Uno ha 10 anni.
Gli piace leggere fumetti e disegnarli. Gli piace la wii, nuotare, andare a casa degli amici. Non vede l'ora che arrivi sabato sera per vedere il cartone lungo. Porta il 37 di piede. Ai parchi divertimento fa tutte le montagne russe senza timore, ma non entra nel castello dei fantasmi.
Risponde male a volte, soprattutto ai suoi fratelli. E quando glielo faccio notare mi guarda un po' smarrito, come se fosse appena tornato da chissà dove. Soffre un po' per le sue amicizie. Ascolta le audiostorie dei fratelli Grimm. Sbuffa se deve fare i compiti ma mi dice che scrivere è la cosa più bella del mondo.
A luglio è successa questa cosa.
Andiamo ad un incontro col CAI per la preparazione ad un'uscita. E' pomeriggio, siamo io, Uno e il piccolo Tre che naturalmente si addormenta tra le mie braccia mentre gli altri parlano di moschetti, giacche a vento e corde. E' caldo, in realtà forse è la giornata più calda di tutto luglio (non che ce ne volesse...). Finisce l'incontro e ci accingiamo ad andare. Chiedo aiuto a Uno.
"Mi prendi le borse, così io tengo il braccio Tre?"
"Sì!" risponde lui prontamente e si carica addosso due borse della spesa più la mia borsa personale. E così carichi ci incamminiamo.
Ci precede di pochi passi una ragazzina del gruppo Cai. Avrà 14 anni. E' accompagnata da sua mamma. E' molto carina. Capelli annodati, camicia, gonna corta. E guardo quella coppia davanti a me con la tenerezza di chi sa che quella cosa non l'avrà (la complicità tra madre e figlia), non con invidia, che è brutta, ma davvero con tenerezza.
Improvvisamente mentre io sono persa nei miei pensieri e Uno, chissà, nei suoi, lei si gira e dice ad alta voce: "Ciao Uno!" e con eleganza (che io penso di non aver mai avuto nemmeno nei miei momenti di gloria), svolta l'angolo.
Uno è sbalordito, si vede, alza la mano per il saluto, impacciato perché pieno di sacchetti e strozzato dice un "Ciao" che però si spegne subito perché il sacchetto nel frattempo ha preso il largo, sta volando sfracellandosi a terra e naturalmente scaraventando fuori ogni futile bendidìo.
Lei sempre voltata sorride alla volta del ragazzino incasinato. E lui chinandosi per raccogliere il tutto mormora una parola, solo una, a se stesso, che la sua mamma prontamente sente: "Perfetto!". Solo questo: "Perfetto!".
Il mio cuore ha avuto un sussulto. Dov'è il mio bambino? Chi è questo giovane che maledice la sua sgraziataggine di fronte ad una fanciulla in fiore?
Sorridendo lo aiuto. "Capita, non ti preoccupare" dico imbarazzata.
Il percorso in auto è silenzioso. Mi chiede di accendere la radio.
E io penso che si cresce a pezzi. Penso che una madre ha in mente una curva come quella, appunto, della crescita dei primi mesi di vita, per immaginarsi la formazione dei propri bambini. E invece si sbaglia. E' solo il corpo che è armonico, che si sviluppa uniformemente, il resto procede a ad accelerate improvvise in luoghi improvvisi. Ieri non sapeva come va il mondo là fuori, e oggi mi chiede se ho votato Renzi o Grillo (oh, gli altri li ha esclusi lui...): senso civico sù.
Ieri intravedeva un bambino piccolo girargli intorno, oggi sgrida il Tre perché fa giochi pericolosi: senso di responsabilità sù.
Ieri mi diceva "Io sto bene da solo", oggi incassa con dignità la prima vera gaffe di fronte ad una bella ragazzina che si è girata apposta per salutarlo: spostamenti del cuore sù.
E in mezzo a tutto ciò gioca a nascondino, urla "Geronimo!!!" quando fa una discesa ad alta velocità in bicicletta, frigna se gli tolgo un cartone.
Sono esterrefatta. Questo crescere a tratti è meraviglioso. E' come se non fosse proprio possibile crescere tutto insieme come fanno le gambe che s'allungano, ogni parte intima ha bisogno del suo tempo, ma forse, soprattutto della sua occasione.
Che mondo da esplorare!
Nel silenzio e nel caldo della macchina un bambino di 10 anni guarda fuori dal finestrino, ascolta la musica e pensa.