lunedì 15 aprile 2013

SUL MANDARE AFF..... NEL GIRO DI POCHI SECONDI

Questo è proprio un post del lunedì.
Questo è proprio un post del lunedì mattina della prima primavera.

Non so a voi, ma a me accade questo: la gente mi insulta, o mi ferisce dicendo cose molto infelici. Ma lo fa col sorriso sulle labbra, o meglio con quella faccia di inconsapevolezza, di leggerezza (nel senso più tragico del termine) che esula in genere da commenti sull'intenzione.

Non me ne accorgo subito. Questo è il problema.
Quando succede avverto un fastidio, come una nota che stona e rimango muta, guardando il mio interlocutore in cerca di qualcosa che dal suo viso sveli l'arcano. Ma in realtà non c'è nulla da svelare, è tutto lì, in quella frase innocente che mi ha ferito.

E le parole affondano dentro di me, e io le guardo mentre sono da sola, mentre guido in macchina, mentre faccio la doccia e mi dico che mi hanno fatto male, ma ormai le ho inglobate, non riesco più a tirarle fuori dal mio corpo, devo solo attendere per digerirle, per annientarle con la forza del tempo.

Lo so che molte persone sono nelle mie condizioni.
A volte mi chiedo se sia una prerogativa di genere la risposta immediata.
Vi racconto questo aneddoto.
Il K. è sindaco della nostra città.
E' andato ad un evento molto importante a livello internazionale e lì gli hanno presentato un famosissimo industriale il quale l'ha chiamato con il nome di un sindaco donna di una città vicina.
Ora, è difficile che questa "confusione" non sia priva di malizia e così, nel momento dei saluti di commiato, il K. ha salutato l'industriale chiamandolo con il nome di un suo altrettanto famosissimo e concorrenziale collega.
Lui è trasalito: "Ma io non sono...."
K: "Oh, mi scusi! Ma si consoli, almeno io non l'ho scambiata per una donna!"
E se n'è andato.

Se fosse accaduto a me, avrei rosicato, come si dice.
Ma lui no. Ha risposto.

Chi risponde sta meglio, di questo sono sicura. Come sono sicura che se il fastidio nasce occorre avere la forza di rispondere, è giusto, è corretto nei nostri confronti.
A me a volte parte la giustificazione dell'altro prima ancora che io abbia ben capito quanto mi ha fatto male.
Ma questo è un lavoro tutto mio, gli altri parlano, sparano cartucce e se ne vanno tranquilli mentre io mi soccorro.

Sono arrivata all'amara conclusione che la mancata presa di coscienza di aver ferito qualcuno con le proprie parole sia a tutti gli effetti grave tanto quanto averla avuta.

10 commenti:

  1. sono come te. Ci sto male e rimugino, e più ci rimugino più ci sto male. Non solo se mi offendono ma anche quando mi rimpallano rogne e incombenze lavorative con sfacciata nonchalance..
    Da anni mi alleno con l'ironia, e un po' funziona. Ma il tempismo no, non so se si riesce ad imparare.

    Non ho capito bene l'ultima frase...

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  2. Sì, non avevo calcolato le nefandezze lavorative...
    Quanto all'ultima frase intendo che non mi va più di giustificare chi mi ferisce senza volontà di farlo ma solo per mancanza di sensibilità. La mancanza di sensibilità è grave quanto la cattiveria.

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  3. A me vengono sempre in mente troppo in ritardo, le risposte...

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  4. io lo invidio...ha una capacità incredibile di analisi immediata della situazione...ti dice ciò che pensa, a volte con forza...ma poi è capace di lasciarsi alle spalle la tensione e parlarti con leggerezza...Io non sarò mai così...ormai me ne faccio una ragione...e quando mi feriscono e non riesco a replicare (praticamente sempre...), ...cambio "strada"... che fatica però!!!!

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  5. A volte quello che mi dicono mi fa così incavolare che rimango senza parole, quando questo però non succede, rispondo peggio di come mi hanno insultato, ed in genere molto più palesemente, caso mai non capissero la sottigliezza!!!

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  6. Bravo K!
    L'ultima volta ho risposto ma senza aplomb e il risultato non mi è piaciuto.
    Di solito non solo rimugino ma costruisco dei veri e propri botta e risposta immaginari con la speranza che mi ricapiti l'occasione di dover rispondere... ma di solito non succede :(

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    Risposte
    1. Anch'io mi faccio i film!!!!
      E allora io dico, e lei risponde e io incalzo....
      Ma daiiii.... E' inutile, siamo della sfera romantica, in fondo. :)

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  7. Intanto hai imparato a vedere il veleno, pian piano saprai dire no grazie ;) i vaffa.... rafforzano l'identità :*

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  8. Ciao capisco benissimo quel che scrivi, è una cosa che mi porto dietro da... l'asilo? Sono così e basta. Però ci ho messo più di 30 anni a capirlo. Mi ha fatto tanto soffrire e ancora adesso soffro per quando mi feriscono - l'ultima è freschissima e bruuuciaaaa - e soffro per essere così. tra l'altro io non ho sposato K. nel senso che mio marito è come me, appena un attimo più reattivo e a vv temiamo per i pargoli, che avermmo voluto "svegliare un po' più di noi.L'unica cosa che mi rasserena è che considero chi ferisce gli altri consapevole, a volte molto, altre meno, ma dentro sè sa che ha ferito. E io, invece, che non ne sono capace e non voglio avvenga, considero questo mio atteggiamento un segno di rispetto, di valore.

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  9. il mio prof di storia dell'arte al liceo lo chiamava "spirito delle scale" (ma lo diceva in francese). cioè le risposte da dare alla festa ti vengono in mente quando ormai sei sulle scale e stai andando via...
    molto vero! e, secondo me, incorreggibile :-(

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