venerdì 18 ottobre 2013

CASA

L'autunno si rientra.
E nonostante questi giorni quasi primaverili, la casa ritorna nel suo centro.
Si accende il camino la sera.
Si gioca sul pavimento per terra.
E' un rintanamento, come quello degli animali.

Gnomo Uno: composizione in attesa del 31 ottobre.
Si riprendono in mano i giochi un po' dimenticati nella bella stagione. E il pomeriggio si beve il té coi biscotti.

Gnomo Due: "La mia scuola, col giardino e la palestra a pallone"


Gnomo Due: "La chiesa vicino a casa nostra"

Ho avuto uno spunto per un lavoro sugli spazi, guarda caso. E così per il venerdì del libro e per il mio diletto, ho comprato questo libro:

CASA DI FIABA
di Giovanna Zobili
illustrazioni: Anna Emilia Laitinen
- topipittori -


E' una poesia che ha come protagonista questo luogo nel quale viviamo. Tante case, illustrate magicamente. Sì, magicamente, perché le illustrazioni di questa magistrale artista, riportano ad un mondo sereno, pacificato più che pacifico.
Sono le case delle nostre anime, come conclude il libro:

Casa sprangata,
porta sul mondo,
orto e giardino,
parco di re.
Oggi, seduta
qui sulla soglia,
guardo i tuoi muri,
e vedo me.

Ho capito col trasloco quanto difficile e lungo è rivedersi nei muri di casa.
E' come crescere, far aderire una casa a se stessi. A poco a poco disegni gli spazi, li plasmi a piacimento o li rivedi se ora di farlo. E questo libro parla di queste case "arrivate", concluse dentro ma così tanto in bilico. Saldamente eterogenee.

E così rivedo anche questa casetta, la nostra, che il Due ha così magistralmente riprodotto. E' quel parallelepipedo in mezzo e la sua forza, come lui giustamente ha notato, sta tutta nel fuori.

Gnomo Due: la nostra casa

Particolare "Casa di Fiaba"

lunedì 23 settembre 2013

BAVIERA

Pensavate di esservela scansata.
Pensavate che non vi avrei tediato con le vacanze.
E invece eccomi qua, con le foto scaricate. Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione? Dopo anni di viaggi piuttosto sedentari, abbiamo preso il camper e viaggiato come ai vecchi tempi.

La Germania ci ha accolti nel migliore dei modi: belle giornate di sole, prezzi bassi, meravigliose città, infinite piste ciclabili.

Per iniziare bene l'avventura siamo partiti dal  Ravensburger Spieleland.
Abbiamo fatto un po' di parchi in Germania e devo dire che loro dividono i parchi a seconda dell'età. Difficile trovare parchi giochi (tipo Gardaland) adatti alle famiglie e ai ragazzi.
Detto questo, il Ravensburger è meraviglioso! Non mi dilungo in descrizioni, perché l'ha fatto benissimo la homemademamma qualche settimana fa. Condivido tutto del suo resoconto e consiglio vivamente il parco.

Foto ricordo prima dell'ingresso nel Labirinto Magico!

Abbiamo viaggiato in camper e ci siamo spostati in bici. La Germania in questo, com'è noto, è avanti mille miglia, anzi, di più, per la precisione 70.000 sono i km di piste ciclabili in territorio tedesco.

Abbiamo cercato invano di vedere il castello di Fussen, famoso perché ripreso da Walt Disney, ma la fila di quattro ore per prendere il biglietto ci ha fatto un po' desistere (d'altronde non è che in Italia manchino castelli...). Allora abbiamo visitato la piccola Versailles del triste e pazzo Luigi II: un bambinone che alla fine del suo impero, in solitudine, vuole giocare al re Sole.
Al centro della foto si intravede la fontana d'oro. Proprio tutta d'oro.



Terza tappa: Monaco.
Abbiamo girato in tram, in autobus e in metro.

Vacanze impegnative.
Monaco è come Milano unita a Bologna. Ha il rigore dell'architettura nordeuropea e lo spirito giovane degli universitari (lì studiò Einstein) che la domenica si ritrovano a fare surf nel parco pubblico cittadino più grande del mondo (più di Central Park!):


Abbiamo visitato la pinacoteca e abbiamo visto Picasso, Monet, e i Girasoli (una delle versioni) di Van Gogh. Il tutto a 1€ a testa, quindi totale 2€, perché era domenica e tutti i musei costano 1€ e naturalmente i bambini non pagano. Sappiate che raramente i bambini pagano! Diciamo che questi fanno una politica per le famiglie non solo a parole.
Nell'unico giorno di pioggia della vacanza siamo andati a vedere il Museo della Scienza e della Tecnica, così grande che un giorno non c'è bastato. Bellissimo, vissuto, con ricercatori che vi lavorano e continui esperimenti aperti al pubblico tutto il giorno.

