giovedì 22 settembre 2011

BANDO ALLE CIANCE ovvero LIBERI DI LEGGERE 2!

Ok. Calma. Fare quadrato. Erigere muri. Proteggersi dalle tempeste.
Ma anche sbriciare fuori. Respirare. Osservare il cielo terso. Osservare il cielo terso.........

Siamo ripartiti. Da lunedì l'avventura di Liberi di leggere è riapparsa nel parchetto comunale. Questa volta l'associazione genitori fa solo il lavoro bello: mettere i libri, raccontare storie, proporre merende. Per il resto (la pecunia per affittare la casetta) ci pensa il comune. Oh!



Sì. La metto extra-large la foto, perché a me 'sta casetta riempie il cuore.
E la casetta, martedì pomeriggio alle ore 17 era così:



E fuori c'erano altri bambini, alcuni che andavano in altalena, prendevano un libro, ritornavano sullo scivolo, andavano a fare merenda, un andirivieni giocoso.
Mercoledì lettura animata (grazie mamma S.!!), plaid e merenda che non è bastata! Tanti erano i bambini che accorrevano.
Domani si fa il bis: due maestre della materna animeranno una storia e via a bere succhi e a mangiare pane e nutella.
E il cielo rimane terso.

Ehi, Paola, sempre di libri parlo, no?!

martedì 20 settembre 2011

CAPPUCCETTO 2011

Ero al bar questa mattina. Avevo un lavello da lavanderia nel baule della mia macchina. Indossavo una felpa nera, con cappuccio, perché questo vento non mi piace. Sorseggiavo il solito con le amiche e al solito si parlava di scuola.
All'improvviso è squillato il telefono.
Non son mai buone notizie alle otto e mezzo del mattino. Era mia mamma:
"MiV, vai dalla nonna questa mattina. Mi ha chiamato che non sta bene, non riesce ad alzarsi dal letto".

Per un attimo, un istante piccolo, una frazione infinitesimale di secondo ho pensato: "No!! Ho il lavello da portare, i vetri da pulire, la spesa da fare!".
Poi strisciante mi è salita l'angoscia. Devo correre da lei, mi dicevo, inquieta. E così mi sono lanciata, il lavello dondolante in macchina e la benzina in rosso.

Ho le chiavi, non le uso quasi mai. Suono sempre di solito, perché mi piace che lei dica: "Chi sarà venuto oggi a trovarmi?". Ma oggi è diverso. Dunque apro e entro.

Già non trovarla in poltrona mi metteva a disagio. Eccola là, distesa, nel letto.

"Nonna sono io". Le dico piano. Lei apre gli occhi. Che occhi piccoli hai, nonna. Lei mi riconosce e comincia subito a dirmi e a scuotere la testa.
"Aspetta nonna, prendo la sedia". E mi accascio al suo fianco.
Quanti lupi abbiamo già cacciato, nonna! Quante volte mi sono seduta al tuo capezzale? Cambiavano le stanze, cambiava il mondo intorno, i nostri visi erano diversi, ma io e te eravamo quelle, le stesse di oggi, martedì 20 settembre.

Quei quaranta centimetri che ci dividono sono quello che più ci unisce. Il nostro parlottare fitto, il nostro reciproco sostegno, la nostra lacrima facile, il nostro sguardo sui bambini.
Sì, i bambini stanno bene e la casa procede. Stasera ti porto la minestra, faccio un passato di lenticchie che sfido chiunque a non mangiarlo.

Non ci servono cacciatori, nonna. Adesso abbiamo imparato come si fa a difenderci dai lupi. Tu non ti preoccupare, alzati e bevi il té. Al resto ci penso io.

giovedì 15 settembre 2011

SUGLI ACRILICI, LE RESINE E I FIORI DI BACH...

Ho il ferro basso. Ho il basket che comincia. Ho i quaderni da comprare. Ho le pile da stirare. Ho Gnomo Tre con la febbre. Ho la spesa da fare. Ho i modelli da compilare. Ho una casa da finire. Ho un bagno da rifare.


Abbiamo pensato di fare i bagni con le resine. Fondo di resina, acrilico, e protezione. Il risultato ci è piaciuto. Gnomo Uno ha detto che quando entri nel bagno blu sembra di essere nel mare...




