venerdì 31 dicembre 2010

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero LA PASTINA

Anche Mamma in Verde partecipa a I Venerdì del libro di Home Made Mamma

L'uovo alla kok di Aldo Buzzi
Sì, lo so che non ne potete più di cibo, ed è anche l'ultimo dell'anno... Amo i libri di cucina, di qualunque misura, peso e altezza. Questo libro è una chicca, divertente, "colloquiale" e con ottime ricette. Sarà che il mio prof mi diceva di comprare Adelphi che si cascava sempre in piedi. Sarà che Buzzi e di Como e quindi mi fa un po' casa. Sarà, ma questo piccolo libro vi stupirà, ben prima del famoso Allan Bay, Buzzi ha ricondotto la cucina alla quotidiana filosofia di vita. E vi scrivo pure una ricetta tratta dal libruncolo, sperando che durante queste feste nessuno di voi possa assaggiarla (e comunque so che almeno una volta nella vita l'avete assaggiata!). 
 Buon anno!!!!!!



Pastina in brodo della pensione
(...) Portare a ebollizione il brodo (lungo ma grasso) in una pentola di alluminio non perfettamente pulita. Gettate la pastina (stelline). Chiamare un'amica al telefono e stare al telefono il doppio del tempo necessario alla normale cottura della pastina. Spegnere il gas e quando la minestra è quasi fredda portarla in tavola e servirla nelle fondine gelate augurando buon appetito. "Grazie altrettanto".

PS: Da quando l'ho letto le stelline sono bandite da casa mia! 

giovedì 30 dicembre 2010

MA NON SI DOVEVA RIPOSARE?! ovvero YIN VS YANG

Questo blog partecipa alla rubrica del giovedì di Stima di Danno.


Oggi la vita è generosa con me, è tempo di saldi: due Yin Yang nello stesso giorno. Che fortunella!!

NUMERO UNO: Perché sono in vacanza eppure lavoro più di prima? Non si deve leggere, giocare tranquillamente, bere la tisana durante le vacanze di Natale? Perché non faccio altro che pulire nasi, fare pappe, sbrigliare litigi, cambiare patelli, misurare febbri, fare aerosol?

NUMERO DUE: Gnomo Tre vs l'albero di Natale.


Com'era Gnomo Uno - Sette mesi. Mamma: "Gnomo Uno non toccare le palline dell'albero." Gnomo Uno si fermava e perché non riusciva, se no le avrebbe ridisposte tutte secondo un ordine cromatico simmetrico.
Com'era Gnomo Due - Sedici mesi. Mamma: "Gnomo Due non toccare le palline dell'albero!!!!" Gnomo Due continua. Per tre volte, poi, di nuovo esortato con fare minaccioso si ferma e piange. Vede il lego e se ne va.
Com'è Gnomo Tre - Nove mesi. Mamma: "GNOMO TRE NOOOO!!! TI HO DETTO DI NON TOCCAREEE!!". Gnomo Tre ride. E si lancia a tuffo carpiato sotto l'albero cercando di sradicarlo e contemporaneamente di ingoiare più palline possibili. Insisto: "TI HO DETTO DI NOOOO!". Piangiucchia. Prende la lampada e la butta addosso all'albero di Natale. Mi guarda. In effetti l'albero non l'ha toccato...
Non è vita.... :)

martedì 28 dicembre 2010

AI BAMBINI CHE SPERANO CHE IL LORO INIZIO SIA SOLO UN BRUTTO SOGNO...

Anche io partecipo all'iniziativa di Piccola Lory.

Ho riflettuto molto prima di scrivere oggi. Un po' perché questo blog vuole essere un inno al mangiare sano, respirare sano, bere pulito. Passo buona parte della mia vita a interrogarmi su tutto e a volte non mi sopporto, ma è più forte di me.
Molto spesso mi dico anche che io posso scegliere. Andare in montagna più spesso, comprare casa vicino al bosco, spendere il doppio di una normale famiglia per l'alimentazione bio.
E siccome sono una dai sensi di colpa facili, come ho già raccontato, non mi tiro indietro nemmeno in questo caso.