Via in partenza per Ratisbona.
Sulle rive del Danubio.


  Quelle città così, dove c'è una libreria ogni 200 metri, dove il profumo dei wuster abita le strade e dove scorre questo fiume grosso e denso...

Ma parliamo di cose serie.
1. I parchi gioco

Bambino rotante su tappeto di legni.

Bambino dialogante con tedeschi in attesa di lanciare sassetti dallo scivolo.
Il paese della cuccagna dei parchi gioco. Con bambini sempre a piedi nudi (qui sopra a Norimberga), saltellanti, sfidanti le regole della gravità e del buon senso catapultandosi da un'altalena ad uno scivolo. Con nugoli di mamme e nonni chiaccheranti con in mano contenitori pieni di verdure (carote e cetrioli in primis) da rifilare al primo pargolo zompettante.
Il nostro relax da viaggio impegnativo erano questi campi, agognati, tenuti come premio dopo aver visto la cattedrale e la via più antica.
E poi ci chiediamo com'è che i bambini al nord stanno sempre fuori...

2. Legoland



Io, adorante dei lego fin dalla più tenera età.
Io, che desideravo vederlo da sempre.
Io, che ritrovo nel parallelepipedo più bello del mondo significati che oltrepassano l'umano sentire.
Non potevo farmelo scappare.

Parco giochi per bambini fino 10 anni. Con mega strutture libere al gioco libero.
Una delizia per noi fuori di testa.

Il ritorno in Italia è stato accolto da questa frase del Due: "Mamma, ma qui è marcipiede o ciclabile?"
"Marciapiede, Due, e ringrazia per il fatto che ci sia".

giovedì 5 settembre 2013

INIZIANDO

A tutti i bambini con gli zainetti, le calze anti-scivolo, i ciucci negli armadietti.
A tutti i bambini con le scarpe nuove, il diario di ben-ten e le matite appuntite pronte per essere smangiucchiate.
Ai ragazzi fermi alle stazioni dei bus, con i brufoli e il telefonino.
Ai lavoratori in macchina, con l'orologio messo tatticamente due minuti avanti, con la solita radio accesa.
Ai lavoratori sui mezzi di trasporto di nuovo cullati dalle frenate, col finestrino un po' aperto che si schiatta.
Alle mamme che ricominciano a sfrecciare, a far fronte con gli alchemici incastri sportivi del basket con nuoto e il catechismo, con l'abbronzatura stantìa.
A tutti un buon inizio.


venerdì 12 luglio 2013

IL VENERDÌ SI FA....

Il venerdì mezzogiorno non si ha voglia di cucinare il pranzo allora si fa un pic-nic.


Il venerdì dopo pranzo, sotto le betulle si decide di cambiare il colore alle unghie (vedi particolare foto qui in alto). E succede che il più piccolo ti dica che anche lui tanti anni fa quando era una femmina metteva lo smalto, se per favore potevo farglielo ancora provare.
Quindi il venerdì si colora di viola l'unghia del pollice di un bambino di tre anni.

Poi il venerdì si ozia, si raccoglie un sassetto, poi un rametto. E l'Uno che in questo è molto laborioso, comincia a produrre.





E dunque anche il Due capisce che il gioco è interessante, ma a suo modo:


Il venerdì con questa pace ci si addormenta anche se non si vuole e ci cerca di stare seduti per non cedere. Ma questi venerdì non si arrendono, ti fanno cedere (notare il particolare del pollice smaltato, please):




E nel silenzio totale con gli altri due bambini immersi nei loro giochi, camminare in cerca di non so che cosa e trovarsi addobbi sulle porte:


E un caffè. Col rumore dei pennarelli che strisciano sui fogli.



E pensare meno male che queste tre piccole anime tengono compagnia alla mia sgangherata animaccia.


martedì 9 luglio 2013

I BAMBINI SONO CATTIVI

Uno: "Non riesco a dormire"
Io: "Vieni qui un po' con noi"
Uno: "Ok"

The Iron Lady scorreva in tv, a basso volume per non svegliare gli altri.