Mentre il bagno rosso, visto che il nostro amico architetto l'ha soprannominato "tramonto maremmano", adesso tutti noi lo chiamiamo così.
Abbiamo avuto però un piccolo problema e il bagno dopo pochi giorni ha preso la gastroenterite ed è diventato verde, come la mia bile (almeno di quel colore la immagino...).

E via di nuovo a rifarlo. Abbiamo anche dovuto rifare il pavimento in sala e in cucina, per altri motivi. La grandine ci ha segnato la grondaia. Le lumache hanno strisciato tutta la facciata (ma perché andare a vivere in campagna, vero Penta?!). E via discorrendo.

Ma io ho la mia arma segreta. Si chiama Rescue Remedy. 5 gocce e il tramonto da post-nucleare torna maremmano. Non sono funghi allucinogeni, sono fiori di Bach. Grazie Bach che li hai inventati. E con quel cognome lì, non potevi sbagliare.
Il Rescue che uso adesso è la stessa boccetta di quando ho fatto il terzo cesareo e mentre il Tre usciva l'ostetrica mi rifilava le magiche 5 gocce. 

Come vedete non lo uso spesso e considerate che al parto ne avrò fatto fuori mezza boccetta...

lunedì 12 settembre 2011

FRICCHETTONI MODELLO 2011

Dal 1987 a Canzo (CO) c'è la BioFera, cara Stima. Dal 1994 io e il K. non la perdevamo. Allora il bio non era così trandy. La fiera era piccola, ma annusavamo già l'originalità e la vastità e la profondità di tutto ciò che sottendeva.
Poi è arrivato l'Uno e abbiamo cominciato a perdere colpi ed edizioni, anche perché, nel frattempo il bio-equo-social, esplodeva in tutte le sue forme e di fiere su questo settore se ne vedevano da tutte le parti.
Poi è arrivato il Due, e ciao ciao BioFera. Fino a sabato, quando siamo stati invitati a tornarci, e noi felici abbiamo accettato di buon grado.



Il bello di questa fiera è che è varia. C'è pane, formaggi delle valli, scarpe in pelle, giocattoli in legno, creme per il viso, tamburi, persino abbiamo visto, finalmente, com'è fatto un acciarino e il ragazzo che li vendeva (!!) ci ha fatto vedere come si accende un fuoco partendo da pietre e ferro.


I personaggi che espongono sono i più vari. Dal ragazzo rasta che fa la ceramica Raku (sì, la zuccheriera l'ho comprata...), al monaco piemontes-tibetano che suona il gong nel battistero (io ve lo consiglio, un'esperienza veramente forte), al vecchietto bergamasco con la barba fino alla pancia che intaglia gnomi nei tronchi.
In effetti ridurla al bio è svilirla.


Abbiamo anche provato l'ebbrezza di salire su una giostra a pedali! Il papà era così contento di questa giostra....


Abbiamo fatto il dentifricio con l'argilla che basta per i prossimi vent'anni....


Abbiamo comprato la casetta per i pipistrelli per la nostra nuova casa...


... e ci hanno regalato quella per le coccinelle, da mettere sul davanzale...

E' stato bello. Non c'è un clima da quanto siamo belli e bravi. C'è un clima disteso, in fondo siamo in mezzo ai monti, quelli di Leonardo, quelli che ti aprono il cuore. Forse un po' di supponenza, quella sì. La supponenza di chi dice, hai visto? E' da vent'anni che lo dico!! Questa è la strada. 
Io ci credo.


sabato 10 settembre 2011

KIT PRONTO SOCCORSO INSEGNATI ovvero E' DURA ANCHE PER LORO...

Quel pozzo senza fondo di idee che è la Paola di Homemademamma, questa settimana ha linkato su FB una meraviglia, tra le tante. E io l'ho subito copiata e riadattata al nostro imminente primo giorno di scuola.

KIT DI SOPRAVVIVENZA PER MAESTRE

L'idea originale  proviene da questo blog. Io l'ho rivisitato in chiave scuola materna e scuola elementare. Un piccolo regalo per i nostri insegnanti, da consegnare lunedì. Per iniziare col piede giusto, perché, si sa, noi la scuola pubblica la amiamo.