Nell'estate del 1998 io e K. siamo stati in Perù, a Lima. Lavoravamo per un'associazione che aveva una sua sede lì. Una mattina siamo entrati in uno dei quartieri più poveri. Intorno a Lima ci sono queste colline fatte di baracche e fango, quando piove viene giù tutto e anche se c'è sole si fatica a camminare.
Ho nella mia testa ogni passo che ho percorso, ma soprattutto ho in mente un bambino. Aveva due-tre anni, più piccolo di statura dei suoi coetanei. Era tutto graffiato in volto e una benda gli ricopriva un occhio. Parlava veloce e non lo capivamo. Gli altri bambini ci chiedevano soldi, lui ci indicava qualcosa. Ci facemmo tradurre, voleva farci vedere dove era scivolato. In realtà a me pareva ci indicasse il suo mondo: eccolo, io abito qui, questo fango è la mia casa. Non c'era dolore e nemmeno rassegnazione. Era un bimbo piccolissimo che ci rendeva partecipi della sua vita.
Quel bambino è in me, come i miei figli. Il suo inizio è stata una caduta e io spesso lo penso rialzato.

lunedì 27 dicembre 2010

I WILL SURVIVE ovvero SERATA LIGHT...

Rubrica light lanciata da Un non.blog con il minimo sforzo.

Ce la posso fare. Ce la posso fare...
Il mio mantra è terminato. Pace dopo la tempesta in questo primo pomeriggio.
La notte di Natale ci è rimasta un po' appiccicata addosso nel dolore alle orecchie del mio coraggioso Gnomo Due. Coraggioso due volte, di nome e di fatto, perché ha abbandonato il ciuccio, lasciandolo a Babbo Natale che ne farà buon uso per i bambini piccoli che lo vorranno.
E Natale ha anche aggredito Gnomo Tre, al quale i numeri superiore al cinque non piacciono e dunque con la casa invasa ha protestato. Meglio che mi faccia venire un mega raffreddore con tosse, se no i miei mi dimenticano sotto l'albero, si sarà detto.

Foto angolata dalla posizione stravaccamento sul divano.
Ma poi Natale passa e arriva il 26. E tutto ricomincia a muoversi lentamente. Gli gnometti piccoli dormono e noi tre ci gustiamo un dvd: Il mio vicino Totoro. Davanti alla tv il regalo portato da Babbo, per saltare, così vediamo se il mio letto si può riposare. Anche per lui un momento light....

venerdì 24 dicembre 2010

BLUE CHRISTMAS

Avevo fatto tutti i miei progetti da blogger. Oggi parlo dello spettacolo di Paolo Poli e domani faccio gli auguri a tutti...
Poi è sopraggiunta una pioggia. Fredda come quella che picchietta nel lucernario sopra la mia testa.
Una cara amica ha perso il posto di lavoro. Oggi, proprio oggi. 23 dicembre 2010.
Non ha marito. Ha due figli. Abita qui, a un braccio da me.
Non so. Ho dei pensieri da bambina imbrigliati nel mio cervello, che non se ne vanno con l'età. E pensare ad un licenziamento così, due giorni prima di Natale, proprio non ce la faccio.
Racconto ai miei figli tutti i giorni di un mondo dorato e accogliente. Ed è proprio una bugia. Dovrei cominciare a caricare le loro spallucce da gnometti? Dovrei cominciare a rinforzare le loro ossa? Dovrei cominciare a dire loro che un po' fa paura anche a me questo mondo qui?
Ho incrociato persone in questi ultimi mesi che sopravvivono alle proprie storie e fanno tanta fatica. E io vorrei aiutarle, ma non so da dove cominciare. Non lo so davvero.
Volevo arrivare da voi felice, con in mano questa immagine, trovata sulla mia macchina l'altro giorno:


Mi ritrovo invece con un ricordo vago di una poesia studiata decenni fa. La cerco e la trovo. E questa vi regalo:
NATALE
Napoli il 26 dicembre 1916
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui 
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto 
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

G. Ungaretti

Regalo a tutti voi l'auspicio di un anno in cui non si possa sentire altro che "caldo buono".
Buon Natale.


martedì 21 dicembre 2010

SULLE MANI ovvero IL DIRITTO DEI BAMBINI AD USARLE

Mamma in Verde partecipa alla rubrica sui Diritti dei Bambini in Giorno per Giorno.

Quando si parla di mani a me ne vengono in mente solo due. Quelle di mio papà.

Mani di papà...
Sono cresciuta con un papà con le mani più o meno a metà. Le sue mani hanno sempre destato interesse, pur in una terra dove quelli della sua età con tutte le dita delle mani sono pochi. Ho spesso usato le sue mani come paragone, come grande metafora. Sono mani che hanno cominciato a lavorare a 13 anni e ancora sono lì che lavorano. Sono mani che hanno lasciato pezzi, si sono distrutte di lavoro. Sono mani che raccontano delle storie, anche brutte, di giovani uomini che lavoravano il legno e che un tempo perdevano le dita. Oggi per fortuna il rischio è minore, ciò non toglie che le mani di mio papà hanno una loro bellezza arcaica. Trasudano legno. Per me sono le mani vere, le mie sono fasulle, quelle degli impiegati anche, quelle del mio K. che prendo sempre in giro perché appena prende in mano un "attrezzo" che non sia il mouse, si distruggono. Per me, quelle di mio papà sono quelle che accolgono il mondo.

