giovedì 30 giugno 2011

IL GIOCO DEL "MIRA LA BOTTIGLIA" ovvero BOWLING DA SPIAGGIA

Il gioco di oggi è proprio estivo. Nemmeno primaverile, no! Estivo.
Non è solo un gioco senza giochi, è anche un gioco da fabbricone.
Ogni estate della mia infanzia la associo a lui. No, non è nemmeno quel gioco della palla da rugby arancione di plastica dura che percorreva un filo spinta dal movimento apri-chiudi della braccia, tanto in voga nei primi anni ottanta. E' un gioco da spiaggia, ma che io ho fatto ovunque.
Chissà se qualcuno di voi ci ha giocato. Non ne vedo tanti di bambini che lo fanno oggi...

ISTRUZIONI
MIRA LA BOTTIGLIA

Strumenti necessari
Due bottiglie di plastica piene d'acqua
Una palla
Due (o più) giocatori

Svolgimento
I giocatori si dispongono uno di fronte all'altro, a circa 20 passi di distanza e poi pongono la loro bottiglia piena d'acqua ai loro piedi. Il più piccolo d'età ha il primo possesso di palla. Deve lanciarla addosso alla bottiglia dell'altro. Un tiro a testa, poi la palla passa all'avversario. Quando il giocatore prende la bottiglia dell'avversario, questo deve PRIMA riprendere la palla e POI tirare in piedi la bottiglia, che ne frattempo perde acqua. Perde che rimane con la bottiglia vuota. 

Suggerimenti
Si può giocare il cerchio, in più d'uno.
Per bambini molto piccoli, bastano due passi di distanza.
La spiaggia è l'ideale (ai tempi di Noè ci giocavo con le bottiglie di vetro che sulla spiaggia non si rompevano), ma anche il cortile infuocato con la piscina da svuotare, il bordo del fiume, ecc. Basta che l'acqua non si sprechi, ma sia un modo simpatico per riciclarla.

Attenzione, attenzione!
Abbigliamento idoneo: ci si bagna, ovviamente.
Verso la fine, l'acqua non esce più a fiotti, ma è il colpo della palla che la fa uscire. E' quindi possibile indicare sulla bottiglia  una soglia minima sotto la quale si perde.
Occhio ai vicini d'ombrellone, perché a volte la bottiglia spara via per metri e metri.
Le varianti possono essere infinite.... tante bottiglie, tipo bowling per l'avversario, tre colpi a testa e chi perde più acqua vince (acqua misurata nel secchiello). Questa per dirne solo una....



mercoledì 29 giugno 2011

MODERN FAMILY ovvero IL SERIAL DA STUDIARE

Care nate, è ufficiale no? Il caldo umido appiccicoso è arrivato anche qui in Brianza, dunque è estate. E d'estate, si sa, si cena più tardi, perché i bambini non ne vogliono sapere di salire dal cortile. E poi la cena, un po' di cortile di nuovo, la doccia e alle 22, finalmente, se il caldo lo concede, il meritato riposo. 
Ora, sebbene in questi ultimi mesi non mi addormenti mai prima di mezzanotte, quando alle dieci di sera mi siedo sul divano, guardo il K. e gli dico che no, un film non ce la posso fare, tanto tra poco vado a letto, magari una serie tv, magari una dove si ride...
Vale lo stesso come "Buio in sala", no?

MODERN FAMILY


Tre famiglie.
TRADIZIONALE: Mamma, papà, due sorelle, un fratello. In realtà la più fuori di testa, con due genitori ancora bambini e i cliché della sorella stupida, sorella intelligente e fratello stordito.
TRADIZIONALE VERSIONE DUE: Il papà anziano (nonché nonno dei tre fratelli sopra descritti), la bella giovane colombiana appena sposata, il figlio di lei (l'intellettuale di famiglia).
ATIPICA: Un papà (figlio del nonno sposato alla colombiana), un altro papà, una figlia. In realtà, la più normale.