Uno: "Puoi fare pausa"
Io: "Devi andare in bagno?" Mi sembrava strano che il film lo prendesse tanto da chiedermi la pausa.
Uno: "No"
Faccio pausa.
Uno: "Quando sono andato via un bambino mi ha detto che lassù in alto sulla montagna ha visto una casetta. Sulla casetta c'era una scritta col mio nome e una data, la data della mia morte, tra sette giorni."
K: "Ma no! Voleva solo farti paura con uno scherzo stupido!"
Io: "Non devi credere a queste sciocchezze"
Uno con le lacrime agli occhi: "Non riesco a togliermelo dalla mente"
Io: "No, non devi fare così, ti ha fatto uno scherzo da idioti..."
Uno: "Ma perché? Era simpatico, perché mi ha fatto questo scherzo?"
Io come sputando bile: "Perché a volte i bambini sono cattivi." E l'umanità e il mondo e tutto è cattivo a volte, mi veniva da dirgli. Ma poi ho continuato: "Probabilmente lui stesso aveva paura di qualcosa e allora ha pensato di far paura anche a te, perché non la voleva tutta solo lui quella paura. Non lo sto giustificando Uno, è solo per dire perché a volte le persone agiscono così, ma è sbagliato. Invece di dire sì, ho paura di quella cosa la trasformano in una paura per gli altri."
K: "Hai fatto bene a raccontarcelo. Così adesso ti può fare meno paura"
Io: "Sì, hai fatto bene e la prossima volta non covartelo dentro neanche un minuto di più!"
Uno annuisce.
Vediamo il film finire, è mezzanotte.
Vedo la Thatcher e penso a quel bambino. Penso a quando gliel'ha detto. Penso all'Uno muto e in silenzio. Penso alla notte che ha passato. Penso a quando li facevano a me questi scherzi. Penso che no, non li giustifico dentro di me, no. A 11 anni no.
Ma quello di cui penso con più angoscia è il suo "ma perché mamma? Perché?".


venerdì 21 giugno 2013

SPIAGGIA MAGICA

E' stata Lisa stamattina a riportarmi da te, Miv.
Ti guardo mio caro blog, ogni volta che accendo il pc c'è lì il tuo bannerino, tranquillo.
Tu stai bene anche così, sei diventato grande, fai cose e accetti commenti indipendentemente dalla mia vicinanza.
Ma la Lisa ha questo potere di riportarmi a terra e organizzarmi, pratica totalmente sconosciuta per me.
Poi c'è questo libro, Paola, così bello e leggero e estivo.

SPIAGGIA MAGICA
di C. Johnson
- orecchio acerbo -


La storia è semplice: due bambini si trovano soli e un po' annoiati su una spiaggia. All'improvviso decidono, come molti bambini, di scrivere delle parole sulla rena. Al passaggio dell'onda però le parole si trasformano negli oggetti scritti...

L'ho visto in libreria questo libretto e l'ho lasciato lì. Poi l'ho ripreso in mano. L'ho rimesso giù. Vagavo in cerca di qualcosa ma quel libro mi aveva scelto, non so perché. L'ho letto e me ne sono innamorata. 
In genere non leggo mai le prefazioni, mi tolgono il gusto della scoperta, al limite le leggo alla fine e così ho fatto anche con questa. E così, leggendo la prefazione, ho capito perché amo questo libro.

I due bambini, Ann e Ben (già due nomi con un'assonanza musicale paurosa che nel leggerlo ad alta voce ai miei figli faticavo a dare loro la giusta differenza fonetica), sono due bambini beckettiani. Samuel Beckett è così per me visceralmente importante da aver chiamato mio figlio come lui, voi mi capite.
E questo libro in effetti, altro non è che un Aspettando Godot in chiave infantile. Molto fine nei rimandi con un lungo inizio sulla differenza tra leggere una storia e scriverla, tra soggettivo e oggettivo.
Poi però qui Godot arriva, nelle vesti del re. E subito si coglie la distanza tra questo ancestrale personaggio e i bambini, tanto che li scaccerà dal regno diventato ormai suo.

Poi c'è il tratto abbozzato (perché di bozze si tratta) dallo stesso autore, con le linee incerte, ma così in linea col racconto.



Crockett Johnson è famoso negli Stati Uniti per il racconto Harold and The Purple Crayon.
Qui lo potete sentire e vedere letto su youtube. L'inglese è semplice e davvero ne vale la pena.


lunedì 15 aprile 2013

SUL MANDARE AFF..... NEL GIRO DI POCHI SECONDI

Questo è proprio un post del lunedì.
Questo è proprio un post del lunedì mattina della prima primavera.

Non so a voi, ma a me accade questo: la gente mi insulta, o mi ferisce dicendo cose molto infelici. Ma lo fa col sorriso sulle labbra, o meglio con quella faccia di inconsapevolezza, di leggerezza (nel senso più tragico del termine) che esula in genere da commenti sull'intenzione.

Non me ne accorgo subito. Questo è il problema.
Quando succede avverto un fastidio, come una nota che stona e rimango muta, guardando il mio interlocutore in cerca di qualcosa che dal suo viso sveli l'arcano. Ma in realtà non c'è nulla da svelare, è tutto lì, in quella frase innocente che mi ha ferito.

