martedì 31 gennaio 2012

GIONA

Ieri sono entrata in una libreria e ho scovato nell'outlet (eh già, reparto "outlet", una volta si chiamava in un altro modo) questo:



Giona è un profeta minore, autore del Libro biblico più corto. Se non vi ricordate la sua storia andate qui. E' una figura interessante, e che ha incuriosito molti artisti e letterati, tra gli ultimi Erri De Luca.

Giona sfida Dio. Gli si sottrae e Dio lo punisce facendolo finire nella pancia del pesce.



Giona come Pinocchio in fondo. La catarsi passa da lì. Dall'antro buio. Dall'isolamento.

lunedì 30 gennaio 2012

GIUBIANA CASALINGA









Fiamma dritta.
Buona annata.
Non è colpa nostra se due giorni dopo ha nevicato.
E' la luna che è indietro di un mese.

sabato 28 gennaio 2012

venerdì 27 gennaio 2012

L'EPOCA DELLE PASSIONI TRISTI

Sono sicura, cara Homemademamma, che non disdegnerai l'idea di unire la tua meravigliosa rubrica del Venerdì del Libro alla Giornata della Memoria.
E' stato casuale questo incontro, ma illuminante. Il libro è questo:

L'EPOCA DELLE
PASSIONI TRISTI
di M. Benasayag
G. Schmit
- Feltrinelli -


I due autori sono due psicanalisti, uno dei quali è anche un filosofo, che lavorano nel campo dell'infanzia e dell'adolescenza. Partono il loro trattato chiedendosi come mai si trovano ad avere sempre più richieste di aiuto da parte delle famiglie o degli insegnanti. 
La loro risposta arriva nelle prime pagine, dove dicono che le crisi di cui si occupano avvengono in una società essa stessa in crisi. Ci siamo resi conto...
del venir meno cioè di quella credenza che stava a fondamento delle nostre società e che si manifestava nella speranza in un futuro migliore e inalterabile: una sorta di 'messianismo scietifico' che assicurava un domani luminoso e felice, come una Terra promessa.
E continuano spiegando il titolo del libro:
Per dirla in termini più chiari, viviamo in un'epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le "passioni tristi". Con questa espressione il filosofo non si riferiva alla tristezza del pianto, ma all'impotenza e alla disgregazione.
Ed eccoci qua.
Il genocidio "razionale" degli ebrei è esemplare perché quell'orrore...
... ha visto morire la sua (dell'Occidente) speranza fondamentale: quella di sradicare la barbarie nel mondo grazie allo sviluppo della ragione, dell'intelligenza e della cultura.
In sostanza loro dicono che paradossalmente i bambini e i ragazzi arrabbiati, che sfidano il mondo adulto, che sentono addosso il peso di esistere, sono più calati nella realtà della crisi dei genitori e degli insegnanti che cercano di spronarli verso un futuro che non esiste più (nell'immaginario della nostra società).
Ma questa impasse porta con é delle conseguenze pesanti: la crisi dell'autorità (la relazione con l'adulto percepita come 'simmetrica') e quindi dell'anteriorià (l'anzianità come fonte di autorità). E l'adolescenza prolungata: come fa un ragazzino ad uscirne quando la sua crisi personale corrisponde ad una crisi della società?
Proseguono osservando il problema dell'apprendimento.
... i problemi di apprendimento sono rivelatori di una difficoltà di desiderare nella vita, di desiderare la vita (...) Così nella pratica quotidiana dell'educazione, si passa dall' "invito al desiderio" a una variante più o meno dura di quello che potremmo chiamare "apprendimento sotto minaccia".
L'utilitarismo dell'educazione. Ecco il problema dicono. Non posso fare "sprecare" del tempo a mio figlio, non si deve concedere il "lusso" di imparare cose che non servono, tutti gli sforzi devono tendere all'eccellenza, "sola garanzia di sopravvivenza in questo mondo pieno di pericoli e di insicurezza, caratterizzato dalla lotta economica di tutti contro tutti". Per questo la scelta di chi fa il giardiniere non è vista come un orientamento dettato dal desiderio, ma come un fallimento scolastico.