Gnomo Due: Mani che impastano
A nessuno naturalmente auguro di perdere dita! Ma di farsi ispessire le mani sì!! E questo auguro ai miei gnomi...
Quando leggo il diritto ad usare le mani, sarà che ho solo gnomi maschi, ma mi viene in mente l'alzare le mani.

Gnomo Uno: Mani che si sporcano
Mentre pensavo a questo post mi dicevo che anche quello è un usare le mani, di certo non dei più positivi, ma è un modo importante per usarle. Gnomo Uno ha fatto Judo a quattro anni, perché temeva l'incontro-scontro fisico con i suoi amici. Il Judo con le sue regole, l'ha sbloccato, ha cominciato ad alzare le mani, a toccare senza timore le persone.

Gnomi: mani che dipingono
E da lì alla lotta libera a tre (lui, Gnomo Due e papà K.) il passo è stato breve e liberatorio. Ogni sera mezz'ora di Assaltone, fisicità allo stato puro.
Perché a me sembra che ai bambini oggi manchi anche questo: il contatto fisico l'uno dell'altro, che inizia proprio dalle mani. Mancano i giochi di contatto, mancano i gruppi di bambini con cui giocare e se non incanalata poi questa esigenza o sfocia nella paura (come nel caso di Gnono Uno) e nella mancanza di controllo (bambini che picchiano senza sosta).

Mani da dipingere

Mani che ci parlano
Coltivare la manualità, per "ispessire" le mani e i pensieri. Coltivare la fisicità per affrontare il mondo e gli altri con cuor di leone (quante volte avrei voluto abbracciare e non l'ho fatto per codardia!).

Gnomo Tre: Piccole mani crescono
Appoggiare le mani sul mondo per ricominciare a vivere dalla terra: sporcarle, farsi le unghie nere, farle diventare rosse per il freddo (hanno ragione, coi guanti tante cose non si riescono a fare!), usarle per cadere.
Un giorno un ortopedico mi ha detto che i bambini non sanno più cadere, come cadono si rompono perché non sono caduti abbastanza nella loro vita e le mani non sanno come metterle. E questo fa pensare...

Mani per amare


lunedì 20 dicembre 2010

SE QUESTO NON E' LIGHT....

Colgo la rubrica lanciata da Un non.blog con il minimo sforzo e posto...

E' sabato sera... siamo tutti e cinque stanchi dopo una giornata di feste natalizie, quella della scuola materna, quella del basket....
Torniamo silenziosamente a casa. Fuori è buio e molto freddo. Ho in braccio Gnomo Tre, avvolto da una coperta, semi-addormentato.
Gnomo Due si avvicina e mi dice sottovoce: "Mamma, Gnomo Tre sembra proprio Gesù Bambino!".
Il mio cuore s'illumina.
Questo è il mio Natale.

Il nostro Gesù Bambino in attesa di nascere.

Anch'io colgo l'occasione per ringraziare Eri di questo bel premio:


E questo è ciò che occorre fare:
1) Ringraziare coloro che ci hanno premiato
2) Scrivere un post per il premio  
3) Passarlo a 12 blog che riteniamo meritevoli  
4) Inserire il collegamento di ciascuno dei blog che abbiamo scelto  
5) Dirlo ai premiati 

Grazie!



I TESORI DELLA PROVINCIA ovvero RICREO

Qualche giorno fa, insieme ad una mia amica, siamo andate per conto della scuola dell'infanzia in un posto magico. Avevamo un compito veramente ingrato... raccogliere materiale di recupero per i futuri progetti dei bambini. Non potevamo urlare di gioia per il salone della scuola, così ci siamo trattenute fino al luogo di destinazione.


Vivo in un posto un po' strano. Ormai anche a noi ci chiamano la periferia di Milano, anche se siamo distanti più di 30 km dal capoluogo. Queste terre sembrano aride. Fabbrichetta, casetta, chiesa, scuola. Fabbrichetta, casetta, chiesa, scuola. E via andando.
Ma lì, proprio tra la scuola, la chiesa e il municipio molto spesso si scoprono realtà incredibili, gestite da persone incredibili. E quando le trovi avresti voglia di urlare al mondo intero che ehi, qui si fanno queste cose, venite tutti a vedere.
E un posto così l'ho visto.
Si chiama ASSOCIAZIONE RICREO e raccoglie in giro per la provincia i materiali di scarto che provengono per lo più dall'artigianato e dall'industria. Si fanno laboratori per le scuole e le famiglie e con una tessera annuale si può andare a prendere il materiale di cui si ha bisogno. E' una sorellina minore del remida di Reggio Emilia di cui ho parlato qui
Ecco una carrellata dei locali:

Le stanze sono popolate da strane creature...

