lunedì 31 gennaio 2011

SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Mettiamola così... io e K. usciamo da un paio di settimane un tantinello intense. Soprattutto per lui, lo ammetto, ma di conseguenza anche per me. Come ho già scritto da qualche parte, lui si occupa anche di politica e le sere di questi benedetti 15 giorni sono state dedicate quasi tutte alla causa.
Le varie vicissitudini della nostra politica italiana, che sembrano più che altro un film erotico-impegnato degli anni '70 e la grave tragedia che sta colpendo i paesi dell'Africa del Nord, mi fanno sorgere una domanda. Ma io cosa penso della Politica? E come la voglio raccontare ai miei figli?

Rappresentazione iconografica del cervello di K.
Ogni tanto K. quando è stanco e deluso della sua partecipazione attiva alla politica, mi dice che vorrebbe che andassimo a vivere nel posto più remoto del mondo (EH?? Io??) e che io sì che sono d'esempio ai nostri figli, perché è con fatti che si fa politica, portandoli al bio sotto casa, parlandogli di riciclo, andando a ritirare le verdure al GAS, organizzando merende a scuola, ecc...
Ecco, in questo frangente il mio ego di mamma si gonfia come una mongolfiera, ma poi penso che no. Non è vero, o meglio, è vero in parte. Perché la famiglia, per quanto ci giriamo in tondo, non è una democrazia, e i nostri figli fanno così perché noi abbiamo scelto per loro, diciamo che li stiamo portando per mano lungo un sentiero che noi abbiamo spianato. Non parlerei di politica.

Letture di K.
Penso che insegnare ai bambini che la politica sia una cosa sporca, che infetta e che fa marcire proprio non ce la posso fare, anche se il quotidiano porterebbe a questa facile visione delle cose. Penso che la politica sia metterci la faccia per un'ideale più grande e condiviso, facile agire solo nel proprio nido...
Penso anche che la politica debba essere pragmatica, ma non quel: "Oh signor K., ma ha visto la piazza?? Ma non si può fare qualcosa? Ma non fate niente??". Io a questo risponderei con: "Ma accidenti ma se è un mese che il signor K e i suoi scrivono articoli, fanno serate, chiedono firme... e allora!!! E allora!!! Ecco, sai cosa ti meriti, di scivolare anche tu su quella lastra di cemento gelata che vi ostinate a chiamare piazza!!! Chi hai votato eh? Dai, dimmelo!!" e invece lui risponde: "Eh sì, è da un po' che ci muoviamo per cercare di capire come affrontare........" ecc. ecc.
Ecco, fare politica vuol dire mediare pazientemente, andare avanti e poi, se qualcuno s'è perso per strada ritornare indietro e riparlare, altro che la sciarpa che sto facendo a lana... la politica è un lavoro di fine cesellatura.
La politica è anche osare incamminarsi su sentieri nuovi e non continuare a guardarsi le spalle, superare la guerra fredda degli anni '50 è lecito nel 2011, no?

Scrivania di K. - parte 1
La politica a casa mia toglie tempo a un papà. E questo spesso mi fa arrabbiare. E visto che è troppo difficile spiegare a dei bambini di 3 e 6 anni dov'è il papà, il papà nel loro immaginario è sempre in riunione. Ma riunione di cosa? Ma perché parla sempre? Ma perché sempre quando è buio?
Però. Quando siamo a tavola, la sera, e parliamo di quello che succede nel nostro piccolo paese o in quello grande, ogni tanto mi scappa un "bisogna fare qualcosa..." e K. mi guarda con gli occhi da cui passa un lampo che dice: "oh no, anche tu", ma se ne va subito e poi aggiunge: "cosa possiamo fare che non abbiamo ancora fatto? Dai, pensaci anche tu..." e il giro ricomincia. 

Scrivania di K. - parte 2
Forse l'esempio sarà la risposta alle domande che mi sono posta. Come racconto la politica ai miei figli? Raccontando quello che fa il loro papà. Semplicemente.