Continuerei a descrivervi le teorie di questo libro illuminante, delle soluzioni messe in atto anche in campo clinico, della loro idea di legame e molteplicità... ma è tutto troppo vasto e ho già scritto troppo.
Concedetemi solo un'ultima citazione:
"... più sviluppiamo la serialità e l'individualismo, più rendiamo pericoloso il mondo e lasciamo che l'emergenza, il non-pensiero e la tristezza governino la nostra vita. (...) il filosofo cinese Tchouang Tse spiegava che "tutti conoscono l'utilità dell'utile, ma pochi quella dell'inutile". L'utilità dell'inutile è l'utilità della vita, della creazione, dell'amore, del desiderio..."
Me lo ripeto ogni mattina, da quando non lavoro più e ho a che fare con la mia solitudine e la mia inattività lavorativa. Ogni giorno. Ogni giorno.

giovedì 26 gennaio 2012

MAI PIU' SENZA.... JACOVITTI

Vacanze e vacanze passate a giocare a Mercante in Fiera.








Il Can Can.
Il Fuma Giorgio.
Il Margherito.










Che vita triste sarebbe stata, senza Jacovitti?



mercoledì 25 gennaio 2012

L'ESEMPIO DA SEGUIRE ovvero SUL FRATELLO MINORE

E' arrivato quello che temevo. Lo so, è un nulla. Però quando l'ho visto ho tentennato.
Ecco cosa è successo un pomeriggio da tempere:


Gnomo Uno: "Cosa stai facendo DUE?"
Gnomo Due: "Niente... Un albero..."
Gnomo Uno: " Mi stai copiando!!"
Gnomo Due: "No. Il mio è verde."

Il mio animo pseudo-artistico ed estremamente indipendente, balza sulla sedia.
Per una volta, però non intervengo. Lascio fare, perché l'Uno non protesta molto e il Due è felice e beato.
Lo so. C'ho l'ansia facile. Però l'idea che il percorso di un bambino debba essere così influenzato mi fa prudere. E  non parlo solo del disegno. No.


Parlo soprattutto del resto. Il Due vuole i capelli lunghi come l'Uno, vuole giocare a basket come l'Uno, vuole scrivere come l'Uno. Ommamma, mi dico, vuole essere l'Uno??
Io gli propongo alternative e lui con la semplicità di un quattrenne mi dice che le alternative gli fanno schifo.
Il mio pediatra dice di non vedere il negativo, ma di sottolineare il positivo, ossia il loro legame che si costruisce, la loro complicità che passa anche dalla mitizzazione e dalla imitazione.
Io penso che avrei dovuto fare il liceo classico, ma mio fratello faceva lo scientifico e dunque l'ho fatto anch'io. E io ODIO la matematica.
Penso al mio essere sorella minore di due e all'idea di dover sempre rincorrere qualcuno che è sempre più di te: più grande, più abile, più idoneo.


Forse il Due però ha bisogno di questo, come dice il pediatra. Lo rassicura, lo mette in un nido, traccia i confini. In fondo lui è stato soprannominato il bambino delle liste. Fin da piccolo ha avuto il bisogno di nominare:
TU la mamma
Lui il papà
Lui l'Uno
Io il Due
E' andato avanti così dai due ai tre anni e mezzo.....
Adesso sta elencando in altro modo. Non mi resta che rispondere.

martedì 24 gennaio 2012

DAI PARABENI IN AVANTI ovvero METTERSI A NUDO

Da qualche giorno nel mondo web è iniziato il linciaggio ai parabeni. Bene, ottimo. Sono sostanze cancerogene utilizzate in tutti i prodotti cosmetici, dai dentifrici ai saponi. Oggi faticherete a trovarne molti nei prodotti perché è più di un anno che le ricerche puntavano il dito su di loro e dunque le maggiori case cosmetiche li hanno già tolti.
Oltretutto, mamme di maschietti, i parabeni sono una delle concause della sterilità maschile.

Tutte queste notizie mi hanno fatto riflettere su molte cose.
La prima è che nonostante le apparenze il web è lento, le notizie che scoppiano sono già vecchie. Ho già citato da qualche parte un articolo di La Repubblica dell'agosto 2010 in cui partendo appunto dal problema della sterilità maschile citava i parabeni. Sarebbe interessante capire perché una notizia "esplode" e un'altra no. Qual è il vero motore dell'informazione?
Comunque, ben venga che si divulghino queste notizie.