E' girata tutta con la camera a spalla, con zoom improvvisi e movimenti eccessivi, come se fosse una presa diretta. E' montata velocemente, anche con forti ellissi e salti atipici. I protagonisti durante la puntata si rivolgono direttamente allo spettatore, come se fossero da uno psicanalista e il pubblico fosse l'unico elemento fermo e critico della loro vita.
E' spassosissima, divertente, fuori dal coro, politicamente scorretta, ma reale reale. Secondo me certe serie tv dovrebbero essere oggetto di studio a scuola.

Questa scena rende l'idea:


martedì 28 giugno 2011

SUL VAGABONDARE, SUL GIRONZOLARE ovvero LA RUBRICA DEL GIORNO DOPO.

Sì, lo so Stima che la tua rubrica è al lunedì, ma adesso, con la bella stagione, noi si torna mooolto tardi la domenica sera e dunque il post salta. E poi tu hai ben presente i lunedì d'ufficio, vero?! Oggi, dopo mesi, ho fatto quasi le otto ore. Cribbio, quanto è dura!
Quindi ecco che sì, vagabondiamo in estate. Tendenzialmente partiamo il venerdì sera e ci fermiamo la domenica.
E poi, da circa quindici giorni, c'è una novità. Nella famiglia dei vagabondi, ha cominciato a vagabondare in modo eretto e autonomo anche il quinto elemento.


Cammina a gambe larghe, eh!! Tenta di correre ma al terzo passo è per terra. Ha finalmente capito che le scarpe servono a qualcosa, soprattutto sul ghiaietto. Qui, nella foto sopra, eravamo da nonna T. L'ho scovato, perché era uscito e non lo trovavo più. Ho girato l'angolo della casa e stava raccogliendo lamponi.


Se appena appena sono vagamente rossi, lui li prende e li ingoia. Spesso anche con quel conetto verde che li tiene. E' molto serio quando fa il raccoglitore. Avere 83 cm d'uomo che gironzola per casa camminando come Frankenstein riempie davvero il cuore e così, finalmente può anche prendere le pentole e finalmente portarle in bagno da riempire...



Sì, ci piace molto gironzolare. E unire nel nostro girotondo degli amici. E' una stanchezza bella e diversa quella della domenica sera. Una stanchezza legata al fare ridendo, non al pensare. Oh!! Che bello.... E la sera addormentarsi alle nove  e mezzo, come un bambino di quindici mesi che per la gioia di saperlo fare, ha camminato tutto il giorno.

venerdì 24 giugno 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero UNA MAMMA ALBERO

Ecco, io spesso mi sento così, in effetti cara Paola: una mamma albero.

UNA MAMMA ALBERO
di L. Panzieri 
(Lapis Edizioni)


La mamma albero di Gnomo Uno:

Quando c'è il temporale (cioè se piove davvero o se ci arrabbiamo) mi metto al riparo sotto la sua chioma: lì sotto cadono solo delle goccioline rade e io ascolto quella voce per fare la pace.

La mamma albero di Gnomo Due: 
Quando cerco una tana, la mia mamma albero scava un buco nel suo tempo e io mi posso fare un nascondiglio dentro quella terra.

La mamma albero di Gnomo Tre:

Nell'estate, la mia mamma è un albero di salice: mi abbraccia chinandosi su di me con i suoi rami sottili e io gioco seduta nella quiete della sua ombra.

giovedì 23 giugno 2011

IL GIOCO DEL VULCANO ovvero SULLA VOCE

Di questo gioco non ho foto perché lo faccio spessissimo nelle classi e dunque non riesco. E' un gioco di quelli che si fa all'inizio, per spezzare la tensione e per innestare nuove dinamiche.
A me piace molto perché è uno dei pochi giochi che utilizza la voce. Nella mia vita precedente (agli gnomi), ho fatto anche un corso di doppiatrice con un attore che lavorava tantissimo sulla qualità della voce. La nostra voce dice molto di noi. Soprattutto per noi donne. Una voce stridula, alta, "tenuta", è indice di poca tranquillità, di tensione, di blocco. E cantare, per esempio, ma anche urlare, aiutano a sciogliere i nodi.
Bando alle ciance.