Alla fine della campagna elettorale, tre anni fa, l'ultima sera, stremati da un tour de force allucinante, attaccati da destra e sinistra senza sosta, la lista civica fece una festa nel centro della nostra città. K. prese il microfono per ringraziare e suo figlio maggiore, che come suo padre quando vede un microfono non capisce più niente, glielo soffiò in un volo annunciando che il giorno dopo saremmo andati tutti a Gardaland. Tutti, ma proprio tutti tutti. Aveva scambiato quelle persone che avevano condiviso un sogno politico in amici con cui andare nel posto per lui più bello al mondo. Forse anche questo scambio è fare politica.

venerdì 28 gennaio 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero LA GIUBIANA BRUCIA... ARRIVA LA PRIMAVERA!

Oggi gentile Homemademamma dedico il mio venerdì del libro alla primavera. Sì, lo so che è ancora lontana, ma quando i campi si lavoravano, si cominciava a fine gennaio a preparare il terreno.
Il libro è questo:

Guarda e coltiva di Tina Davis


E' un preziosissimo libro pieno di attività sul giardinaggio. Per bambini e non solo. E' in stile vintage, con delle tavole illustrate meravigliose, prese direttamente da vecchi manuali di giardinaggio degli anni quaranta-cinquanta. Tutte le attività proposte si possono fare tranquillamente anche in casa, perché per lo più sono operazioni sui vasi. E' una meraviglia agli occhi ed è stato pensato proprio chi non ha il pollice verde (IO!!!!) e per chi non ne sa nulla. Il primo capitolo è: Tutto sulle piante - Che cos'è una pianta? Seguito da cos'è una foglia, un radice, un fusto, ecc. Ma la cosa ancor più interessante è che le attività sono divise mese per mese per la durata dell'intero anno...






A proposito di arrivo di primavera, noi ieri sera siamo andati ad assistere al rogo della Giubiana. Si tiene l'ultimo giovedì di gennaio ed è un imperdibile appuntamento legato alle nostre tradizioni contadine.


E' forse l'unica ancora che ci tiene legati alla terra, è l'unico elemento irrazionale che gioca ancora un ruolo importante della nostra formazione di brianzoli concreti, pragmatici fino allo sfinimento. Tutti i bambini aspettano la Giubiana frementi, la storia della strega che vive nei boschi (ogni comune ha variato la storia della Giubiana a seconda delle proprie vicissitudini legate alla Storia con la S maiuscola...) e che mangia i bambini, che viene bruciata... Tutto questo ha il sapore delle storie dei fratelli Grimm, delle favole dove il male è il male e il bene è il bene. Che impaurisce ma non confonde, che ci concede di stare seduti dalla parte della ragione.



E' un rito pagano, che bello! Senza infingimenti, senza altri orpelli se non quello che è! Così palesemente arcaico, così legato a quello che eravamo. Fino a cinquant'anni fa, ogni cascina faceva la sua Giubiana con il fieno e gli stracci. Si faceva il falò, dopo aver mangiato il riso con la luganega (salsiccia) e ci si scaldava e si guardava come bruciava la cattiva stria... Bruciava così l'inverno buio, freddo, che ghiaccia la terra e la rende ruvida e dura e si ricominciava il lavoro nei campi...




Così noi ieri, intorno al fuoco, coi bambini che ballavano e buttavano le micette nel fuoco... E più passavano i minuti e più le persone intorno all'immenso rogo si stringevano intorno a quel maestoso fuoco per sentire il calore. 


Il fuoco si levava dritto come un bastone luminoso.
Buon auspicio per la primavera in arrivo...

giovedì 27 gennaio 2011

YIN vs YANG ovvero GIRONZOLANDO PER LA CITTA'

Eccomi Stima con un Yin-Yang a cui tengo molto: la disabilità e la città.
E' un vecchio scontro questo, purtroppo mai risolto. Noi però qui, nella nostra ridente cittadina abbiamo un eroe. Uno di quelli veri. Costretto sulla sedia a rotelle a causa di un incedente di lavoro, doveva scegliere se rintanarsi in casa, costruirsi il suo mondo in pochi metri quadri oppure uscire e lottare per il suo diritto a passeggiare, a spostarsi senza una macchina, ad andare a fare la spesa.
Ha scelto la seconda strada e ha dedicato il suo tempo a risolvere i problemi di tante persone, tanto da venire eletto consigliere comunale.
Lui fa così: passeggia con la sua sedia motorizzata per la città. E annota.
Se l'ennesimo centro commerciale in costruzione interrompe il marciapiede impedendo il passaggio, lui fotografa, denuncia.

