lunedì 8 agosto 2011

SGUARDI DI CUORE ovvero SULL'INTIMITÀ

Ho pensato per anni che il cinema fosse il mio strumento. Mi sono laureata in storia del cinema, ho seguito master in produzione televisiva, ho fatto corsi su teoria e pratica del documentario. Ho sempre pensato che l'occhio fosse il mio motore.
Quando riflettevo su questo, pensavo anche che molti sguardi dal cinema non erano descritti. Tipo quelli della vicinanza. Quelli della fisicità nel suo aspetto più ampio e seduttivo. Quelli del fiato sulla pelle. Quelli del contatto.


L'essere genitori regala tanto sguardi così. E' un mondo fatto di carezze, di respiri, di vicinanze. 
A me accade spesso, soprattutto ultimamente con Gnomo Due. L'Uno è troppo impegnato a essere un bambino grande, il Tre è troppo impegnato a imparare cose nuove. Mi rimane il Due, che ogni tanto si avvicina, mi dice: "Mi prendi in braccio?". E io mi accomodo. E lui si accascia su di me.


Stiamo così per un po' di minuti e io me lo studio. Cerco di imprimere in me quei tagli di sguardo, così diversi, così strani. Cerco di fermare quel respiro calmo e profondo. Abbasso le difese, mi rilasso e ascolto.


E mentre sono lì mi dico anche che non c'è nulla di più intimo di quella vicinanza. L'intimità con una persona non si esaurisce nella nudità o nella parola. E' soprattutto questo contatto che rende un rapporto intimo, sia esso una carezza, un abbraccio, un bacio o un corpo abbandonato sull'altro nel sonno.
Grazie Gnomo Due che mi regali tanti momenti così, che ti accasci e ti raggomitoli su di me.


Oggi è il tuo compleanno. "Quanti ne compio mamma, così?". "Sì così.". Sì, così.
Abbiamo festeggiato nel tuo paradiso, coi tuoi amici. 
Sono bastate poche caprette.


E una collinetta erbosa dove rotolare. 


Col sacco o senza. Il bello era l'ebbrezza della vertigine che si ha quando si scende e quando, ubriachi, ci si rialza.

E' il nostro periodo, tenero BDGO e me lo tengo stretto.
Auguri.

giovedì 4 agosto 2011

DA CASETTA o DA LAVORO? CHE BAMBINO AVETE?

Quando Gnomo Uno aveva due anni e aveva il privilegio di essere figlio unico, io e K. ci concentravamo molto sulla sua osservazione in contesti diversi da quello casalingo. E' sempre stato un bambino faccia di bronzo. A due anni e mezzo, in montagna, aveva visto una motoslitta e voleva assolutamente salirci. Io, un po' spazientita gli ho risposto di andare dal proprietario e chiedere. Lui è andato. Ha chiesto a un signore lì vicino alla moto. Il signore si è allontanato mentre Uno diligentemente aspettava. E' uscito un carabiniere, era la moto dell'arma... Ha preso Uno, l'ha messo sulla motoslitta, hanno fatto un giro di 30 secondi. L'ha riposato giù e l'Uno impassibile è tornato da me: "E' stato molto bello mamma".


Al mare a due anni, l'Uno era sempre nella casetta plasticona adagiata sulla sabbia a giocare. Faceva molti bagni, sì. Ma poi... secchiello? No! Paletta? Ma và! Casetta. Si rintanava e cominciava a costruire la banda della casetta, con il suo discorso veloce riuniva bambini e questi cominciavano a giocare e la base era quella.
Diventando grande, le sue tane sono cambiate. Quest'anno il suo mondo era nella duna. Si trovava con gli amici, costruiva capanne con i rami trasportati dal fiume, staccava foglie per far finta di mangiare, sistemava gli alberi in modo da creare l'ombra. Da mattina a sera. Di nuovo una banda. La banda della Duna.