ISTRUZIONI
GIOCO DEL VULCANO

Strumenti necessari
Dalle tre persone in sù

Svolgimento
Ci si mette tutti in cerchio mano nella mano, tipo girotondo. L'animatore dà il via e tutti insieme, sempre tenendosi per mano, ci si avvia verso il centro avanzando e contemporaneamente alzando le braccia. Quando si arriva al centro, tutti devono essere vicini vicini, con le braccia alzate, sempre con le mani giunte a formare proprio un vulcano. E poi, lentamente si torna indietro. Questo movimento è accompagnato da un: "oooooooooohhhhhhhh" che parte piano, sottovoce e aumenta man mano si diventa un vulcano, fino a esplodere nell'urlo, proprio come un getto di lava che esplode.
Quando si ritorna si è in silenzio.

Suggerimenti
La prima volta farlo solo col gesto. Già così i bambini moriranno dal ridere, soprattutto quando saranno tutti stretti stretti a formare il vulcano. Poi mettere la voce, spiegando bene il senso della lava che sale dalla pancia del vulcano fino a esplodere in uno spruzzo mostruoso! 

Attenzione attenzione!
Cosa succede in genere:
  1. Bambino timido che non vuole giocare: lasciarlo libero di non giocare e di guardare. Poi nell'80% dei casi, arriva tutto felice a chiedere di entrare al secondo o terzo giro.
  2. Bambino timido che gioca ma non proferisce verbo: lasciarlo libero di non proferire. Poi nell'80% dei casi, alla seconda volta si sblocca e ogni volta che lo incontrate, anche al super, vi chiederà di fare il gioco del vulcano.
  3. Bambino che non riesce a smettere di ridere: ve lo tirerete dietro, trascinandolo per il vulcano avanti e indietro, perché lui o lei è piegato dal ridere. Il bambino è sbloccato e gli piace da matti!
  4. Bambino un po' agitato e urlatore di natura: lui impazzirà letteralmente, urlerà all'inverosimile, si tirerà fuori le corde vocali e le metterà in bella mostra, diventerà paonazzo e tenterà di urlare anche alla fine del gioco. No problem. Tutto normale. Gli abbiamo offerto l'occasione per riflettere sulla sua voce. Fermatelo e approfittatene per un dialogo a due.

Ricordiamoci che:
  • I bambini non hanno più tanto l'idea del silenzio e del parlare sottovoce. Vivono in ambienti chiassosissimi (nidi o materne o elementari), sono urlatori per natura.
  • Ambienti in cui il silenzio è d'obbligo sono pochissimi e anche noi genitori, in effetti, il cellulare in mano ce l'abbiamo anche mentre aspettiamo la visita dal medico.
  • Per il bambino il silenzio è una costrizione, una fatica, una dura lotta. Ma come tutte le fatiche, a qualcosa serve.
Saper giocare con la voce aiuta. Cantare aiuta. URLARE AIUTA. Parlare sottovoce aiuta. E questo è il gioco migliore per iniziare!

martedì 21 giugno 2011

SUI PIEDI, SUL GIRARE SU SE STESSI, SULL'AFFERRARE LE MANI ALTRUI

Uff.
Pensavo che le corse fossero finite con la fine della scuola dell'obbligo. E invece mi ritrovo ad affannarmi. Sempre più. Tanto da contare le ore e i minuti che mancano alla sera. Cenare coi bambini, lasciarli ai nonni e poi mettere le ballerine quelle comode, Stima. E scusa se il mio momento light è così in ritardo.


Le rondini volano basse sulla piazzetta. Non so se vogliano dire qualcosa, buona o cattiva sorte, bello o brutto tempo. E non m'importa. Semplicemente sono meravigliose da guardare. 
Intanto i musicisti accordano gli strumenti e le prime persone arrivano, piano piano.