Oggi: ingresso sistemato da una parte... 
... e dall'altra.
Ieri passando da lì, c'erano muratori, tecnici, dirigenti comunali che si grattavano la testa. E oggi tutto è sistemato, grazie a lui.
Ma non si limita ai marciapiedi. Entra nelle scuole, nelle biblioteche, e giudica. Grazie a lui le scuole hanno avuto dei miglioramenti e le strade hanno più marciapiedi.
Ha mutato un limite in un valore aggiunto. Ha beffato la cattiva sorte facendole una pernacchia e diventando un esempio per molti.
Gli eroi sommersi hanno la sua faccia e la sua passione.


GIORNATA DELLA MEMORIA


Ingresso scuola materna
Ieri sera ho visto Paolini su La7, narrava del "trattamento" operato nei confronti dei malati mentali e dei disabili durante il periodo 1939-1941 in Germania e delle responsabilità di psichiatri e medici di base. Non aggiungo altro, questo è un terreno dove le parole risuonano retoriche...

mercoledì 26 gennaio 2011

COME FARE LA PASTA DI MAIS ovvero OMMAMMA MI SI E' SPETTINATO IL BLOG

Questo post è molto dedicato. A una mia amica, grande amica, che mi chiede come faccio coi tre figli, il blog, la casa (è che non la vede da un po' la mia casa...), mentre lei che ha due splendide bambine affanna. Questa cosa mi ha fatto molto riflettere. Intanto affanno anch'io. Anzi, se uno dovesse chiedermi il mio stato d'animo attuale, non esiterei: affannato e aggiungerei un perennemente.E poi: ma il blog rispecchia il mio stile di vita? No. Non credo.

Foto abbastanza decente... Gnomo Tre dormiva.
Mi piace dare degli spunti a questo tre piccoletti che girano per casa e dunque, per esempio, un pomeriggio di pioggia dico loro: ehi, facciamo noi il pongo? SIIII urlano sottovoce i primi due, visto che il terzo dorme e se si sveglia è finita la festa.
E allora prendiamo gli ingredienti:
  • una tazza di maizena
  • una tazza di colla vinilica
  • 4 cucchiai di olio di vasellina
  • qualche goccia di olio essenziale per profumare
E cominciamo con il sottofondo sonoro: epperò anch'io volevo mettere la colla, mammaaaa è caduto l'olio sul tavolo, posso mettere dentro il naso?, mi scappa la pipì, prima io!, adesso la rovesciamo sul tavolo, mamma mi sembra che Gnomo Tre è sveglio, piange...

Gnomo Tre in braccio, tentativo fallito di fare una foto,
la maizena prende piede in cucina.
Non mi perdo d'animo e continuiamo. Fatte le palline, le coloriamo con la cannella, la curcuma e alla fine decidono di provare col caffè. E anch'io ne avrei bisogno...




Le foto che qui vedete sono state fatte mentre avevo in braccio 10 kg di bambino che protestava, dicendomi che quella a lui non sembrava un'attività adatta a un bambino di 10 mesi, ma che avrebbe voluto lo stesso mettersi in testa tutta quella cosa bianca...
Dopo il caffè ho un buco nero, non ricordo più nulla, ho semplicemente rimosso e alla fine il risultato è stato questo.

La ricetta è ottima, viene una pasta bellissima, ma non coloratela col caffè...

Non amo i blog patinati. Non li amo a causa di un mio difetto, lo ammetto. Non riuscirò mai ad avere una casa così ordinata, dei bambini così pacifici e collaborativi, un programma di lavoro così efficiente. E l'idea che il mio blog potesse fare apparire una cosa così, proprio non mi andava.
E sia chiaro che quei blog lì, non li amo ma li stimo e spesso quando riordino, mi vengono in mente, mi applico, poi tornano i bambini da scuola e mi rincasino...
Le foto selezionate a commento dei blog sono le più carine, col tavolo bello riordinato, i bambini senza macchie di marmellata sui vestiti, che non si urlano addosso, e la mamma traspare come un essere sorridente e paziente che aiuta e indirizza.
Beh, no. Almeno qui, da noi il quadretto non è così idilliaco... prendiamo questo momento, mentre scrivo: ore 9.32. Gnomo Tre in braccio: ha fame sete sonno,  insomma ha voglia di mamma, ma io ho solo questo momento oggi. Un post che parla di caos scritto nel caos. E non posso pensare che l'incoerenza sia un mio difetto...
D'ora in poi una foto sbilenca la caccio dentro, giusto per ricordare a me stessa e a chi passa di qua come vanno le cose nei miei paraggi.