E le parole affondano dentro di me, e io le guardo mentre sono da sola, mentre guido in macchina, mentre faccio la doccia e mi dico che mi hanno fatto male, ma ormai le ho inglobate, non riesco più a tirarle fuori dal mio corpo, devo solo attendere per digerirle, per annientarle con la forza del tempo.

Lo so che molte persone sono nelle mie condizioni.
A volte mi chiedo se sia una prerogativa di genere la risposta immediata.
Vi racconto questo aneddoto.
Il K. è sindaco della nostra città.
E' andato ad un evento molto importante a livello internazionale e lì gli hanno presentato un famosissimo industriale il quale l'ha chiamato con il nome di un sindaco donna di una città vicina.
Ora, è difficile che questa "confusione" non sia priva di malizia e così, nel momento dei saluti di commiato, il K. ha salutato l'industriale chiamandolo con il nome di un suo altrettanto famosissimo e concorrenziale collega.
Lui è trasalito: "Ma io non sono...."
K: "Oh, mi scusi! Ma si consoli, almeno io non l'ho scambiata per una donna!"
E se n'è andato.

Se fosse accaduto a me, avrei rosicato, come si dice.
Ma lui no. Ha risposto.

Chi risponde sta meglio, di questo sono sicura. Come sono sicura che se il fastidio nasce occorre avere la forza di rispondere, è giusto, è corretto nei nostri confronti.
A me a volte parte la giustificazione dell'altro prima ancora che io abbia ben capito quanto mi ha fatto male.
Ma questo è un lavoro tutto mio, gli altri parlano, sparano cartucce e se ne vanno tranquilli mentre io mi soccorro.

Sono arrivata all'amara conclusione che la mancata presa di coscienza di aver ferito qualcuno con le proprie parole sia a tutti gli effetti grave tanto quanto averla avuta.

venerdì 5 aprile 2013

ACQUA BELL'ACQUA

Il mio venerdì del libro.
Lo so che non ne potete più. Ci sono 10 gradi fissi, siamo ad aprile e abbiamo indosso ancora la giacca invernale.
La natura freme, pronta ad accogliere un'occhiata di sole.
Ma l'acqua scorre e scorre...

ACQUA BELL'ACQUA
10 storie sul bene più prezioso
di
E. Nava, G. Quarzo, R. Piumini, V. Zamparelli, G. Migliorati, L. Fusca, S. Roncaglia, G. Quarenghi, B. Tognolini, P. Formentini


FILASTROCCA DELL'ACQUA

Acqua fuggita dalla sorgente
Chiudo le dita e non stringo niente
Acqua canzone fatta di fresco
Voglio cantarti ma non ci riesco
Acqua leggera, vento da bere
Stai prigioniera nel mio bicchiere
Scivola in bocca, scivola in gola
Sei filastrocca ma senza parola
Scivola giù per le gole segrete
Non c'è più acqua, ma non c'è più sete

Bruno Tognolini


Storie intense e divertenti. Filastrocche leggere e veloci.
Un cd per ascoltarle, se non avete voglia di leggerle.

ACQUA

Sono torrente, sono fiume, mare
sono di vento, io, sono di fuoco
se vuoi tenermi, lasciami andare
se vuoi che resti, spegnimi un poco.
Cullo gli inizi, li faccio sbocciare
sono la gran-pancia-mamma del mondo
bacche e radici mi piace leccare
sporgo mi sperdo, riemergo, sprofondo.
I giorni scorrono sulle mie braccia
sono più grande di tutte le voglie.
Le albe galleggiano sulla mia pelle
non posso finire tutta in bottiglie.
Sono un tesoro che sfugge alla caccia
e lavo di notte i piedi alle stelle.

Giusy Quarenghi


mercoledì 3 aprile 2013

OGGI E' PRIMAVERA

Oggi è primavera perché la porta verso il giardino è aperta.
Perché i bambini da due ore sono fuori e non ho voglia di mettere a dormire il Tre, si perderebbe cose fantastiche.


Perché ci sono i muratori ed è l'unico momento, la primavera, in cui quel martellare non ti dà fastidio, ma riempie l'aria, è quasi un ritmo avvolgente.
Perché i fiori i aprono e ieri non c'era nulla e oggi è pieno. Vuoto-pieno. Questa è la primavera.


Perché i bambini vorrebbero mettersi il costume.
Perché è difficile capire le sfumature, ci si mette anni. In autunno se fa freddo vorrebbero subito la neve, in primavera vorrebbero subito la piscinetta. E' difficile assaporare quell'intermezzo strano, quelle stagioni di passaggio e mutamento.
Ma è così bello.
Quei gialli inaspettati ieri a Milano. Quegli angoli pieni. Insignificanti fino a pochi giorni fa e ora indispensabili.
E' primavera, la prima camelia è fiorita e altre ne verranno.


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