lunedì 6 giugno 2011

IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO

Tra sabato e domenica l'Uno ha dormito in palestra, con i bambini che fanno basket in quella società sportiva. 63 bambini e gli istruttori. Prima hanno cenato insieme, poi hanno visto un "cinema sul basket", poi hanno ballato, poi hanno fatto la lotta dei cuscini e infine hanno giocato alle ombre con le torce.
La mattina hanno fatto colazione (Allenatrice a me: "L'Uno s'è svegliato e m'ha detto che voleva il latte col cioccolato e i cereali e io gli ho detto - Subito Mylord..." Io: "..."), e poi hanno giocato bambini contro genitori:


Infine pizza tutti insieme (140). L'Uno aveva le occhiaie fino al mento. Poi alla fine della kermesse, c'è stata la premiazione dei più meritevoli, e lui se l'è presa non essendo stato premiato. E dunque mi è partita la paternale, anzi no, la maternale sul merito, sull'impegno e via discorrendo.


E lui non se ne faceva una ragione: "Ma se io ho fatto più assenze era perché ero malato, non perché non mi sono impegnato". Cavoli. E adesso?
"Ma non si misurava solo quello, anche il rendimento..." dico io in difficoltà. 
Lui restava zitto, e ascoltava sconsolato. Dopo il ritorno a casa, la doccia e una giocata in cortile (i bambini NON sono esseri umani, lo sapete vero?). Abbiamo fatto il discorso serio, quello difficile, quello in cui bisogna cominciare a riconoscere che non in tutti i campi loro sono i più bravi, e che, questo è il punto dolente, anche se s'impegnano, non è detto che tutti i loro sforzi li ripaghino con successo.


Premesso che l'Uno non s'è ammazzato di basket quest'anno palleggiando anche mentre mangiava, ma che ha finito degnamente un anno saltando quattro allenamenti e per uno che passa da un interesse all'altro con troppa velocità, è già un grande successo.
Il nocciolo della questione è che l'impegno deve essere fino a se stesso e che le risorse per continuare le dobbiamo cercare dentro di noi. Aspettare un riconoscimento non è la strada giusta. Ma quanto è difficile per me adulto accettare questo pensiero? Quanto mi arrabbiavo quando faticavo sul latino che gli altri traducevano senza dizionario? Quanto c'è voluto per capire che non avrei giocato come professionista a pallavolo? 
Lo sport, tra i molti pregi, ha anche quello di anticipare in modo molto delicato, certi temi forti che poi ritorneranno nella vita. E poi che bello è il basket? (scusate, ma dopo 30 anni, siamo in finale. Uao.)

5 commenti:

  1. Ieri sera dopo la batosta dell'Armani ho proprio pensato a te e mi sono chiesto se ne fossi a conoscenza... grazie per la risposta! :-)

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  2. Eheheheheh!!! Non sapevo che fossi un patito... Dai, è andata così... Adesso andiamo a Siena, perdiamo, ma siamo contenti lo stesso...

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  3. Infatti il mio pensiero è stato proprio quello visto le ultime due finali con Siena: ci risparmiamo l'ennesma batosta. Dispiace un po' per il grande vecchietto Dan.

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  4. Lo sport educa, eccome se educa!

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  5. fare sport non va visto come l'unico modo di (ri)educare i nostri figli; il tuo modo di vedere la vita, il tuo esempio, le tue scelte, sono corollari di quello che un istruttore e una società sportiva danno a livello fisico ed emotivo. io sono molto coinvolta per aver fatto sport e per averlo seguito e credo ci siano da approfondire diversi argomenti. credo che possa starci anche una piccola delusione, tuo figlio saprà reagire e saprà capire il fatto di non essere arrivato primo: i bambini ci stupiscono sempre :-)

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