Stanza di nastri e tessuti con cielo filante...


Plastica, legno, polistirolo...

Carta, cartoni, cartoncini...
Bazar: mosaici, tappo, rondelle, nastrini...

Drago custode 

Angioletti custodi

Cammelli custodi
Dietro a questi locali c'è una scuola dell'infanzia di un piccolo paese. Dei genitori che vivono in un piccolo paese e che donano il loro tempo per questo prezioso servizio. Ci sono pedagogisti, atelieristi e altre figure importanti che non dovrebbero mancare in nessuna scuola.
Un paesino di poco più di 4000 abitanti realizza un progetto così importante. Meraviglioso....


venerdì 17 dicembre 2010

I VENERDÌ DEL LIBRO

Anche Mamma in Verde partecipa a I Venerdì del libro di Home Made Mamma

Ho una passione. O meglio: ho una passione particolare per i libri per bambini. Fin da tempi non sospetti ne compravo, perché penso che molti libri per bambini siano più interessati dei libri per adulti (e poi, che brutta distinzione... libri sono no?).
Se poi i libri per bambini sono illustrati e riguardano creature fantastiche, allora sono miei. La creatura fantastica è per antonomasia il diverso, l'unico. Sono in genere figure solitarie, in cerca d'identità e di conforto. Per molti anni della mia vita mi sono sentita una di loro e adesso che ho ritrovato il mio mondo, non li mollo!
E' una passione che ho attaccato a Gnomo Uno. Quindi il primo è il suo preferito, il secondo è il mio!

Meccanimali di A. Marzaduri e K. La Fata

"Quando la fabbrica vicino al vecchio Zoo esplose, si scatenò qualcosa... evoluzione della specie? Mutazioni genetiche? Di più. Molto di più. (...) Lasciatevi condurre nel più avvincente mistero della Scienza, nel più incredibile enigma della Natura. Venite a conoscere i Meccanimali.".
Che si sia aperta una breccia nello zoo è già una buona cosa. Che poi ne siano usciti questi strani animali, è meraviglioso. Sono un incrocio perfetto tra natura e tecnologia. Con sguardi mediamente tristi ci guardano da questo libretto gufi con forbici annesse (Forbicivetta - Bubo Affilato), gatti con molle al posto delle zampe (Pogatto - Felix Bangigiampex) o maiali con annesso registratore su nastro (Porcopione - Suis Epigonis). A ben pensarci, la tecnologia annessa a questi poveri animali è un po' antiquata, una tecnologia da buttare, da lasciare nel cassetto a impolverare. E i poveri animaletti sono lì, di nuovo sottomessi alle nostre angherie. Libro decisamente ambientalista.

Telefante: mio preferito


Termopitone: preferito di Gnomo Uno

Bestiole - Il bestiario dei bambini di J. de Villiers

Jephan de Villiers è un artista, uno scultore e potete vedere molte suo opere qui. Il suo lavoro è emblematico proprio rispetto al discorso sulla divisione in categorie delle opere d'arte. Esiste un lavoro artistico solo per adulti o solo per bambini?
Questo libretto è proprio bello. Non ha parole, ha solo animali fatti con tutto quello che si trova in giro passeggiando, anche in città. E' uno spunto creativo, è opera, è tenerezza di questi animali muti, immobili, delicati. Un piacere per gli occhi.
E' un libro per tutti anche perché non è da leggere, è da osservare. Ogni tanto anche Gnomo Due si siede lì, davanti alla libreria e sfoglia sfoglia sfoglia...

 La lista dei blog partecipanti:

mercoledì 15 dicembre 2010

DAS ovvero DESIDERARE

Quest'anno grande presepe. E' il secondo anno che lo facciamo su richiesta degli gnomi. L'anno scorso siamo andati con il classico: statuette, pecorelle e via discorrendo. Quest'anno ho voluto riesumare un oggetto dei miei desideri da bambina: il Das.
Il Das di quando ero piccola era grigio. Oggi c'è, di fatto, di tutti i colori, eccetto il grigio. E' forse anche un po' più morbido al tatto, ma la cosa essenziale è che ha conservato quel profumo inconfondibile, meraviglioso, il profumo di Das! Non riesco a descriverlo, ma come lo sento mi viene in mente il negozio che lo vendeva, ci andavo coi nonni e sempre li pregavo di prendermelo. Una volta, solo una volta ho visto esaudire il mio desiderio.