Si comincia con un ballo in cerchio e non so i passi e guardo i miei piedi e cerco di imitare i miei compagni di ventura. Il tempo è sereno, l'aria della sera è fresca, si suda quel po', il giusto per essere contenti e per desiderare una doccia.
A letto bambini, lasciateci giocare un po' tra di noi, che così raramente ci prendiamo per mano, ci sfioriamo, ci caschiamo addosso. Sì, lo so che voi siete più bravi, noi abbiamo perso la dimestichezza, ci sentiamo un po' impacciati. Ma dateci un'ora e vedrete i bambini che siamo stati.


Questo è il mio ballo di benvenuto all'estate. Questo girotondo strano mi ha resa felice. 

venerdì 17 giugno 2011

I VENERDÌ DEL LIBRO ovvero ALBUM DA COLORARE PER GRANDI

Homemademamma, un libro per grandi che invidiano i piccoli.

L'ALBUM DA COLORARE
DEL MANAGER
di M. Hans, D. Altman, M.A. Cohen
(1961)


ecco il primo disegno che trovate:


altre massime a caso:

QUESTO E' LA MENSA DELLA MIA SOCIETÀ. A volte l'attraverso sorridendo agli impiegati. "Buongiorno, impiegati" dice il mio sorriso "sono uno di voi". Ovviamente non mangio mai lì.

QUESTO E' IL MIO TELEFONO. Ha cinque tasti. Contali. 1,2,3,4,5. Cinque tasti. Quanti tasti ha il tuo telefono? Il mio ne ha cinque.

e poi l'ultima, la migliore:

QUESTA E' LA MIA SCRIVANIA. E' di mogano. Le persone importanti hanno scrivanie di mogano. Anche le pareti del mio ufficio sono di mogano. Vorrei essere di mogano, anch'io.

giovedì 16 giugno 2011

DISEGNO SFUMATO CON GESSETTI ovvero PROGETTO DELL'UNO

Capitano dei giorni in cui l'Uno è in vena artistica. Sarà perché non ha più l'obbligo di stare seduto per più ore al giorno a scuola, o perché il tempo in questi ultimi giorni non è stato eccellente, ma tant'è... ha scovato un cartoncino e mi ha chiesto dei gessetti. Gli ho dato quelli sottili, non da marciapiede, ma da lavagna.
Lui si è seduto, ha preso una matita e ha disegnato una roba strana che poi ha ripassato con il gessetto...


Poi col dito ha sfumato. Poi ha preso il giallo e ha ripassato sopra lo sfumato.



Poi ha deciso che non era abbastanza sfumato per i suoi gusti, allora è andato al cassetto e ha tirato fuori un pennello e ha cominciato a sfumare con quello...


Infine ha picchiato i gessetti e poi una passata di sfumo e venivano fuori tipo delle stelle lontane nella galassia.


Poi i particolari con pennarello nero punta fine, quello gliel'ho scelto io.
Lo sapete, ormai, che a me piacciono le creature fantastiche e dunque me le sono fotografate. Lavoro senza parole. In un silenzio creativo. Dita molto sporche. E due nuovi amici.



Non mi ricordavo più quanto fosse bello il cartoncino......

martedì 14 giugno 2011

ALFREDINO E' CADUTO NEL POZZO ovvero SPECCHIARSI E AVERE PAURA

Più che ricordi netti, ho delle immagini soffuse. Dei profumi (il caffè dopo pranzo da mia nonna), dei suoni (il Gazzettino Padano alla radio), delle sensazioni tattili (quei giochi ad incastro dell'asilo, quelli con tante gambette molli ai lati e i buchi al centro). I primi ricordi sono legati a delle delusioni, quando le maestre dell'asilo appunto, negavano ad alcuni bambini il premio dell'ostia non consacrata, perché avevano messo a posto in modo meno veloce di altri e io ero sempre tra i lenti...
Oppure il primo giorno di scuola, con mio papà che per scherzare si era messo al banco e aveva fatto finta di incastrarsi e tutti ridevano e io con loro.
Ma prima, il 10 di giugno del 1981, tra l'asilo (si chiamava così allora) e le elementari, un bambino era caduto nel pozzo. E si chiamava Alfredo Rampi, Alfredino.