La seconda riflessione invece riguardava il seno. Perché la notizia è esplosa proprio riguardo alla possibilità che i melefici parabeni possano aumentare le probabilità di tumore al seno. Già, le tette. Oh, amate odiate tette.
Inoltre oggi in macchina, ascoltavo un giornalista che riportava la notizia che Umberto Veronesi approva l'aumento del seno dettato da motivazioni puramente estetiche.

E' allora che il mio cervellino ha cominciato a correre. Sì, perché io sarei la candidata adatta.

La MiV è sempre stata tendenzialmente magra. Ricorda ancora le ore di ginnastica alle medie in cui le sue simpatiche compagne di scuola la guardavano dicendo: guarda che un giorno cresceranno anche a te... Oppure: le mie sembrano due pesche e le tue due prugne.
Dobbiamo parlare degli scherni di fratelli parenti ed amici? Esorcizzavano, certo, il fatto che diventassi donna ridendoci, ma io soffrivo.
Nonostante ciò, alla mia giovane età, ancora ottimista riguardo la genetica, guardavo la quarta di mia mamma e dicevo, tranquille care che tra un po' crescerete.
Ma naturalmente questo non avvenne.
Ci vollero anni per creare un rapporto sereno con quella parte lì, con quella seconda striminzita. Ma tant'è, intorno ai 20-22 era pace fatta. Sportivamente ero avvantaggiata, il fidanzato gradiva. Bon.
La tranquillità durò poco, tempo tre figli e tre allattamenti, ho ricominciato a guardarle in cagnesco.
E mi disturba, sì.
Perché non accetto che siamo così cambiate. Perché di fatto la pace era un compromesso.
Dai, mi dico, non nasconderti la verità, da tempo immemore la venere è così:

Venere di Willendorf

Ecco, il seno richiamato dal basso ce l'ho. Il resto no.
Non è stata solo la Barbie a rovinarci. Nell'immaginario millenario il seno grande è considerato simbolo di femminilità, nella sua accezione più culturale.
Le modelle che sfilano sulle passerelle o che vediamo sulle riviste di moda sono se non piatte, sono proporzionate alla loro magrezza. E allora perché non passa questa diversità in relazione al seno? Perché è quasi antropologico il nostro (di uomini e donne) rapporto col seno.
Il nostro immaginario erotico è plasmato sulle aspettative del maschio, urlavano le femministe degli anni settanta. Certo, mi dico io, perché molte donne (non tutte) vogliono piacere agli uomini e viceversa.
E poi ditemi la verità. Quanto conta la possibilità, da donne sposate e con figli, di poter eventualmente piacere ancora? E' un tabù pensare di non essere più attraenti se non per il proprio partner e un po' dispiacersene? O è umano. Davvero io non lo so e mi sento in difetto.

Dunque MiV? Come la mettiamo?

No. Non potrei mettermi del silicone nel corpo. Posso mettermi il reggiseno imbottito, perché in fondo vestirsi la mattina è un po' travestirsi, giocare, mettere un giorno il tacco alto e un giorno le sneakers. Ma la sera la maschera si toglie e si rimane come si è. L'idea di travestirmi dentro, di mettere un vestito dove c'è il mio cuore che pulsa o i miei polmoni che sbuffano, mi fa un po' senso.
E poi  cosa potrei dire ai miei figli? Amore, non posso fare l'assaltone, mi si rompe la tetta. Amore, sei bello lo stesso e tanto poi c'è la chirurgia estetica....

Bisogna accettare. Incazzarsi con lo specchio ogni mattina, fino a quel giorno, come era successo a 20 anni, in cui la pace arriverà davvero a spianare le nostre antipatie reciproche. 
Non dico sia facile, perché per me non lo è.
Quindi quando allenavo la mia squadra di pischelle mi affezionavo a quella derisa. Ero io in fondo, ma potevo dimostrare che qualcuno al suo fianco c'era a sorreggerla.

lunedì 23 gennaio 2012

COSA AVEVO BISOGNO.

Ecco. Sai quando senti di avere una necessità ma le idee sono confuse. Quando ti si annebbia il contorno, vedi là in fondo l'oggetto dei tuoi desideri, lo riconosci ma ti sfugge lo stesso.
Le vie allora sono due: ti fermi e finché la nebbia non si dirada stai fermo, oppure segui quella vaga idea pensando che avvicinarsi è meglio, anche se poi quello a cui anelavi e che sembrava un fiore, in realtà è una cacca di mucca.
Abbiamo cambiato casa e questo è stato il nostro andare avanti. Ero contenta, sì. La casa è bella, sì.
Poi ieri pomeriggio, ho capito. La nebbia si è diradata e ho visto qual era la mia necessità.
Questa:


I bambini a giocare in giardino, col naso che cola.