Maria
Quando l'ho rivisto, trent'anni dopo, ho voluto regalare ai miei gnomi quel profumo lì e anche quella densità lì. E mi è partita una doppia riflessione. La prima è che gli elementi grezzi, semplici, non fortemente caratterizzati, sono quelli che amo di più (vedi le costruzioni di legno) e che un po' stanno scomparendo dall'orizzonte. 

Due giorni dopo la seccatura, la pittura!
Siamo molto abituati a fare cose anche complesse in poco tempo perché gli strumenti a nostra disposizione sono sempre più sofisticati. E non vale solo per la sfera adulta, ma anche per quella dell'infanzia. Paste da modellare di tutti i tipi, di tutte le consistenze, di tutti i profumi (io odio il Didò, lo confesso...), di tutti i colori (anche con i glitter!!). E il gioco finisce lì. Tant'è che cosa amano fare gli gnomi con quello pseudo-pongo (perché anche il pongo è proprio un'altra cosa!)? Mischiare i colori!! Un gesto anarchico.
Invece il das mi dà proprio l'idea di essere materia pronta per essere plasmata e diventare qualcos'altro. Il das ha dentro di sè un progetto. E dunque gli gnomi dopo aver creato i personaggi e averli messi sul calorifero li hanno colorati. Colori liberi, scegliete voi!

Particolare: a sinistra il bue (?) a destra nascosto
da Giuseppe, l'asino (??)
Dopo la colorazione, altro passaggio: il Vernidas. Da piccola il Vernidas si poteva comprarlo solo se si andava alle medie. E io ancora non ci andavo...
Particolare: la pecorella (??????!!!)

Ehi, non vivevo in cascina con gli zoccoli! I miei potevano permettersi un panetto di Das. E qui scatta la seconda riflessione. I miei gnomi da quando è nato il primo sei anni fa, tra pseudo-pongo regalato o comprato da me ne hanno una valanga, potrebbero impongare me! Uno zainetto pieno con tutti gli strumenti: coltello, siringa, stampini, ecc....
E il desiderio? Dove rimane quel sentimento lì? Mi chiedo se i miei gnomi lo provino... Siamo a Natale, il mese del desiderio. Desiderare è formativo e non avere tutto subito lo è ancora di più. I prezzi bassi, il made in China, il tarocco farlocco hanno reso tutte le cose più accessibili e vicine, sia per gnomi piccoli che grandi. E internet non aiuta. Si parte con le cose da piccini e poi si investe tutto, si pretende tutto subito, amore carriera o anche altri mille alti ideali. Subito.
Desiderare. Essere tenaci. Perseguire lo scopo nonostante tutto. Non pensare che al primo ostacolo tutto crolli. Non pensare di arrivare lontano senza fare fatica nel cammino. Ecco, ho un secondo fioretto per l'anno prossimo, tutto mio. Coltivare il desiderio.

TA DA!
(Capanna Kapla con blocco Ikea rosso.
Mica la Sacra Famiglia sarebbe andata a prendere il salotto alla B&B!)

martedì 14 dicembre 2010

I DIRITTI DEI BAMBINI: DIALOGO

Mamma in Verde partecipa all'iniziativa di Giorno per giorno sui Diritti Naturali dei bambini.


AIUTARE A BUTTAR FUORI
Gnomo Uno è pacifista dentro, fin da piccolissimo non ha mai alzato le mani. Probabilmente è perché misura la sua stazza nonché prestanza fisica con gli altri e allora desiste prima di iniziare. In compenso fa le prediche, la parola è la sua arma. Gli tolgono un gioco di mano? E allora lui ammonisce, sgrida, al più chiede aiuto. Questa cosa non è tanto facile da gestire per un genitore, perché, di fatto Gnomo Uno le prendeva spesso dagli altri. In realtà usare il dialogo l'ha reso più forte, perché la carica emotiva la esprime con le parole. "Mamma quando è nato Gnomo Tre ho avuto paura che non tornassi più dall'ospedale"; "Ogni tanto voglio stare senza i miei fratelli, posso andare dalla nonna?"; "Quella maestra lì mi piace perché se sbaglio mi perdona".
Verbalizzare è importante per un bambino ed è anche importante ammettere le proprie paure, i propri limiti, le proprie ansie e tutto ciò può avvenire solo con il dialogo. Per non far nascere un adulto che nasconde a se stesso le proprie paure, ho imparato dai bambini ad ammettere le mie insieme alle loro. "Anche a me faceva paura il buio". "Anch'io non voglio andare forte in bici".
Ma la mia sfida più grande è stata con Gnomo Due che è tutto istinto. Appena nato Gnomo Tre, lui ha cominciato a balbettare. Non riusciva più a dire mamma, non riusciva a iniziare le frasi... e io mi sentivo impotente. Piano piano, parlando lentamente ha cominciato a buttare fuori il suo disagio, per tutto quello che era successo se la prendeva con Gnomo Uno e poi mi diceva: "Quando vedo Uno mi viene voglia di picchiarlo...". Fa ridere ora, ma la sua era una confessione sofferta e che lui stesso non riusciva a capire. Ora non balbetta più, fatica a mutare il magma che ha dentro in parole, ma noi lo aiutiamo prendendolo in braccio e parlandogli.