Occorrente:

una scatoletta porta-chiodi

Brico: €4.80 (una delle più belle, si trovano anche a meno)
Vari oggetti da cancelleria.
Io ho messo:
- barretta energizzante
- cerotti
- elastici colorati
- caramelle sugar-free
- post-it (amore della mia vita!)
- bianchetto
- etichette
- nutella con bustina di camomilla

e.......



- sacchetto anti-panico!


Infine le etichette:

Etichetta laterale
e quella sul fondo:
... per maestre di scuola materna...
... per insegnanti delle elementari....

TA DA!!


Ecco il mio Back To School, MammaFelice!!


e....


Buon inizio piccoletti.
Buon inizio maestre e maestri.

mercoledì 7 settembre 2011

BUIO IN SALA ovvero THE ASOCIAL SOCIAL NETWORK

Care mammeF&C, io sono ripartita. Spaparanzamento sul divano e via di film.

THE SOCIAL NETWORK


Lui, il regista: nei film sono un po' come con gli amici. Se uno mi entra nel cuore poi è difficile estirparlo. Di Fincher mi sono innamorata con Seven. E da allora guardo tutto. Perché lui il talento ce l'ha, eccome.

Lei, la trama: dai, godiamo un pochetto del fatto che il patron di FB sarà diventato miliardario a 23 anni, ma ha pagato. Eccome. E costatiamo, amaramente, che a certi livelli il gioco si fa duro e non ci sono straricchi puri ed innocenti. Non ci sono.

Lui, l'attore: GASP! Io Zuckerberg me lo immagino proprio così. Due sorrisi in due ore. La faccia di quello che è lì ma sta già pensando al dopo.

Loro, le riflessioni post-visione: quest'estate, per una serie di coincidenze, ho letto un po' di cose sugli hacker, sui ragazzi che nascono e vivono di computer, sui vari Assange in giro per il mondo, soprattutto ho approfondito grazie a quella meravigliosa rivesta che è Internazionale, che purtroppo riesco a leggere solo in vacanza.
Le loro vite non sono il ritratto della felicità: adolescenti chiusi in cameretta per 24 ore di fila con il monitor che illumina la stanza. Relazioni che si risolvono all'interno di quei cavi e che sì, li porta all'attenzione internazionale, per poi però non sapersi più relazionare con la realtà.
 Dunque, cara mammainverde, non sentirti più in colpa perché tuo figlio di sette anni ancora ti chiede come si spegne un programma, non diventerà un programmatore multimiliardario, ma probabilmente sarà più sereno. 

PS: il giorno dopo, mentre accedevo a FB, qualcosa è cambiato dentro di me. In fondo era anch'io un personaggio di quel film, e un po' mi ha infastidito.

lunedì 5 settembre 2011

RIASSUMENDO ovvero DETOSSING UEB

Mi dicono che quando pensi di non poter fare a meno di un cibo, allora ne sei intossicato. Io circa 15 anni fa andavo dentro e fuori dai pronto soccorso, finché ho incontrato una persona che ha capito che non avrei più dovuto mangiare latte né derivati per un bel po' (5 anni!), ma soprattutto che aveva capito che chi cura deve ascoltare, far parlare, osservare, e poi prescrivere, eventualmente.
Giugno e luglio il blog mi aveva assorbita troppo, faticavo a staccarmi, e anche nei primi giorni di agosto, grazie al telefono, controllavo, sbirciavo, leggiucchiavo. No, mi sono detta. Mi sono di nuovo intossicata. E così ha abbandonato un po'. Non ho letto, non ho aperto la connessione. Mi sono disintossicata e ora ho più voglia e più forza di prima per ricominciare.

Cosa abbiamo fatto noi quest'estate?
Da fine luglio abbiamo fatto molti piscina-party:


Poi ad agosto siamo partiti per la montagna. Un freddo bestia. 6 gradi la mattina. Felpa tutto il giorno. Diciamo che non è proprio il mio clima ideale...


Finalmente è giunto il momento del mare e così siamo andati nella città dove i gabbiani non mangiano solo i pesci.


Infine, gli ultimi giorni, siamo andati a vedere la mitica Torre di Pisa, su insistenza, ma molta ma molta insistenza di Gnomo Uno. Siamo partiti con 28 gradi e siamo arrivati in quel di toscana sui 37. Avete presente quella simpatica settimana di inferno bruciante? Noi eravamo su quei gradini lì.