Ancora mi turba questa foto.
Ricordo perfettamente di essere rimasta impietrita davanti alle immagini. Ricordo di non aver capito bene cosa fosse successo. Questa foto continuava a passare e io pensavo che ehi, quel bambino ha la canottiera come la mia, blu a righe bianche, aderente. Ricordo una mamma china per terra che parlava e la voce debole di un bambino che aveva sete o fame, non so. Non capivo cosa aspettassero per farlo uscire da lì. O forse avevo paura di capirlo.
Ricordo che improvvisamente capii che la tv raccontava una storia vera, che nulla era finzione e che io guardavo nel buco esattamente allo stesso modo dei curiosi che passavano di lì. E anche questo mi fece paura.
Ricordo di aver pensato che quel bambino aveva la mia stessa canottiera bianca e blu, aveva i capelli come i miei, e anche le braccine magre, le ossa sotto il collo che si vedevano sempre nelle foto. Ero un po' io quel bambino caduto nel pozzo perché forse, oggi lo penso e non allora, è proprio vero che una cosa che accade ad un bambino, accade a tutti i bambini. 
Eravamo lì, in molti, a fare il tifo per lui e io l'ho sognato quel bambino per anni e anni. Ad un certo punto, probabilmente per aiutarmi, ho cominciato a vedere Alfredo come il protagonista sfortunato di una favola con la morale e per anni e anni ho avuto paura di correre su un prato, paura di cadere in un pozzo e di non uscire più.
Adesso ho 35 anni e penso al coraggio della madre e mi ammutolisco e m'inchino.
Alfredo era nato, come me, nel 1975.

lunedì 13 giugno 2011

ULTIMO GIORNO DI SCUOLA ovvero IO SO LEGGERE DA SOLO!

Sabato 11 giugno è stato l'ultimo giorno di scuola di Gnomo Uno.
Il primo, invece, è stato il 13 settembre, e avevamo iniziato così, con una foto di rito ufficiale:


e una ufficiosa:


e poi una merenda tutti insieme: alunni, genitori e maestri:


Sono passati nove mesi. La scrivania è partita ordinata ed è arrivata un casino. L'astuccio con le matite tutte della stessa altezza ora non si chiude più e il rosso manca da giorni. La merenda i primi mesi era "salutare": frutta, yogurt, torta. Alla fine ti buttavo dentro i craker che ritrovavo tutti spiaccicati a mezzogiorno. Gli avvisi subito firmati alla fine me li dovevi ricordare tu, Uno. 
Scusami, ma ero proprio stanca, non ce la facevo più. E il bollettino da pagare, e il grembiule da stirare, e i compiti da fare.... In effetti forse ero più io che aspettavo quel fatidico giorno di giugno.
Che abbiamo di nuovo festeggiato insieme: bambini, genitori e maestri...



Adesso leggi il topolino. Non mi chiedi più cosa c'è scritto e un po' mi dispiace e un po' sono contenta, perché spesso mi chiedi il significato di quello che leggi e da lì nascono nuove, amabili, discussioni.
Non zompetti più a destra e sinistra mentre fai i compiti, con una gamba appoggiata alla sedia e tutto il resto del corpo piegato verso la porta d'uscita di casa; ma stai seduto, al più dondoli le gambe, come fanno tutti i bambini che aspettano, e tu aspetti di riuscire a finire i compiti.
Adesso vuoi diventare uno scienziato, perché ti piace scienze. E un po' mi dispiace perché quando andavi alla scuola dell'infanzia volevi diventare un artista, un pittore. Ma un po' sono anche contenta, perché desideri imparare tutto del mondo che ti circonda e nulla ti sfugge.
Il mio momento light, Stima, è stato proprio sabato, quando mi sono accorta che la scuola primaria accompagna i bambini verso il mondo di noi adulti ad una velocità superiore rispetto a tutto quello che questi settenni hanno fatto prima. E' triste? No. E' malinconico, ma molti momenti light sono anche un po' malinconici....





venerdì 10 giugno 2011

INNESTI SOTTO L'ACQUA ovvero NIENTE CI FERMA!