Gnomo Due, l'Homo Faber, è un Costruttore. Fin da piccolissimo ha adorato la spiaggia perché aveva così a disposizione un elemento dalle mille possibilità costruttive. Delle cose con la sabbia asciutta, altre con quella bagnata-media e altra ancora con quella bagnatissima. Milla variabili: sabbia + acqua. Sabbia + legnetti. Sabbia + conchiglie.....
Prendete il Due dategli un secchiello e una paletta. Prendete la Recherche di Proust e leggetela. Tutta, tanto lui non vi disturberà.


Ogni tanto il Due va nella Banda delle Dune. Ma per lui il gioco di ruolo va bene per un quarto d'ora, poi va in fibrillazione. E torna a lavorare. Lui è il Bambino Costruttore che si trova molto bene con altri Bambini Costruttori. I loro non sono discorsi come quelli delle Dune tipo: quanti anni hai? Che sport fai? 
Loro parlano solo per problematiche tecniche: ma il ponte regge? Vai a prendere l'acqua! Se facciamo una strada che arriva da là?
Poi arriva il mare, mangia tutto. Loro si salutano e vanno in campeggio.



E il Tre? Non so. E' troppo piccolo. Per ora passa il tempo cercando di affogare in mare, visto che si butta a capofitto nell'acqua. Farà parte di una terza categoria? Il Bambino dell'Acqua? Il Bambino delle Alghe fra i Capelli? Il Bambino Pesce? Il Bambino Mani Cotte? 
Per ora sta lì, sul bagnasciuga. Si mangia un po' di sabbia. Si sporca le mani, le lava, poi le risporca, poi le rilava. Felice.

lunedì 1 agosto 2011

AUGURI, MAMMA.

Nonostante sia tornata, il ritmo estivo mi blocca. O meglio. Non ho più voglia di correre, ho solo voglia di fermarmi. Seduta, magari anche a fare il punto croce per la bavaglina di Gnomo Due, per settembre. E questo è il perché sono tornata e sono subito sparita.
Oggi mia mamma compie gli anni.
Riflettevo così, tra me e me questo pomeriggio mentre ero sul terrazzo dei miei e guardavo i miei figli  giocare, dopo essere stati tutta mattina da lei. Pensavo che se non avessi avuto lei (e mia suocera, ma la storia è un po' diversa, ca va sans dire....) non avrei fatto tre figli.

Nonna con crema anti-cadute incorporata,
ovunque noi siamo, lei ce l'ha.

E' una lunga storia la nostra, dura da trentasei anni. Io sono la sua unica figlia femmina, ultima di tre per giunta, e per questo un po' la invidio. A dire il vero da figlia non è mica così semplice la questione, in fondo i suoi nodi al pettine sono un po' anche i miei mentre con i miei fratelli la questione è diversa. 
Com'è mia mamma?
Un casino. No, nel senso che non basterebbe una sciatta paginetta per descriverla. 
Direi che la prima caratteristica è che non si ferma mai, è sempre in movimento, lei cammina. Muoversi, spostarsi da un posto all'altro la fa stare bene. E' inafferrabile. Le sue foto sono poche perché le odia, ma anche perché non riesci a beccarla ferma. Oppure se è ferma, tu sei stesa. 
E a braccetto con l'essere in movimento ci sta l'essere anima in pena. Lei mi ha regalato questo simpatico gene, l'essere anima in pena e il vivere male la stasi. Certo, nel passaggio da lei a me il piccolo gene deve aver perso un po' di verve, perché io comunque sto più al mio posto...

Nonna camminatrice. Al mare? A piedi! Magari nel paese vicino: 6 km.
E se è riuscita con Gnomo Due...