martedì 25 gennaio 2011

SFUOCARE SFUMARE EVAPORARE






Grazie Piccolalory per la bella idea, mi è piaciuto tanto fare questo viaggio. L'ultimo post sui diritti dei bambini lo lascio alle immagini di Gnomo Uno, fotografato da un amico che sa fotografare, al contrario di me e che ringrazio molto. 
Mettere fuori fuoco. Questo anche mi ha fatto venire in mente il termine sfumare. Provare a incasinare, a rovesciare le certezze, per inventarsene di nuove. Ogni tanto tolgo gli occhiali e mi gusto questo mondo senza contorni. 

lunedì 24 gennaio 2011

PUBBLICA MENTE ovvero PICCOLO E' BELLO

Gentile Stima, un momento light per me è un momento che ti senti addosso, che ti invade completamente.
A me è capitato venerdì pomeriggio, alle 14.30, se devo essere precisa. E' quell'ora in cui nei paesi come il mio il traffico si acquieta, perché tutti sono tornati al lavoro dopo la paura del pranzo, è l'ora in cui i bambini piccoli dormono.
C'è un vantaggio nel frequentare la scuola con la settimana lunga e cioè che spesso noi siamo in giro quando la maggior parte dei bambini è a scuola. E non vuol essere snobbismo o altro, ma solo avere la possibilità di andare in molti posti belli e godersi la nostra solitudine.

Siamo andati in biblioteca. Noi viviamo in una cittadina di circa 40.000 abitanti, ma andiamo nelle biblioteche dei comuni vicini, molto più piccoli. Sono posti meravigliosi, molto curati nei particolari che fanno la differenza, perché anche una biblioteca può essere un posto caotico e ostile. Quella dove siamo andati venerdì  ha un grande parco dove giocare e fare merenda, l'altalena, i dondoli e due custodi: un enorme cedro del Libano...


... e la fontanella rotante.





Sedersi, leggere, prendere, impilare e sfogliare. Urlare in silenzio "Ce l'amo anche noi!".
E poi fare questa cosa inconsueta: prendere delle cose senza pagarle per poi riportarle. Gnomo Due non ha ancora ben capito e continua a dire che andiamo in libreria a comprare dei libri senza pagarli...



La biblioteca cambia il ritmo interno, si esce raggianti e sereni.
I bambini si scambiavano delle battute sulle proprie scelte e poi tacevano. Rimane anche un po' attaccato alla pelle quel silenzio. E così durante il ritorno, in macchina, col sole che tagliava i loro volti, guardavano fuori dal finestrino, assorti.
E infine rientrare a casa, fare una merenda veloce, impilare di nuovo i libri per terra davanti al divano e finalmente leggerli tutti insieme, fino a quando non arriva il papà.


Io mi rassereno. Sono soddisfatta della giornata ed è un sentimento che mi appaga e che, mi rendo conto, non sempre è presente in me, o forse lo è ed io non ho nemmeno il tempo per notarlo. Così, ogni tanto, riannodo in un unico gomitolo i fili dei miei quattro uomini col mio e sto bene.