E così al fin giungemmo al dì!
Per prima cosa mi preme dire che l'iniziativa è stata un vero successo, molte partecipazioni, molte blogger entusiaste per la meravigliosa idea di Cevì. Io e la Stima abbiamo solo aiutato, speriamo, a diffondere un modo concreto di vivere la propria realtà.
Bando alle ciance!
La preparazione:





e gli innesti:

Pensilina dell'autobus

Spazzatura
Aguzza la vista!

Polpo da città
Creatura che indica la buca delle lettere.
Aguzza la vista!
Ape millepiedi
Il Due non ha voluto innestare, ha detto che lo avrebbe fatto a casa, poi a casa s'è perso nel gioco... Rispetto la sua scelta, lui non capisce perché occorra innestare perché l'innesto è la sua realtà. D'altronde stiamo parlando di un bambino che va alla scuola dell'infanzia con in testa un casco da sci. In giugno.

Grazie a tutte!!!!!!!

Partecipano:
La Stima (naturalmente!! qui e qui)
La
La Pentapata
La Lu
La Mannalisa
La Owl
La Chiara da Lisboa!!!! (international innesto....)
Il Bimboverde
La Emily
La SuSter

giovedì 9 giugno 2011

SFIDANDO LA PIOGGIA

Ok, non perdiamo la speranza, disegniamo....


Poi tagliuzziamo, in fondo il tempo permette il lavoro di precisione seduti ad un tavolo (o anche sdraiati per terra, a ben vedere).
Ok, truppa facciamo la foto di gruppo e andiamo a innestare. Non vi preoccupate, siete belli. E cercheremo di mettervi in luoghi riparati....


mercoledì 8 giugno 2011

REFERENDUM DA INNESTARE!

Da questo blog, vi segnalo questi micro-volantini da tenere in borsa o nel portafoglio e da distribuire (a questo link la versione in A4):


oppure da 

martedì 7 giugno 2011

COME FARE UN PARACADUTE CON UNA RONDELLA

Lo ammetto: l'ho copiato. Spudoratamente. Lo dico, ah no! Non mi nascondo dietro una foglia di fico. Nel post qui, l'avevo detto che ci avrei scritto sopra ed eccomi ora a parlarvi del meraviglioso paracadute.

PARACADUTE CON
RONDELLA

Occorrente
Un sacchetto di plastica (leggera, tipo spazzatura da differenziata viola -giallo)
Rondella (3 cm diam.)
Filo 

Preparazione
Aprite il sacchetto e appiattitelo. Rovesciate un piatto e con un pennarello segnate la circonferenza sulla plastica. Poi tagliate il cerchio. E verrà così:


Prendete del cotone e tagliate 8 fili lunghi circa 40 cm e attaccate le estremità con lo scotch al disco immaginando un + e un X che s'intersecano, così:



Ora legare le estremità finali alla rondella.


Il paracadute è finito. Sì, ma si sa che per far aprire bene un paracadute, occorre piegarlo bene prima del lancio, ed è qui il vero segreto!
Dunque, piegare il cerchio a metà:


Poi ancora e ancora e ancora:

Infine arrotolate attorno al pacchettino i fili e la rondella così:


Il vostro paracadute è ora pronto al lancio. Con un gesto forte, deciso, mandate in alto sopra di voi il paracadute che in fase di discesa si aprirà e planerà leggero fino a terra.
Massimo divertimento e attenzione ai vetri delle finestre del vicino!