Un compagno che appende un'altalena sull'albero appena fuori casa.

Pensavo che la soluzione fosse l'interno (la casa), invece era l'esterno (il giardino).
Buon inizio di settimana.

venerdì 20 gennaio 2012

COME DIVENTARE UN ESPLORATORE DEL MONDO

Ogni tanto, molto ogni tanto, mi concedo un giro in libreria serio. Di quelli che entri col portafoglio pieno e lo sai che lo svuoterai.
Uso in modo spudorato i miei figli come scusa per comprare libri che mi piacciono, lo ammetto. Poi imbandisco il tutto dicendomi che andando nelle scuole a parlare di libri, mi devo formare, è una spesa necessaria...
Tant'è...
Questo capolavoro l'ho regalato a Gnomo Uno. Lui mi ha impedito di prenderlo in mano perché a pagina 13 c'è scritto di continuare a leggere solo se si accetta la missione e dunque lui, mi ha scartata, ha deciso che io non sono all'altezza. Sigh. Volevo  capire anch'io, cara Paola

COME DIVENTARE UN ESPLORATORE DEL MONDO
di K. Smith
Corraini Ed. 2011


Prima di tutto dovete vedere il blog della Keri, una guerrilla artist. Poi quello della Corraini, che lo pubblica in Italia.
Poi, come posso descrivervi questo libro? Un manuale illustrato per giovani artisti. Chiaramente ispirato a Munari, è il libro che offre degli spunti per cercare di vedere la realtà in modo diverso. Il sottotitolo dice:
Museo d'arte di vita tascabile

A ben pensarci, esiste davvero un gap tra la vita dei bambini e l'arte?
Il bello di questo libro è che elenca in modo ordinato e creativo delle attività del fare e del pensare che aiutano, in fondo, a catalogare.
Sì, la catalogazione è la chiave di questo libro ed è la cosa che più mi ha interessato. Come dice Keri:
Quando guardo attentamente il lavoro di tutti i miei artisti e designer preferiti noto che tutti hanno una cosa in comune... sono dei collezionisti.
E da qui parte con dei trucchi per catalogare e cosa catalogare. Ecco, io non sono proprio artista dentro... mi perdo anche in pinterest!! Comincio a raccogliere e poi mi perdo. La catalogazione di fatto è il passo dopo la raccolta, che è in fondo il mio forte. Raccolgo e poi non metto a posto. Questo è il mio problema. Questo è il problema della mia vita!
Sono in difficoltà a raccontare questo libro perché è davvero onnicomprensivo, ma strutturato in modo così semplice...

Inoltre mi ha fatto anche riflettere sull'effimero, su quello che non si tocca ,che poi è il mondo del web. E' un libro al contrario, è un libro sulle mani, sugli odori, sullo sporcarsi, sull'osservare dove si vive. Per quanto la rete possa allargare lo sguardo, il nucleo pulsante dell'esperienza risiede sempre e comunque nelle cose che hanno un peso, un colore, un odore. E Keri cita Michel De Certeu:
Le storie dei luoghi sono materiale di recupero. Sono composte dai detriti del mondo.

Per stuzzicarvi ancora un po' vi metto, a caso, un breve elenco di alcuni capitoli (chiamati esplorazioni) del manuale:

  • Differenze...
  • Cinquanta cose....
  • Collezionare caratteri tipografici...
  • Mappa dei suoni....
  • Consumare....
  • Sondaggio....
  • Scultura istantanea...
  • Struttura....
  • Tinte "inaspettate"...
  • Pensierini
ecc. ecc.....

E' un libro bello perché è un libro pieno di citazioni di scrittori, designer, artisti... Quella che mi è piaciuta di più è questa, semplice ma così fondamentale:
Guarda. A tutt'occhi, guarda.
Di Jules Verne.

giovedì 19 gennaio 2012

DAI GESSI AL PM10 ovvero SULLE PAURE E LE DIFESE

Questa notte tra un vomitino e l'altro rimuginavo su due commenti lasciati al post di ieri, quelli sentiti di Sibia e di MammaF e mi dicevo se la nostra scelta non fosse stata una leggerezza a scapito della nostra salute.
Però no, MiV! Proprio tu, tu che scandagli ogni minimo particolare, tu, così ipocondriaca, così sospettosa di tutti gli agenti esterni (ma anche qualcuno interno) al tuo corpo....