Waterball: pallina di lana che vive in macchina
(luogo di lunghe discussioni tra gnomi),
nonché grande ascoltatore

MARTEDÌ 14 DICEMBRE, ORE 8.04
Interno giorno, macchina.
Due Gnomi imbacuccati stanno per raggiungere la loro scuola seduti sui sedili posteriori. La Mamma giuda.
All'improvviso, rompendo il silenzio:
Gnomo 2: Io però volevo nascere inglese... inglese volevo nascere...
Gnomo 1: Guarda che non si nasce inglesi, si diventa inglesi...
Mamma: Gnomo 2 quando sarai grande potrai andare a vivere in Inghilterra!
Gnomo 2: Però vieni anche te!
Gnomo 1: La mamma non può venire! Quando tu sarai grande lei sarà vecchissima e allora non potrà venire...
Gnomo 2: Sì però io da grande voglio fare il dottore dei bambini oppure andare a lavorare col Papà...
Gnomo 1: Non potrai andare a lavorare col Papà perché, adesso ti spiego... Gnomo 2: Si però voglio parlare anch'io... Gnomo 1: Tu devi prima andare tanto a scuola, poi... Gnomo 2: Voglio parlare!! Gnomo 1: ... devi sposarti e solo dopo potrai andare a lavorare ma.... Gnomo 2: Uffa.... Gnomo 1:... ormai il papà sarà vecchio e non sarà più in ufficio. Ecco, adesso puoi parlare.
Gnomo 2: E vissero tutti felici e contenti!
Gnomo 1: Ma come, dovevi dire così! Ma, dai mamma! Ma cosa c'entra?? Io comunque da grande voglio fare il bigliettaio del treno...
I tre sono arrivati, scendono dalla macchina. Il termometro segna -2.



domenica 12 dicembre 2010

FIORETTO ECOLOGICO

Mi sono già confessata qui riguardo alle faccende casalinghe... Ora però è ora che mi dia una regolata anche rispetto alla mia impronta ecologica. Sì, è vero, non prendo un aereo da sette anni dunque sono a credito di un bel po' di Co2... ma non basta!!

Giocare a nascondino nell'erba alta
Nel mio quotidiano compro e faccio molte cose che non vanno molto bene dal punto di vista ambientale e che vorrei modificare. Parto con l'elenco cercando poi di correggermi:

IN CUCINA
  • Uso la carta assorbente... sì lo so che è un enorme spreco, e non mi salva il fatto di comprarla riciclata (che per altro se ne usa il doppio perché è scarsissima). A ritmo regolare non la compro, ripromettendomi di non usarla più, sto quelle due settimane senza e quando lo yogurt cade sul tavolo, quando le dita dei miei gnomi incontrano marmellata, miele o nutella.... mi giro e rigiro sperduta nella mia cucina in cerca della salvezza formato 20x20 e non c'è! Impreco, vado al super e la compro.
  • Uso la carta da forno: il vecchio metodo per le torte (burro e farina) non era meglio?

MESTIERI DI CASA
  • Ok, ogni tanto un Lisoform mi capita dentro nella spesa...
  • Lavo con detersivi bio e a volte mi manca il profumo di bucato. Non dico stordirsi con l'odore del Dixan, ma nemmeno profumo di acqua fredda del risciacquo! A volte nella pallina del detersivo per panni butto due-tre goccie di essenza di lavanda... meglio di niente!
  • Lo Swiffer l'ho preso, l'ho amato e a malincuore l'ho abbandonato... troppe ricariche nella spazzatura...

