, equilibrismo nei dintorni del vuoto, tentativo, così Lacan, di stringere dei nodi che disegnino cavità, le zone bucate: tentativo, mediante la finzione giocata, di agganciare il mondo, non di evitarlo costruendone uno fittizio."Ci sono saggi che mi commuovono come i migliori romanzi.
è lei, è lei, sono loro, sono loro. capisco cosa vuoi dire. aridi noi, che il mondo non capiamo di doverlo agganciare, che quello rapido si muove... noi sempre lì, illusi che stia fermo, a perdere tempo cercando di classificarlo.
RispondiElimina...allora dovrò cercarlo in biblioteca! Mi hai proprio incuriosita!
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