venerdì 21 gennaio 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO

Anche Mamma in Verde partecipa a I Venerdì del libro di Home Made Mamma

Pomeriggio di uno scrittore di Peter Handke
Da qualche parte ho letto che Daniel Pennac si lamentava del fatto che leggesse tantissimi libri e che poi, dopo pochi mesi, se li dimenticasse. Io, purtroppo, soffro della stessa malattia, e vi assicuro che è frustrante.  E' doppiamente frustrante se vivete con uno che vi cita a memoria interi brani, vi elenca in ordine alfabetico i suoi compagni delle elementari e si ricorda tutte le date delle guerre puniche. Questa rubrica mi permette di riprendere i libri della mia formazione e riprendendoli capita, come in questo caso, di rileggerli e di notare che tutte le sottolineature che avevo fatto a 15 anni, in parte le manterrei e in parte no. Sottolineerei altre frasi. Questa osservazione mi fa pensare che i bei libri bisognerebbe rileggerli almeno ogni dieci anni e che la stessa storia ti può raccontare mille cose diverse a secondo del momento in cui la si legge e questo è proprio il bello della letteratura.
Detto questo, la trama del libro è tutta nel titolo. Poche ore seguendo uno scrittore inquieto, i suoi pellegrinaggi per la città, le persone che incontra, i pensieri sul suo lavoro. E' un libro che si inizia e si finisce in un fiato.
Riposare soltanto, infine. La pace c'era. Lo scrittore pensò al giorno seguente e si ripromise, la mattina prima di mettersi al lavoro, di passeggiare su e giù per il giardino finché le sue orme nella neve fossero diventate così fitte da simulare il passaggio di un'intera carovana, e finché non avesse assistito al volo di un uccello. (...) E poi ripensò al pomeriggio trascorso e tentò di richiamarsene alla mente una parte. Ciò che ricordava erano soltanto i rami oscillanti nella fessura tra le tende della bettola e il cane, che mostrando i denti come un pugile la sua spugnetta, girava lì davanti. Si stupì di sé: quasi il trasalimento, da tempo dimenticato.

Handke è uno scrittore austriaco che amo molto, ha una scrittura un po' difficile, densa, piena. E' stato lo sceneggiatore del mio Film di Formazione: Il cielo sopra Berlino di W. Wenders.
L'avete visto? Vi ricordate la poesia "Quando il bambino era bambino..."?




Con questo inno tra le orecchie vi auguro un sereno fine settimana...

giovedì 20 gennaio 2011

YIN vs YANG ovvero SHARE ONE DAY

E' il secondo giovedì che mi ritrovo a incrociare due rubriche, quella di Stima e oggi quella di Mens Sana che mi invita a parlare del viaggio o di un viaggio.

Per me l'idea di viaggio è già di per sè un contrasto, perché spesso ciondolo tra la voglia di andare e la paura di andare. La mia idea di viaggio si è riscritta nell'agosto del 1997 quando per la prima volta ho attraversato l'Atlantico per andare in Messico.
Non ho foto di quel viaggio, perché verso la fine, ci hanno rubato la macchina fotografica e anche questo è un yin-yang liberatorio. Finalmente un viaggio senza l'ossessione dell'immagine da lasciare ai posteri, solo immagini stampate dentro di noi.

Tra San Cristobal e il Guatemala là eravamo...
Ehi, non pensate a Cancun, la storia è più complessa ma la faccio breve.
K. si occupa di diritti umani e così decidemmo di passare 15 giorni in una comunità indigena sulle montagne di San Cristobal. L'esercito voleva sbarazzarsi di questi contadini che non volevano staccarsi dalla loro terra e il fatto che ci fossero degli osservatori internazionali salvava la comunità dalle rappresaglie.
Io morivo di paura. Veramente. Volevo accompagnare K. che non ne poteva più di andare nelle scuole a parlare di diritti senza conoscere direttamente nessuna violazione di tali diritti e così andammo.

San Cristobal
Con un pulmino sgangherato alle prime luci dell'alba per evitare i controlli dell'esercito raggiungemmo la comunità. O meglio, l'accampamento dedicato agli 'ospiti', di fronte all''ospedale'.
Noi dovevamo solo stare lì, fare presenza come si dice. La notte dormivamo in una casetta di legno, sulle assi e avvolta nel cellofan per non far entrare i topini di campagna. Ci avevano consigliato di portare della frutta secca e il topino ci disse grazie. La nostra razione di cibo era l'equivalente di quella che mangiavano i nostri ospiti e dunque mangiavamo una volta al giorno del riso cotto sul fuoco.
La mattina dei bambini ci portavano le tortillas calde, fatte dalle loro mamme.
Potrei raccontarvi mille cose di quei giorni, le storie che uscivano dall'ospedale, le storie delle feste, le giocate a basket, i bambini che venivano guardavano e andavano, gli spari intimidatori verso sera. Ma voglio concentrarmi sull'idea di viaggio.
Una sera un uomo, incuriosito, ci chiese del nostro paese. E ci chiese quanti giorni di cammino distava. Noi imbarazzati tentavamo di spiegare e ci sentivamo ridicoli. Noi ridicoli, non quell'uomo segnato che avrà avuto 45 anni e ne dimostrava 70. 