Io gongolo un po' di avere una mamma così, perché in fondo mi piace. Il lavoro non la scoraggia. Da quando andava a prendere legna con la carriola all'età di Gnomo Uno, fino a ora, quando le lascio tutti i pargoli e lei organizza una gita con due bici + passeggino a chilometri di distanza da casa. 
Non ha avuto una vita facile, però mi dico, c'è stato qualcuno nato a ridosso della seconda guerra mondiale che abbia avuto vita facile? L'ambulanza le ricorda le sirene di guerra. Si è fatta Roma-Milano a quattro anni sotto un bombardamento.
Ehi. Non ha un carattere facile. Con orgoglio guarda il Due e gli dice che loro sono del segno del leone e sì, ruggiscono, ma non so perché della famiglia sono quelli ai quali guardo con più tenerezza. 
Quando ero piccola lei lavorava molto. Ho sentito la sua mancanza? Sì. Si può dire che i miei ricordi d'infanzia siano legati molto a mia nonna. Ricordo il giorno in cui si è dimenticata di venirmi a prendere all'asilo. Io con le suore, seduta, in silenzio, con la valigetta in mano. Ho sofferto e per anni quell'episodio è stato il mio vessillo contro di lei. Per tutta l'adolescenza. Ci siamo scontrate. Tanto.
Un amico quando è nato l'Uno mi ha detto: ricorda, le età dei figli si sviluppano a settenni. 0-7 anni: meravigliosi. 7-14: cominciano a essere poco simpatici. 14-21: tragedia internazionale. Dai 21 ricomincia la quiete. Il mio percorso è stato quello.
Adesso, quando mi capita di guardare l'orologio e di accorgermi di essere in ritardo per la scuola materna, la comprendo. E' inutile, diventare genitori, ti fa smettere di essere figlio. 

Avere mia mamma tra i piedi a me tranquillizza. Perché molte cose, negli ultimi anni, le ho passate indenni grazie a lei. In primo luogo quel capovolgimento totale che è l'avere dei bambini. Con la nascita di Uno io sono un po' andata a pezzi. Lo sapevo, lo sentivo, ma non riuscivo perfettamente a raccontarlo. E dunque mi sono adagiata su di lei. Uscivo la mattina di casa e andavo da lei fino a sera. Mi faceva dormire, mi dava da mangiare. Sono cose semplici. Sì, cavolo! Sono cose da mamma. Semplici.

Ma oggi, il giorno del suo compleanno, con lei un po' offesa perché il tempo è un nemico inesorabile, vorrei usare questa pagina per darle il regalo che oggi non le ho fatto. 

Non ricordo precisamente l'anno. Io avevo circa 15-16 anni. Era luglio. Avevamo la Fiat Tipo grigia. Lei mi ha preso. Abbiamo caricato una valigia leggera. E siamo partite. Dove andiamo? Ci diciamo. In toscana. E dove se no. Dove madre e figlia in fuga a luglio possono andare? 
Ricordo ogni attimo di quei quattro giorni meravigliosi. Ricordo i ristoranti dove pranzavamo, sotto i pergolati, con i vigneti ai nostri piedi. Ricordo le colazioni con le torte. Ricordo che avevamo sempre il tettino della macchina aperto. Ricordo i vestiti, gli odori e la sensazione così decisa di non voler fermare la macchina, di continuare a viaggiare fino alla fine dell'Italia. Quello è stato  un passaggio, l'inizio di un riavvicinamento. Il momento perfetto di fusione di intenti e di sentimenti.

Come da manuale nei rapporti tra madre e figlia. Come abbiamo rimesso piede nella nostra brianza, non abbiamo mai riparlato di quel viaggio. Ne son successe di cose dopo. Tante, tantissime. Abbiamo di nuovo litigato, di nuovo ci siamo allontanate per poi ritrovarci. Ma quei quattro giorni sono spariti dai nostri discorsi, dalle nostre parole. 
Perché i figli, adesso lo so, sanno bene dove colpirti. E l'episodio dell'asilo è ancora lì, dentro di me. Ma basta che io apra quell'altra porta e noi siamo lì, io e lei. Felici. Sì, felici. Cavolo, non è sempre così semplice, vero mamma?
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