Su venti metri di scalini cerano almeno 15 nazionalità diverse. 
Dopo tutta 'sta fatica, ci hanno detto che i bambini sotto gli otto anni non possono salire sulla torre. Abbiamo guardato in faccia il nostro settenne, il nostro quattrenne e il nostro unenne e abbiamo detto loro: ehi ragazzi, c'è un'ottima notizia!! Dobbiamo per forza tornarci a Pisa. 
Ma io e K. volevamo morire.
Comunque è stato divertente, soprattutto vedere tutti quei turisti che fanno finta di tenere su la torre:


E ora? Loro per fortuna hanno voglia di tornare dai loro amici. E io e K. abbiamo un trasloco che ci fa impazzire. Il lavoro che incombe. E ho pure gli occhiali che hanno subito uno "shock chimico" (!!) e ci vedo come mia nonna con la cataratta. Ma ce la possiamo fare. Certo che sì. In fondo vedere un po' sfuocato a volte può migliorare le cose.
Buon rientro a tutti.

lunedì 8 agosto 2011

SGUARDI DI CUORE ovvero SULL'INTIMITÀ

Ho pensato per anni che il cinema fosse il mio strumento. Mi sono laureata in storia del cinema, ho seguito master in produzione televisiva, ho fatto corsi su teoria e pratica del documentario. Ho sempre pensato che l'occhio fosse il mio motore.
Quando riflettevo su questo, pensavo anche che molti sguardi dal cinema non erano descritti. Tipo quelli della vicinanza. Quelli della fisicità nel suo aspetto più ampio e seduttivo. Quelli del fiato sulla pelle. Quelli del contatto.


L'essere genitori regala tanto sguardi così. E' un mondo fatto di carezze, di respiri, di vicinanze. 
A me accade spesso, soprattutto ultimamente con Gnomo Due. L'Uno è troppo impegnato a essere un bambino grande, il Tre è troppo impegnato a imparare cose nuove. Mi rimane il Due, che ogni tanto si avvicina, mi dice: "Mi prendi in braccio?". E io mi accomodo. E lui si accascia su di me.


Stiamo così per un po' di minuti e io me lo studio. Cerco di imprimere in me quei tagli di sguardo, così diversi, così strani. Cerco di fermare quel respiro calmo e profondo. Abbasso le difese, mi rilasso e ascolto.


E mentre sono lì mi dico anche che non c'è nulla di più intimo di quella vicinanza. L'intimità con una persona non si esaurisce nella nudità o nella parola. E' soprattutto questo contatto che rende un rapporto intimo, sia esso una carezza, un abbraccio, un bacio o un corpo abbandonato sull'altro nel sonno.
Grazie Gnomo Due che mi regali tanti momenti così, che ti accasci e ti raggomitoli su di me.


Oggi è il tuo compleanno. "Quanti ne compio mamma, così?". "Sì così.". Sì, così.
Abbiamo festeggiato nel tuo paradiso, coi tuoi amici. 
Sono bastate poche caprette.


E una collinetta erbosa dove rotolare. 


Col sacco o senza. Il bello era l'ebbrezza della vertigine che si ha quando si scende e quando, ubriachi, ci si rialza.

E' il nostro periodo, tenero BDGO e me lo tengo stretto.
Auguri.

giovedì 4 agosto 2011

DA CASETTA o DA LAVORO? CHE BAMBINO AVETE?

Quando Gnomo Uno aveva due anni e aveva il privilegio di essere figlio unico, io e K. ci concentravamo molto sulla sua osservazione in contesti diversi da quello casalingo. E' sempre stato un bambino faccia di bronzo. A due anni e mezzo, in montagna, aveva visto una motoslitta e voleva assolutamente salirci. Io, un po' spazientita gli ho risposto di andare dal proprietario e chiedere. Lui è andato. Ha chiesto a un signore lì vicino alla moto. Il signore si è allontanato mentre Uno diligentemente aspettava. E' uscito un carabiniere, era la moto dell'arma... Ha preso Uno, l'ha messo sulla motoslitta, hanno fatto un giro di 30 secondi. L'ha riposato giù e l'Uno impassibile è tornato da me: "E' stato molto bello mamma".