Marimba: lo strumento delle feste
Da allora, la nostra idea di viaggio è cambiata molto. Non occorre andare in situazioni pericolose e al limite per sentirsi viaggiatori, ma non aver paura di camminare tra le strade di questo mondo, questo sì che fa il vero viaggiatore. Fino a quando i bambini non sono arrivati abbiamo preso lo zaino, preso l'aereo e una volta atterrati abbiamo cominciato a scrivere la nostra storia.
Io ho paura della mia ombra e sentivo addosso quel proverbio antico: partire è un po' morire. Ma la cosa strana è che lo sentivo all'andata e lo sentivo al ritorno.

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mercoledì 19 gennaio 2011

SILENZIO ovvero IL DIRITTO DEI BAMBINI AD ASCOLTARLO

Eccomi Piccolalory. Non potevo mancare e dunque arrivo con un po' di ritardo (siamo al secondo giro di influenza!!).

"Mamma perché non parli? Perché stai zitta? Sei arrabbiata con noi?".
Il silenzio a casa mia è una variante che non contempliamo molto spesso. Tre sono le eccezioni: lettura di libri, ascolto di musica e mamma arrabbiata... e comunque non è poco.
Un po', al momento abitiamo su questa simpatica strada:

Dal balcone...

Quindi: se vogliamo parlarci, ascoltarci o leggere, dobbiamo tenere chiuse le finestre. Quando passa un camion o un autobus, non vi dico... la vetrina in sala trema.
Questa cosa fa molto soffrire K. abituato in un quartiere più tranquillo. Perché la questione è anche questa, se tu il silenzio non ce l'hai a portata di mano, non lo puoi apprezzare, perché semplicemente non sai cos'è... e così un po' i miei gnomi.
Per fortuna tra pochi mesi andremo a vivere qui:

Prato davanti a casa...
E qui si sente il silenzio, eccome.
Questo è il nostro grande passo. Il rumore più forte è quello del campanile della chiesa dall'altra parte della strada. Di domenica ci "disturbano" i piccoli aerei che trasportano gli alianti. E i cavalli in pensione nella casa più avanti. Questo per noi è un sogno che si avvera, comandato anche dal desiderio di silenzio.
Ma naturalmente i più eccitati sono i bambini, tanto che Gnomo Uno a Babbo Natale quest'anno ha chiesto un microfono direzionale. Eh??? Sì, questo:

Microfono direzionale
Questo strumento (potentissimo!! in casa non si può usare se no diventi sordo) serve per ascoltare il silenzio. Potenzia i suoni in modo da poter ascoltare i versi degli animali.
Ora, qui in città più che animali sente tutte le chiacchiere dei pedoni, i motorini che sfrecciano come razzi e i rumori del cantiere affianco (oh, forse qualche verso di topo l'avrà sentito...).
I pochi giorni in cui non è stato malato, al mare, andava in girò con queste cuffie in testa... e in effetti forse non cercava rumori, ma cercava silenzio...

lunedì 17 gennaio 2011

GNOMO DUE ovvero ESSERE SECONDI O PEGGIO: MEZZANI...

Un lunedì ricordando un momento molto light, idea di Stima di Danno.
Non vi ho ancora raccontato bene del mio capodanno, perché ancora mi devo riprendere. L'abbiamo passato al mare, questo sì, ma il 31 avevo Gnomo Uno con quasi quaranta di febbre che pensava di essere su Marte, Gnomo Tre che (per fortuna) alle 20 dormiva e K. collassato sul divano alle 21!
Dunque io e Gnomo Due ci siamo guardati negli occhi e ci siamo fatti una tisana.


Accompagnata da dei biscotti. Io e lui, in attesa dei fuochi d'artificio.
E' stato un momento assaporato, col mio bambino di cristallo, sempre vibrante, con gli occhi puntati su tutto, con mille domande. Nel privato canta, balla e si scatena, costruisce, sempre in moto... nel pubblico si nasconde, mi prende la mano, cerca sempre il mio sguardo. Se lo riprendo in tono più duro scoppia a piangere, realmente ferito, deluso per il fatto di essere delusa...
E poi ha quegli occhi grandi, che s'ingrandiscono...


