giovedì 5 marzo 2015

IL RAGAZZINO LUMACA ovvero SUGLI IRRAZIONALI PENSIERI DI UNA MADRE

In un primo pomeriggio soleggiato di marzo, una madre e un ragazzino di quasi undici anni sono appoggiati al calorifero tiepido. Il sole li abbraccia. Fuori soffia un vento forte, impetuoso.
Anche loro si abbracciano. Non si sa chi abbia abbracciato per primo, perché a volte tra le persone che si vogliono bene, succede che ci si accolga vicendevolmente tra le braccia all'unisono.
E allora alla madre viene voglia di dare un bacio a quel bambino grande e succede che glielo dia. Sul naso. E il ragazzino, non si sa se per il piacere o se per assaporare quel momento, ritira la sua testa nelle pieghe del maglione di sua mamma. E la mamma, che in quanto tale assapora ogni passaggio e cerca di ripeterlo all'infinito, gli ridà un bacio sul naso e di nuovo lui si ritira.
Ma nel silenzioso tepore che si spande da dietro i vetri della grande finestra, all'improvviso il ragazzino alza gli occhi sulla madre e le dice:
"Faccio come le lumache. Mi ritiro quando mi tocchi"
E alla madre viene da ridere, e ride. Perché quell'immagine lì, di lei che tocca le antennine di quel suo figlio che si ritira, le dà un immenso piacere.
E lei non sa perché, ma si ritrova a pensare che è proprio bello stare con questo piccolo uomo. E anche pensa, in modo del tutto irrazionale, che tutte le volte che lo ha visto giocare con le lumache, inseguire le coccinelle mettendosele sulla pancia nuda, scavare buche nel giardino, infangarsi le scarpe per giocare a ce l'hai, tutte queste cose... riemergono in lui.
E poi, sempre la madre, si ritrova a pensare che forse anche tutti i libri che gli ha letto centinaia e centinaia di volte, e le storie che lei ha inventato per fargli mangiare il passato di verdure.... tutta, tutta questa roba che lei ha fatto, a lei oggi in quella frase lì della lumaca, sembra riemersa.
E così la madre si dice che è servito. Fare tutta quella roba lì per il proprio figlio è servito. E non nasconde a se stessa che molte volte è stato un piacere ed altrettante una noia. E nemmeno nasconde a se stessa che tutta quella bella roba lì, in quel momento lì abbracciati, vicini al calorifero tiepido, accolti dal sole di marzo, tutta quella roba lì è riemersa anche per inondare lei. E lei è felice.



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