Al mare a due anni, l'Uno era sempre nella casetta plasticona adagiata sulla sabbia a giocare. Faceva molti bagni, sì. Ma poi... secchiello? No! Paletta? Ma và! Casetta. Si rintanava e cominciava a costruire la banda della casetta, con il suo discorso veloce riuniva bambini e questi cominciavano a giocare e la base era quella.
Diventando grande, le sue tane sono cambiate. Quest'anno il suo mondo era nella duna. Si trovava con gli amici, costruiva capanne con i rami trasportati dal fiume, staccava foglie per far finta di mangiare, sistemava gli alberi in modo da creare l'ombra. Da mattina a sera. Di nuovo una banda. La banda della Duna.


Gnomo Due, l'Homo Faber, è un Costruttore. Fin da piccolissimo ha adorato la spiaggia perché aveva così a disposizione un elemento dalle mille possibilità costruttive. Delle cose con la sabbia asciutta, altre con quella bagnata-media e altra ancora con quella bagnatissima. Milla variabili: sabbia + acqua. Sabbia + legnetti. Sabbia + conchiglie.....
Prendete il Due dategli un secchiello e una paletta. Prendete la Recherche di Proust e leggetela. Tutta, tanto lui non vi disturberà.


Ogni tanto il Due va nella Banda delle Dune. Ma per lui il gioco di ruolo va bene per un quarto d'ora, poi va in fibrillazione. E torna a lavorare. Lui è il Bambino Costruttore che si trova molto bene con altri Bambini Costruttori. I loro non sono discorsi come quelli delle Dune tipo: quanti anni hai? Che sport fai? 
Loro parlano solo per problematiche tecniche: ma il ponte regge? Vai a prendere l'acqua! Se facciamo una strada che arriva da là?
Poi arriva il mare, mangia tutto. Loro si salutano e vanno in campeggio.



E il Tre? Non so. E' troppo piccolo. Per ora passa il tempo cercando di affogare in mare, visto che si butta a capofitto nell'acqua. Farà parte di una terza categoria? Il Bambino dell'Acqua? Il Bambino delle Alghe fra i Capelli? Il Bambino Pesce? Il Bambino Mani Cotte? 
Per ora sta lì, sul bagnasciuga. Si mangia un po' di sabbia. Si sporca le mani, le lava, poi le risporca, poi le rilava. Felice.

lunedì 1 agosto 2011

AUGURI, MAMMA.

Nonostante sia tornata, il ritmo estivo mi blocca. O meglio. Non ho più voglia di correre, ho solo voglia di fermarmi. Seduta, magari anche a fare il punto croce per la bavaglina di Gnomo Due, per settembre. E questo è il perché sono tornata e sono subito sparita.
Oggi mia mamma compie gli anni.
Riflettevo così, tra me e me questo pomeriggio mentre ero sul terrazzo dei miei e guardavo i miei figli  giocare, dopo essere stati tutta mattina da lei. Pensavo che se non avessi avuto lei (e mia suocera, ma la storia è un po' diversa, ca va sans dire....) non avrei fatto tre figli.

Nonna con crema anti-cadute incorporata,
ovunque noi siamo, lei ce l'ha.

E' una lunga storia la nostra, dura da trentasei anni. Io sono la sua unica figlia femmina, ultima di tre per giunta, e per questo un po' la invidio. A dire il vero da figlia non è mica così semplice la questione, in fondo i suoi nodi al pettine sono un po' anche i miei mentre con i miei fratelli la questione è diversa. 
Com'è mia mamma?
Un casino. No, nel senso che non basterebbe una sciatta paginetta per descriverla. 
Direi che la prima caratteristica è che non si ferma mai, è sempre in movimento, lei cammina. Muoversi, spostarsi da un posto all'altro la fa stare bene. E' inafferrabile. Le sue foto sono poche perché le odia, ma anche perché non riesci a beccarla ferma. Oppure se è ferma, tu sei stesa. 
E a braccetto con l'essere in movimento ci sta l'essere anima in pena. Lei mi ha regalato questo simpatico gene, l'essere anima in pena e il vivere male la stasi. Certo, nel passaggio da lei a me il piccolo gene deve aver perso un po' di verve, perché io comunque sto più al mio posto...

Nonna camminatrice. Al mare? A piedi! Magari nel paese vicino: 6 km.
E se è riuscita con Gnomo Due...

