E già questa è una conquista.
Ho capito come si esplica il dolore, che sentiero percorre il lutto.
I primi giorni si piange, come bambini. Per nulla. Si guarda il telefono o una molletta o quel maglione o semplicemente ci si ferma immobili e si piange.
Poi si piange sempre meno e il dolore affonda, dalla superficie sprofonda negli abissi del proprio io interiore. Ma atterrando lì sotto non stravolge, è questa la cosa strana. Quel dolore lì trova un posto che era il suo. Solo il suo. E questa scoperta genera conforto. Non so perché ma avviene così.
Ci vuole tempo. Lancette che girano, giorni che rotolano.
Si vorrebbe velocizzare ma è impossibile: bisogna solo dare al tempo il tempo.
Ci sono delle cose che aiutano. E che servono. A volte fare delle attività che ti ricordano la persona a cui hai tanto voluto bene, ma facendole tue e ricominciando a renderle utili a te stessa.
Il K. mi dice, lui così diffidente nei confronti dell'eccessivo pragmatismo, fai.
Fermati, piangi e ricomincia a fare.
Sì. Aiuta.
Poi se quel fare è collegato a un qualcosa che cresce, beh allora...
Queste sono le cose belle. E non è paglia.
sono cose belle sì!
RispondiEliminae anche il dolore va coltivato: pensa che io ultimamente mi sento un fagiolo....
Grazie. Sembrava quasi che parlassi anche per me.
RispondiEliminaE anche per me! Grazie.
EliminaUna volta ho letto che per girare pagina devi prima aver letto tutta la precedente. Non si può girare frettolosamente pagina quando un'esperienza, fosse anche di dolore, ci richiede attenzione. Sarebbe inutile.
RispondiEliminaEh sì, come dicono il tempo guarisce le ferite, ma dobbiamo aspettare.Ciao sono Debora, mamma di due gemelle, ho aperto da poco un mio blog, se ti và, ti aspetto, per passare un pò di tempo....Grazie
RispondiEliminaSí, il fare aiuta a "essere", anche con il dolore che ti avvolge. Ripenso al dolore di quando se n'é andata mia nonna, anche adesso dopo diversi anni la sogno spesso proprio come lei era stata nella vita di tutti i giorni (non come l'ultimo anno in cui stava tanto male e un po' alla volta aveva smesso di essere lei). In me é rimasta la "vera lei" e questa é una bella cosa.
RispondiEliminaun caro abbraccio
Fa male, lo so perché l'ho vissuto. Le nonne, almeno per me, sono state grandissimi affetti e quando se ne sono andate hanno lasciato un grande senso di vuoto.
RispondiEliminaIl dolore fa parte della vita.
La cosa bella è che le persone che abbiamo amato vivranno per sempre dentro di noi.
Un abbraccio.
A presto!
:)
quel "dolore" che ha trovato il suo posticino la' in fondo è l'Humus buono che farà fiorire, sbocciare e poi darà frutto che tanti coglieranno. Il K ha ragione ... FAI! (il K ha sempre ragione) bacio, gabri
RispondiEliminaHai descritto esattamente quello che ho sentito e vissuto quando ho perso mio padre a 19 anni. Ci ho messo 6 messi per portare il dolore dalla pelle e dal cuore che mi si spezzava in un angolo dei miei pensieri. Da allora è lì, vicino a tutte le cose che penso, ogni giorno.
RispondiEliminaun baccello dopo l'altro..
RispondiElimina:-)
RispondiEliminaognuno elabora il lutto a prpria immagine e somiglianza, io sono stato forte all'inizio poi elaboro la perdita e la sofferenza non ha ragione; poi c'è il tempo, benedetto tempo che aiuta!
RispondiEliminache meraviglia, tutto. Aiuti anche me. Forse perché il posto del dolore è lì e quando lo sai e quando senti il bene negli altri, lo sai pure meglio.
RispondiElimina