Non è facile essere il fratello di mezzo, per niente.
Un fratello davanti che fa tutto quello che desideri: andare dagli amici, avere una cartella e dei quaderni, andare a basket, in bici senza rotelle. E uno dietro, sempre in braccio, che occupa i pensieri di mamma e papà in modo diverso, che non è abbastanza grande per giocarci insieme.
Un giorno parlando con un'amica, mi ha detto una frase che mi ha aperto gli occhi. Dai secondi figli spesso ci si atteggia come con i primi e si pretende un'uguale risposta.
A volte è proprio vero, a volte mi ripeto che ha tre anni e che deve sbagliare, incasinarsi, fare i capricci... è un suo diritto. 
E' difficile mettere i panni di una mamma di un bambino di sei, poi smetterli e mettere quelli di una mamma di un bambino di tre, ma è la strada giusta. Gran lavoro, come sempre.
E poi vogliamo parlare dei tre anni? Piccoli uomini, piccole donne. Grandi discorsi: "Mamma, tu tei una mamma, ma tei anche una femmina. Quando noi tiamo grandi, poi tiamo tutti macchi..." e mi guarda con quegli occhi di cui sopra che mi dicono... hai capito no? Io di più non riesco a dire...
Cavoli se ho capito...

venerdì 14 gennaio 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO

MammainVerde partecipa ai Venerdì del Libro di Homemademamma.

Una goccia di splendore di F. De André


E' uno di quei libroni grandi grandi. Pesanti. Nel senso del peso fisico, ma leggero e piacevole come una goccia di pioggia che cammina su una finestra. E' un libro narrato in prima persona da De André e ripropone la sua vita, le sue foto, i suoi appunti, i manoscritti dei testi più famosi. Insomma chi ama De André lo deve avere. Verso la fine del libro c'è un capitolo intitolato: Parole cangianti. Sono dei pensieri sparsi. Ve ne scrivo qualcuno. I miei preferiti. 

  • Le vere domande e le vere risposte non sono fatte di parole: sono fatte di azioni, di gesti, di atti, di opere in cui possono anche essere compresse le parole.
  • Ho una certa reticenza nell'identificarmi con chi vince.
  • La fatica di guardarsi allo specchio è quella di dover corrispondere al ricordo migliore.
  • La solitudine (...) non esiste: nel senso che la solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia.
  • Ricordare è tornare in noi stessi, riportarsi al centro del cuore: dunque conoscersi.


E poi la dichiarazione d'amore più intensa che io abbia mai letto:
E' anche una donna (Dori Ghezzi) di cui rispetto e che rispetta il comune desiderio di estraniazione e che mai mi verrebbe a parlare del mare mentre io sto pensando alle nuvole. La curiosità nei confronti del prossimo è una profondissima prova d'amore. Se non fossi ancora curioso di mia moglie, probabilmente non l'amerei come l'amo.

ANIME SALVE


- ANIME SALVE -

"Dunque anime salve sono i solitari, i diversi, quelli che stanno ai margini, perché ce li ha cacciati il sistema o perché l'hanno scelto loro. Salvi perché soli, perché liberi, perché lontani da questa civiltà da basso impero dove i bambini vengono stuprati e gli adulti si arrabbiano solo quando gli rubi l'argenteria di casa".
F. De André

giovedì 13 gennaio 2011

YIN vs YANG ovvero UNA STAGIONE L'INVERNO

Questa volta due rubriche in una. Gli opposti di Stima e le immagini di Kosenfuru mama.

Il mare. D'inverno.
Per molto tempo sono stata come i bambini. Il mare? Cosa serve d'inverno, non ci posso fare il bagno.
Dalla mia collina prealpina, scendevo per andare al mare solo d'estate e complice l'asma, me ne stavo tre mesi in giro per l'Italia, coi nonni.
Poi, arrivati i bambini ho scoperto il mare d'inverno.
E ora mi dico: il mare? Cosa serve d'estate, con tutto quel casino.

Vacanze di Natale. Passeggiata lungomare.
Noi abbiamo una fortuna. Andare al mare qui. E quando il sole esce... non ce n'è per nessuno e mi accorgo di amare questa scalcagnata Italia come non mai...

Una stagione: l'inverno.





UN BEL GORILLA IN GIRO PER L'ITALIA ovvero LA SOLUZIONE...