P.S: Le foto sono brutte e il paracadute fotografato è strausato! Stasera non ce la posso fare.... 

lunedì 6 giugno 2011

IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO

Tra sabato e domenica l'Uno ha dormito in palestra, con i bambini che fanno basket in quella società sportiva. 63 bambini e gli istruttori. Prima hanno cenato insieme, poi hanno visto un "cinema sul basket", poi hanno ballato, poi hanno fatto la lotta dei cuscini e infine hanno giocato alle ombre con le torce.
La mattina hanno fatto colazione (Allenatrice a me: "L'Uno s'è svegliato e m'ha detto che voleva il latte col cioccolato e i cereali e io gli ho detto - Subito Mylord..." Io: "..."), e poi hanno giocato bambini contro genitori:


Infine pizza tutti insieme (140). L'Uno aveva le occhiaie fino al mento. Poi alla fine della kermesse, c'è stata la premiazione dei più meritevoli, e lui se l'è presa non essendo stato premiato. E dunque mi è partita la paternale, anzi no, la maternale sul merito, sull'impegno e via discorrendo.


E lui non se ne faceva una ragione: "Ma se io ho fatto più assenze era perché ero malato, non perché non mi sono impegnato". Cavoli. E adesso?
"Ma non si misurava solo quello, anche il rendimento..." dico io in difficoltà. 
Lui restava zitto, e ascoltava sconsolato. Dopo il ritorno a casa, la doccia e una giocata in cortile (i bambini NON sono esseri umani, lo sapete vero?). Abbiamo fatto il discorso serio, quello difficile, quello in cui bisogna cominciare a riconoscere che non in tutti i campi loro sono i più bravi, e che, questo è il punto dolente, anche se s'impegnano, non è detto che tutti i loro sforzi li ripaghino con successo.


Premesso che l'Uno non s'è ammazzato di basket quest'anno palleggiando anche mentre mangiava, ma che ha finito degnamente un anno saltando quattro allenamenti e per uno che passa da un interesse all'altro con troppa velocità, è già un grande successo.
Il nocciolo della questione è che l'impegno deve essere fino a se stesso e che le risorse per continuare le dobbiamo cercare dentro di noi. Aspettare un riconoscimento non è la strada giusta. Ma quanto è difficile per me adulto accettare questo pensiero? Quanto mi arrabbiavo quando faticavo sul latino che gli altri traducevano senza dizionario? Quanto c'è voluto per capire che non avrei giocato come professionista a pallavolo? 
Lo sport, tra i molti pregi, ha anche quello di anticipare in modo molto delicato, certi temi forti che poi ritorneranno nella vita. E poi che bello è il basket? (scusate, ma dopo 30 anni, siamo in finale. Uao.)

domenica 5 giugno 2011

EUREKA! ovvero MAMME C&F MI E' ARRIVATO IL PREMIO!!

Il pacco in arrivo da natiperdelinquerandia alfin giunse, nonostante il caos nelle poste, causa di tutti i mali (così mi dissero), sabato dopo un'interminabile coda, ho potuto ritirare il mio prezioso pacchetto, splendido regalo seguito a questo mio post....


Grazie C!! Grazie F!! 
Domani sera vin brulè per tutti, che tanto il tempo lo permette.....

sabato 4 giugno 2011

SUGLI INNESTI CASALINGHI ovvero I BAMBINI SONO AVANTI

Ripensando all'iniziativa dell'innesto, nata qua e ripresa da me e da Stima per un innesto coordinato, e mi sono detta che forse quest'iniziativa piace tanto, tantissimo a noi grandi, perché ci vediamo la cooperazione (tutti a preparare i disegni) e poi la festa (allegramente in gita in città ad appiccicare) e poi l'ebbrezza della regola infranta (ho già in mente dove metterli.... ). Tutte cose che i bambini fanno spesso, anzi spessissimo.

Innesto 1
Io intellettualizzo, mi scervello, e loro sono lì che creano. Io li zittisco: un momento che devo fare questa cosa con la Stima! E nel frattempo loro creano all'interno degli spazi della noia (oh, grazie noia che esisti!)

Innesto 2

Innesto 2 - particolare
Innestatore al lavoro
Cooperare, correre, infrangere le regole per portare un nuovo valore al nostro grigio reale.



Quadri in mostra del Due.
La loro mostra è nata in completa autonomia. Io e il Tre dormivamo della grossa. Il K. leggeva. E loro infrangevano, correvano e cooperavano.

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