Sono nata nel 1975, un anno prima del disastro di Seveso. E io abito a pochi chilometri. Il K. che ha 10 anni più di me, mi racconta che la Milano-Meda (tuttora una delle principali vie di collegamento tra Milano e il nord) era circondata da delle reti, come se la diossina fosse un mostro e non qualcosa che gira nell'aria.

Nel 1986, Cernobyl. Ricordo perfettamente mia mamma angosciatissima per il cibo, non sapeva cosa comprare, come fare, a chi chiedere.

Mi pare normale che le mie antenne formatesi in quegli anni si siano rese molto sensibili. In più il K. è peggio di me, che queste cose le ha vissute da più grande.

Era il 2008 quando per la prima volta abbiamo visto questa immagine:


La fonte è l'Agenzia Spaziale Europea.
Il K. che è davvero incapace tecnologicamente parlando, ma che quando qualcosa gli interessa arriva alle competenze di Bill Gates, aveva trovato una mappa (che non riesco a scovare) che vedeva benissimo nel dettaglio i contorni di quella macchia rossa. Quella macchia rappresenta il diossido di azoto
In sostanza noi "padani" (l'inquinamento atmosferico mi pare l'unica cosa che unisca la pianura!!!) siamo sommersi da innumerevoli agenti inquinanti, tra cui il famoso PM10 (che non è tra i più pericolosi), come avevo mostrato pochi mesi fa in questo post
Ora è pure arrivata la neve chimica!!!
Noi per varcare la fatidica soglia dovremmo andare a vivere dopo Moltrasio, sul lago di Como.

Si può dire che quella mappa è stata il motore che ci ha fatto spostare qui, a bordo del bosco. 
Cosa centrano i gessi con tutto questo?

Centrano perché noi in effetti abbiamo paura di quello che ci respiriamo. Abbiamo dei figli affetti da dermatite atopica, di cui uno in forma acuta, e quindi non solo i polmoni, ma anche la pelle ci dice che l'aria fa schifo.
La medicina cinese dice che la vita (e la sua qualità) dipende dall'aria che respiriamo e dal cibo che mangiamo. Ecco, sul cibo agisco e spendo capitali al negozietto bio sotto casa, fidandomi della loro ventennale esperienza e propinando zuppe d'avena decorticata ai miei figli che spesso non apprezzano.

Per l'aria cambiamo casa e cerchiamo di andare via durante ponti e ferie, seguendo il suggerimento di mia cugina medico.

Ma poi...

Poi ci sono le vernici dei mobili che sono dannose e noi abitiamo in un'esposizione Ikea. E poi ci sono le eventuali esalazioni del riscaldamento a pavimento.  E poi ci sono le vernici dei muri che ci hanno indotto a usare la calce e le vernici ad acqua. Poi ci sono le tubature nuove dell'acqua che rilasciano schifezze. Poi....

Poi abbiamo abitato dieci anni circondati dall'amianto.
Finché un giorno, parlando con il nostro architetto che è anche un caro amico, ci disse che lui da piccolo giocava in cortile con l'amianto, ci faceva delle costruzioni, perché si rompeva facilmente.

Ecco, lì ho capito che posso tamponare e che devo tenermi informata per la salute dei miei figli, ma ho anche capito che l'idea di controllare tutto è perdente in partenza, che bisogna avere a volte anche il coraggio di lasciare andare un po'. E' un diritto che sento di essermi meritata, proprio perché da questo stesso diritto mi sento così schiacciata.

mercoledì 18 gennaio 2012

LAVAGNA PERCHE' SI', PERCHE' NO...

Perché avere un muro da imbrattare è bello, anche se il rischio è che si imbratti anche tutto il resto.


Perché è bello cambiare colori della cucina ogni due ore.


Perché quando hai i figli malati passano una buona mezz'ora a paciugare.


Perché i gessetti sono belli di per sé.