- IL GORILLA - 

mercoledì 12 gennaio 2011

SULLA TELEVISIONE ovvero IL CAMBIO DI REGOLE

Ohhhh.... apriamo il dibattito sull'annoso problema. E la televisione? Come la gestite? La gestite? O giace in cantina? I vostri figli sono come Gnomo Uno che pare in trance quando la guarda e nemmeno Spiderman in persona potrebbe distogliergli lo sguardo? O come Gnomo Due che dopo un minuto e mezzo è già in giro a cercare qualcosa da fare (homo faber)?
Dunque. Come ci poniamo noi?
Negarla no. Non posso. E' stato oggetto dei miei studi, sono montatrice part-time, ho fatto un paio di documentari, ho lavorato gratis a Vivere (sì sì lo so si dice stage alla francese....). Sarebbe stato troppo ipocrita e poi io la vedo (Mad Men, Despered vien da sè, Scrubs, Flashforward, e altri capolavori seriali).
Dunque, ribadisco.
Come ci poniamo?

Spongebob: insostituibile...
La vediamo dopo le 18. Diciamo in quell'ora infernale in cui si scatenano le ire più oscene di Gnomo Tre (piagnisteo del tipo: mamma ho fame, però ho anche sonno, però voglio anche giocare, però in braccio, anzi no in piedi, però ho sete, ma col bibe....ecc ecc) e contemporaneamente devo preparare una cena per gli altri tre. E cosa vediamo: Spongebob. Tutte le sere. Piove, nevica, c'è il sole, danno sul canale dopo "il meglio dei cartoni del secolo!", noi no! Spongebob. Chiedetemi qualcosa su di lui e vi risponderò.


E infine c'è il sabato sera. Cinema in casa. Cartone lungo! (Gnomo Due tutti i giorni: " Mamma è oggi il giorno del cartone lungo?"). A volte pop-corn e lungometraggio (Miyazaki vince da un mese a questa parte con Totoro, Ponyo, se no prima di lui Nightmare Before Christmas di T.Burton a ripetizione infinita tutti i sabati sera dell'ultimo anno!!!).

Questo è quanto. Pubblicità annullata perché gli Spongi sono registrati. Fine. Fine nel senso che io e K. non guardiamo più telegiornali né altro che ci interessa in presenza loro. Loro sanno che noi ogni tanto guardiamo qualcosa, ma è molto raro. 

Fin qui tutto bene, direte voi. E invece no. Non demonizzo il mezzo, va conosciuto e occorre aiutare i bambini a guardarlo, come d'altro canto il computer o la wii. Però l'eccesso mi va stretto e soprattutto la dipendenza, questa mi dà proprio noia. In estate il problema è risolto, gli gnomi non sono mai in casa e la tv non la accendiamo, ma d'inverno....
E così domenica ho indetto un'assemblea gnomesca. 
Ordine del Giorno: cambio regole televisive. Il mezzo verrà acceso un giorno sì e uno no. Da domani.
Silenzio.
Capito?
Sì mamma.
Ehi, non urlavano strappandosi i capelli e buttandosi per terra come quando vogliono vedere un altro Spongi.
Ieri sera abbiamo: costruito un po' con i lego, giocato a Labirinto, letto 4-5 libri. Mai nominata la suddetta tv, nemmeno nominato il loro faro Spongebob. Stasera alle 18.30 accesa. Ma senza le vene pulsanti da disintossicazione obbligata, la bava alla bocca e la mano tremante, tranquillamente.
Di nuovo i bambini mi sorprendono. Non so chi abbia detto: poche regole e chiare. Ma è un genio. Spesso il cambio regole è più pauroso per noi che per loro e questa è stata una scoperta veramente rivoluzionaria...


IO AMO GENOVA

E' la città dei miei vent'anni. Delle sere a recitare nelle piazze con i miei amici. Del vento profumato di mare. Della friggitoria più buona del mondo. Della sopraelevata più brutta del mondo. Di De André.


martedì 11 gennaio 2011

IL SELVAGGIO DIRITTO DEL SELVAGGIO ovvero WILD CHILDREN

Partecipo all'iniziativa sui Diritti dei Bambini di Piccolalory.

Ho già avuto modo qui di scrivere sulla piega che ha preso la mia casa. Piega nel senso che ormai è piegata al volere di tre piccoli esseri che vivono qui con noi. Selvaggiamente.
E a ben pensarci i bambini vivono wild, perché lo sono nell'animo.

Quando mangiano.



Quando si ammalano.




Quando giocano.




Selvaggiamente vivono e crescono. Poca testa e tanto corpo!


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