Io gongolo un po' di avere una mamma così, perché in fondo mi piace. Il lavoro non la scoraggia. Da quando andava a prendere legna con la carriola all'età di Gnomo Uno, fino a ora, quando le lascio tutti i pargoli e lei organizza una gita con due bici + passeggino a chilometri di distanza da casa. 
Non ha avuto una vita facile, però mi dico, c'è stato qualcuno nato a ridosso della seconda guerra mondiale che abbia avuto vita facile? L'ambulanza le ricorda le sirene di guerra. Si è fatta Roma-Milano a quattro anni sotto un bombardamento.
Ehi. Non ha un carattere facile. Con orgoglio guarda il Due e gli dice che loro sono del segno del leone e sì, ruggiscono, ma non so perché della famiglia sono quelli ai quali guardo con più tenerezza. 
Quando ero piccola lei lavorava molto. Ho sentito la sua mancanza? Sì. Si può dire che i miei ricordi d'infanzia siano legati molto a mia nonna. Ricordo il giorno in cui si è dimenticata di venirmi a prendere all'asilo. Io con le suore, seduta, in silenzio, con la valigetta in mano. Ho sofferto e per anni quell'episodio è stato il mio vessillo contro di lei. Per tutta l'adolescenza. Ci siamo scontrate. Tanto.
Un amico quando è nato l'Uno mi ha detto: ricorda, le età dei figli si sviluppano a settenni. 0-7 anni: meravigliosi. 7-14: cominciano a essere poco simpatici. 14-21: tragedia internazionale. Dai 21 ricomincia la quiete. Il mio percorso è stato quello.
Adesso, quando mi capita di guardare l'orologio e di accorgermi di essere in ritardo per la scuola materna, la comprendo. E' inutile, diventare genitori, ti fa smettere di essere figlio. 

Avere mia mamma tra i piedi a me tranquillizza. Perché molte cose, negli ultimi anni, le ho passate indenni grazie a lei. In primo luogo quel capovolgimento totale che è l'avere dei bambini. Con la nascita di Uno io sono un po' andata a pezzi. Lo sapevo, lo sentivo, ma non riuscivo perfettamente a raccontarlo. E dunque mi sono adagiata su di lei. Uscivo la mattina di casa e andavo da lei fino a sera. Mi faceva dormire, mi dava da mangiare. Sono cose semplici. Sì, cavolo! Sono cose da mamma. Semplici.

Ma oggi, il giorno del suo compleanno, con lei un po' offesa perché il tempo è un nemico inesorabile, vorrei usare questa pagina per darle il regalo che oggi non le ho fatto. 

Non ricordo precisamente l'anno. Io avevo circa 15-16 anni. Era luglio. Avevamo la Fiat Tipo grigia. Lei mi ha preso. Abbiamo caricato una valigia leggera. E siamo partite. Dove andiamo? Ci diciamo. In toscana. E dove se no. Dove madre e figlia in fuga a luglio possono andare? 
Ricordo ogni attimo di quei quattro giorni meravigliosi. Ricordo i ristoranti dove pranzavamo, sotto i pergolati, con i vigneti ai nostri piedi. Ricordo le colazioni con le torte. Ricordo che avevamo sempre il tettino della macchina aperto. Ricordo i vestiti, gli odori e la sensazione così decisa di non voler fermare la macchina, di continuare a viaggiare fino alla fine dell'Italia. Quello è stato  un passaggio, l'inizio di un riavvicinamento. Il momento perfetto di fusione di intenti e di sentimenti.

Come da manuale nei rapporti tra madre e figlia. Come abbiamo rimesso piede nella nostra brianza, non abbiamo mai riparlato di quel viaggio. Ne son successe di cose dopo. Tante, tantissime. Abbiamo di nuovo litigato, di nuovo ci siamo allontanate per poi ritrovarci. Ma quei quattro giorni sono spariti dai nostri discorsi, dalle nostre parole. 
Perché i figli, adesso lo so, sanno bene dove colpirti. E l'episodio dell'asilo è ancora lì, dentro di me. Ma basta che io apra quell'altra porta e noi siamo lì, io e lei. Felici. Sì, felici. Cavolo, non è sempre così semplice, vero mamma?
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