Perché no.
Perché c'è polvere di gesso su tutto il pavimento. Perché non ho ancora trovato la spugna giusta per pulirlo. Perché dopo i bambini vanno in giro con le mani sporche urlando, manco fosse cacca. Perché i bambini strusciano con le felpe pulite sul muro eccheccavolo.

Ma, nonostante tutto lo consiglio, la vernice si trova al Brico e bisogna darne tre mani.
E poi...

... di sole non ne basta mai.



lunedì 16 gennaio 2012

PACHAMAMA ovvero LE PIACERANNO LE NOCCIOLINE?

Meche, la nostra amica chiapaneca, prima di lasciarci per tornare nella sua terra ci aveva dato un consiglio. Quando andrete a vivere nella nuova casa, chiedete il permesso alla Madre Terra. E' una forma di cortesia, è una richiesta di collaborazione, uno scambio di protezione.

Primo passo: accensione del fuoco

Secondo passo: preparazione del cibo.
Terzo passo: donare del cibo alla Madre Terra.
Quarto passo: fermarsi e guardare.
Molto spesso i gesti più simbolici sono quelli che ci appagano di più. Ricordo con piacere quanto mi piaceva stringere le mani degli sconosciuti durante la messa domenicale. Quel piccolo gesto mi apriva il cuore e la volontà più di qualsiasi predica.
Così è successo ieri sera.

Questo cara Stima è stato il nostro momento light...

venerdì 13 gennaio 2012

LE PAROLE TRA NOI LEGGERE

Che bello. Finalmente. Sono decisamente tornata ora, perché i fili resi così invisibili dalla mia defezione, riemergono.
Chi di voi non ha letto il post della Stima di ieri, deve andare. Io l'ho letto ieri sera a notte fonda. Poi sono andata a letto e, cara Paola, sul mio comodino c'era un libro che mi aspettava e che in fondo parla della stessa cosa di cui ha parlato Stima.

Le parole tra noi leggère
di Lalla Romano


Una notte di qualche settimana fa, disperata perché non avevo più nulla da leggere, doppiamente disperata perché i 120 cartoni dei libri erano ancora chiusi, ho deciso di aprirne uno a caso e di rileggermi il primo libro che mi fosse capitato sotto mano.
E così lui ha scelto me. E' un libro che mi hanno regalato al liceo, che avevo iniziato e non avevo finito. Non mi piaceva, era ostico e non lo trovavo interessante. Ok, mi sono detta quella notte, ora sei mio.
Sono tornata a letto e ho cominciato a leggere la prefazione che la Romano aveva scritto per l'edizione qui sopra (1989):
A questo libro si accompagna in me un senso di colpa. E' un libro lucido, trasparente; ma un'ombra lo segue. Io non riconosco la colpa di cui sono stata accusata, quella cioè di aver "usato" un essere umano: la colpa per eccellenza, secondo Kant. Se chi scrive sempre in qualche modo "usa" gli esseri e se stesso, allora sì, è vero. Ma nel mio caso c'è l'aggravante che la vittima è un figlio: il mio stesso figlio.

Ecco, lei in questo libro racconta suo figlio, dalla nascita alla maturità.
Quanta colpa c'è nel narrarsi attraverso i figli? Nel pubblicare le loro foto? Nell'esporli nel teatrino della socialità, come dice Stima?
Probabilmente tanta e tanto narcisismo nostro, presumo, di noi narratori.
Un giorno fotografavo un foglietto che Gnomo Uno mi aveva scritto, era una protesta viva! E io l'ho fotografato col cellulare quel biglietto, perché mi piaceva e perché, non lo nascondo, mi stuzzicava riflessioni che avrei voluto rimandare al blog. Lui mi ha guardato e mi ha detto deciso: "Non lo metti sul blog, vero?".
E mi sono sentita come una bambina trovata con le mani nella marmellata. Mi sono vergognata.
Da lì ho capito che spesso gli mancavo di rispetto non rispettando la sua intimità, nodo cruciale del nostro essere esseri umani.
Potevo io in quanto madre prendermi questa libertà? No, forse no.
Da allora ho centellinato di più e ho condiviso con loro le mie scelte. Ma ciò non toglie il nodo come dice la Romano alla fine della prefazione:
Ho ripreso in mano il libro, l'ho aperto qua e là. E' quasi insopportabilmente vivo. (...) Non c'è giustificazione. Non ci può essere. Il rifiuto di lui (del figlio) è coerenza, verità. Ma il mio amore sbagliato, persecutorio, è il tema apparente del libro. Il vero protagonista è un sentimento più vasto. Un'amica triestina mi aveva suggerito come epigrafe un verso di Saba. Allora non ne compresi la purezza, anzi, la durezza. Mi pareva "troppo umano". E' l'ultimo verso del sabiano Ulisse:
e della vita il doloroso amore.