GNOMI
  • Uso i fazzoletti di carta: intanto dalla loro hanno che sono più igienici, però in questi periodi se ne vanno a mazzi. Quelli di cotone sono da stirare (blea!!) e poi i bambini tornano a casa da scuola che nemmeno lo riconosco più il fazzoletto! Annosa questione: dove cominciare a soffiare il naso dei fazzoletti di carta, dal centro? Dai lati? Avete delle tecniche? (Da poco ho scoperto i kleenex e al primo moccio di poppante estraggo dalla scatolina magica... mitico....)
  • Parliamo dei pannolini: con Gnomo Uno compro i Popolini (unici allora in commercio), glieli metto di giorno, la notte non reggono, poi verso l'anno smetto (io lavoravo e lui era dalle nonne a cui ho risparmiato l'impresa); Gnomo Due, molto più scafato, a otto mesi se li toglieva!!! Aveva capito che con veltro giocava facile e in un minuto erano via... Con Gnomo Tre sono lì e mi guardano e io guardo loro mentre gli metto il pampers per la notte e i moltex per il giorno... Non ce la posso fare, solo l'idea di avere quattro patelli in più da lavare mi fa venire la pelle d'oca! Ho sempre detto che non ho il fisico...
Camminare, passeggiare, deambulare....
VARIE ED EVENTUALI
  • Camminare di più, non prendere sempre la macchina. Ehi, non abito nella bassa! Qui non c'è un tratto in pianura nemmeno a pagarlo oro! Quindi niente bici... 
  • Spegnere le luci! E' la mia urlata quotidiana ai due gnomi. Quella è proprio una cosa che mi secca e potremmo noi tutti fare molto meglio. Le lampadine le abbiamo tutte a risparmio energetico (detto tra di noi però quella cosa che si illuminano piano piano a me da proprio sui nervi!)
  • Non faccio il bagno, ma stare lì a riflettere sull'eterno fluire dell'universo in doccia mentre l'acqua scorre è per me un momento d'oro... 
Da gennaio 2011, caro Babbo Natale, mi impegnerò a migliorarmi nelle sopracitate situazioni, ma ti prego, non sono ancora pronta ad eliminare la riflessione sotto la doccia...


venerdì 10 dicembre 2010

I VENERDÌ DEL LIBRO

Anche Mamma in Verde partecipa a I Venerdì del libro di Home Made Mamma

In nome della madre di Erri De Luca
"Fuori c'è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui iscrivere il tuo nome, la circoncisione che ti darà l'appartenenza a un popolo. Fuori c'è odore di vino. Fuori c'è l'accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all'alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio".
Non so come iniziare. 
Poche sere fa, un'amica ci ha fatto un regalo: è venuta nella sede dell'associazione genitori di cui faccio parte e ci ha letto questo libro. Lo conoscevo già perché me lo aveva regalato.
Farsi raccontare una storia è meraviglioso. Essere ascoltatori puri. Andare di casa in casa come fa questa amica e donare una lettura è indimenticabile. Ora capisco perché i bambini non smetterebbero mai di ascoltare le storie, non dovremmo smettere nemmeno noi adulti.
E poi la storia, che storia. La maternità di Miriam, la pacata ma decisa posizione di Iosef, il momento del parto, solitario, e poi le parole della madre al figlio appena nato.
Tutto di questo libro è prezioso e commovente. E l'idea che a scriverlo sia stato un uomo fa stordire. 
E' da un po' di tempo che mi sto interrogando su cosa significhi veramente essere madre. E più mi confronto, più parlo con le persone vicino a me e più mi accorgo che la maternità non è necessariamente legata all'essere donna, che non è decisamente legata solo al parto. Ci sono mille sfumature che partecipano a questo mistero. La cura e la dedizione sono due di questi. 
Ogni madre si rispecchia in questa ragazzina che si sente potente, pronta ad affrontare le malelingue delle comari, fiera della sua pancia, quasi spudorata. E poi il viaggio faticoso e il parto. 
E' un libro commovente perché ogni madre vorrebbe che il proprio figlio rimanesse per sempre solo suo e perché ogni passo di un figlio verso la propria indipendenza è uno strappo a volte molto doloroso. Miriam guarda negli occhi il piccolo Ieshu e sa che già non è più suo: " Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i soli al mondo. Possiamo fare a meno di loro, anche di tuo padre Iosef che è il migliore degli uomini. Pensa: noi usciamo di qui all'alba del giorno e fuori non esiste più nessuno, né città, né esseri umani. Pensa: noi siamo i soli al mondo. Che felicità sarebbe, nessun obbligo all'infuori di vivere. Finché dura la notte è così".

giovedì 9 dicembre 2010

YIN vs YANG: Notte

Questo blog partecipa alla rubrica del giovedì di Stima di Danno.