Sì, a volte pecchiamo di "troppa umanità", per questo con grazia ci assolviamo. 

L'ESTETICA DEL PUPO

Alla faccia delle ostetriche più tenaci, dei pediatri con lo sguardo accusatorio, dei cani e dei gatti che li leccano, dei mila e mila persi e dei "l'avevo dato a te!", dei "toglilo che non si capisce quando parli!" e dei "ma di che cavolo di colore gliel'hai preso... ROSA?!?!" e dei "Cribbio è rosa... mi sembrava arancione...".
Nonostante questo a me i bambini col ciuccio mi spezzano.


mercoledì 11 gennaio 2012

LA RICRESCITA FELICE ovvero (imPERFEZIONI)

Recessione. Crescita. Decrescita. Ricrescita.
Da quando hai aperto il contest, gentile mannalisa, non faccio che pensarci. Alle imperfezioni che adoro, ne avevo pensate tante, poi una mattina di dicembre una mi si è ficcata nella mente e da allora dipingo dentro di me questo post. 
Non ho foto, se non questa che adesso mi sono fatta, ma che non rende.



Ho sempre odiato andare dal parrucchiere. Non mi piaccio molto, ma con l'età si scende a compromessi con lo specchio e m'accontento. Di certo nelle notti insonni, quando mi faccio delle interviste e mi chiedo cosa vorrei cambiare di me, la risposta pronta è: i miei capelli.
L'imperfezione che amo è quella dei capelli colorati e abbandonati al loro destino. Quella delle donne che incontro per strada, a scuola, al supermercato e che parla della loro vita e della nostra. 
La ricrescita delle adolescenti che si dipingono di blu per fare emergere la vena ribelle e che poi si abbandonano nel tempo a quel sottile e normale marrone che da dentro fuoriesce.
La ricrescita delle mamme afflitte dai problemi, dai casini, dal lavoro e dalla parrucchiera che viene a casa e taglio e piega fanno dieci euro.
La ricrescita delle nonne che vedo all'asilo che portano e prendono i bambini, tanto vecchiette mi sembrano e fragili e tenere che si direbbe che i bambini accompagnano loro e non viceversa.
Ma anche la ricrescita di quel cinquantenne che abita in fondo alla via e che paga così la sua insicurezza.
M'immaginavo in queste settimane, mentre pensavo a questo scritto, di poter possedere un'invisibile macchina fotografica e testimoniare con affetto quest'umanità che ha in testa un gran casino, a testimonianza del fatto che la finzione obbliga alla perseveranza.
Ecco perché io di rado mi tingo. Perché ho la propensione alla ricrescita. In fondo spesso mi sento un po' tutte quelle donne: l'adolescente ribelle, la donna annaspante, la nonnina e perché no, il cinquantenne fragile.

(im)perfezioni

martedì 10 gennaio 2012

TADAN!! E CONNESSIONE SIA....


Ce l'abbiamo fatta!!! E' arrivato il modem, è arrivato il tecnico.
E' iniziato l'anno. E' anche arrivato un cavo di riserva per l'alimentazione del mac, che l'altro è disperso in Russia.
Oh!
Oggi, solo un breve riassunto delle nostre vacanze natalizie, che del resto c'è tempo.
Prima accensione del camino...



Partenza. Mare d'inverno.


Anno nuovo. Primo gennaio. Prima passeggiata lungomare. Gnomo Tre cade su dei vetri abbandonati. Paura. Giornata al pronto soccorso. "Siete stati fortunati" ci ripetono. E noi, io e il K., ci guardiamo increduli e pallidi.


I bambini elettrici. Abbiamo bisogno di movimento. 
Tutti in macchina.


Ecco.
Adesso davvero siam pronti.
Volevo anche dire che mi siete mancati. Tantissimo. Mi è mancato questo momento di solitudine col computer e anche i vostri blog e anche i commenti e il commentare io stessa. 
Ma son tornata. Ed è una minaccia....



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