Il mio YIN: Gnomo Tre nel mio letto tutte le notti, la sua ciucciata libera, il suo occhio socchiuso (e da triglia) a tre millimetri dal mio, la sua manina paffuta sulla mia guancia, il suo respiro regolare da sonno, il suo sorriso mattutino quando tira sù il capino dal mio cuscino, il suo addormentarsi immediato appena sente che sono lì vicino a lui. La sua dipendenza a me.

Il mio YANG: sognare di dormire otto ore di seguito, uscire la sera senza guardare l'orologio ogni mezz'ora ("Scusate, ma senza di me dorme male"). La sua indipendenza da me.

martedì 7 dicembre 2010

GNOMO UNO ovvero SULL'INDIPENDENZA INTELLETTUALE


Mani di Gnomo Uno

Ho la ferma convinzione che fin quando i bambini hanno i buchi sulle nocche delle mani, si possano considerare molto piccoli. E Gnomo Uno li ha. 
Ho sempre associato quei meravigliosi buchetti all'essere piccoli, da accudire: là dove in genere ci sono quelle brutte ossa sporgenti, dove ci sono solo angoli retti... nei bambini ci sono montagnette, protuberanze rotondette, dolci colline.
Avere sei anni è essere piccoli. Ma avere sei anni ed essere fratello maggiore di altri due gnometti a volte è essere grandi.

Foto by Gnomo Uno: Autoritratto
Non so voi, ma io sono piena di testi pedagogici di ogni tipo. E anche solo dalla semplice lettura del titolo sul dorso si evince che due terzi parlano di bambini di età compresa tra gli 0 e i 3 anni. E' vero che quelli sono anni tosti, di formazione per il bambino e i genitori, però non è che dopo i tre anni questi trottolini diventano uomini o donne fatti e finiti. Tant'è che poi si ricomincia a parlare di loro durante il tanto nefasto evento dell'adolescenza.

Foto by Gnomo Uno: Mio fratello
Ricordo che un pediatra un giorno mi disse che stava rivedendo tutto il suo percorso rispetto all'educazione alimentare. Diceva una cosa molto saggia: è possibile che noi pediatri fino ai 18-24 mesi stiamo sul collo dei genitori dandogli tabelle, diete, menù per far mangiare in modo corretto i loro figli e poi li abbandoniamo? Proprio quando la strada diventa più difficile e verdure frutta e pesce escono dal cibo quotidiano...
Penso che un po' succeda così anche per la fascia 6-10 anni....

Foto by Gnomo Uno: Siringa con natura morta e mangiata

Il senso di colpa alberga dentro di me. E si è messo nella suite più prestigiosa e dunque non se ne va. A volte mi sembra di essere una trottola e di continuare a girare sbattendo di qua e di là senza cognizione di causa. E di perdermi le evoluzioni dei miei figli.
Questa settimana Gnomo Uno mi ha però fermato. Durante una banale conversazione con una persona un po' nervosella, io ho risposto in modo tranquillo a una questione e questa persona si è immediatamente inalberata. Gnomo Uno tranquillamente l'ha guardata e gli ha detto: "Guardi che la mamma non era arrabbiata.". Una frase semplice. E il cuore mi si è inondato di calore. Non perché abbia preso le mie parti (io ero veramente tranquilla), ma perché tutte quelle sfumature che i bambini colgono fin da neonati, le ha elaborate, le ha espresse e ha preso una posizione forte di fronte a un adulto (naturalmente in mia presenza...).
Questo intendevo con indipendenza intellettuale: posso confrontarmi con lui non più usando dei messaggi solo comportamentali (sguardi, carezze, presenza fisica....) ma anche con il pensiero espresso in modo più complesso, prendendo posizione e cercando di aiutarlo a prendere posizione indipendentemente dagli agenti esterni.

Foto by Gnomo Uno: La mano del papi
Non so, forse è una banalità. Ma mi pare che il riuscire a pensare in modo indipendente sia un passo verso la libertà. Vi ho già parlato di Marcello Bernardi, dice anche che: "La libertà è il presupposto dell'educazione. E l'obiettivo più importante dell'educazione è la libertà. (...) E' libero colui che non teme la disapprovazione, né la condanna, nè la persecuzione. E' libertà allora il non possedere qualcosa di vitale che ci possa essere tolto e perciò il non poter essere ricattati. E' libertà il non temere, perché l'uomo oppresso dalla paura non è mai libero".



Foto by Gnomo Uno: Ma chi è mamma?
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