Io, il Due e l'Uno usciamo di casa tutte le mattine intorno alle 8.10 di mattina. A volte ci incolonniamo subito. A volte viaggiamo a passo d'uomo fino alla finale destinazione scolastica.
Durante questo tragitto abbiamo fatto delle amicizie.
Cioè noi sappiamo di essere amici di queste persone che incrociamo sul sentiero quotidiano, mentre loro non lo sanno. O meglio non sappiamo se anche loro ci hanno guardato, se anche loro aspettano che noi passiamo.
La prima nostra grande amica è una bambina che aspetta l'autobus che la porti a scuola. Ha i capelli lunghi tanti mossi e indossa sempre vestiti rosa. Rosa chiaro rosa scuro lilla viola. Abbiamo deciso che ha l'età di Uno, otto anni.
Quando noi svoltiamo lei è lì, rivolta verso di noi in attesa. Se non c'è è perché siamo molto in ritardo. Se si ammala ci preoccupiamo e ci chiediamo come sta? Cosa avrà? Il raffreddore? Il mal di gola?
Lei se è nuvolo ha sempre l'ombrello, al contrario dei miei bambini perché io mi dimentico sempre di dare loro l'ombrello. Una volta, una volta sola in tre anni, l'abbiamo vista parlare con qualcuno dal terrazzo sopra di lei.
Lei c'è. E' la nostra sicurezza.
Tornando da scuola c'è la nostra seconda amica, anzi la mia seconda amica.
E' una ragazza bellissima. Con lunghi tanti lisci capelli sempre raccolti. Ha uno sguardo scuro, penetrante, serio e vagamente doloroso. E' magra. No. E' più magra del magro. E' sottile. Il suo corpo è fatto di semplici linee tracciate a matita.
E cammina. Veloce. Cammina trascinando vestiti larghi. E' perfettamente truccata. Ha sempre il cappello quando è molto freddo. Io invece me lo dimentico sempre il cappello anche quando il freddo mi trapana le tempie.
Lei, la ragazza, la vedo che torna quando torno a scuola a prendere i bambini. Se non la incontro mi preoccupo. Le sarà successo qualcosa? Non starà bene?
Martedì scorso ho di nuovo iniziato il mio corso di yoga. Ma cambio tutto. Cambio giorno, cambio orario.
Sono lì, stesa sul tappetino. Attendo l'insegnante. Improvvisamente il mio occhio destro accoglie un movimento. Lento. Una figura nera. No. Delle linee nere che si muovono: la ragazza che cammina veloce. Lì al mio fianco.
Al momento reagisco male. No, tu devi stare là, a camminare veloce su quella strada. Poi comincio a osservarla. Rubo sguardi. Vedo l'eyeliner steso perfettamente. I piedi lunghi magri. E' alta. Io e lei vicine. Le uniche donne di quel corso a non essere nonne.
Respiro e la sento. E mi dico che è qui vicino a me e sì. Sta bene.
mi spalanchi porte, come sempre. forse scrivo di Margherita, a questo punto...
RispondiEliminaquesto è un libro!
RispondiEliminaAnche io un'anno fa, iniziando yoga di martedì, ho trovato una ragazza con cui scambiavo sorrisi la mattina presto portando i bimbi al nido.
RispondiEliminaMa come lo trovate il tempo di fare yoga?? Io è già tanto se trovo il tempo per il blog ultimamente. :-)
RispondiEliminaIo ci vado dopo cena, quando è già tutto sistemato ed è quasi ora di andare a letto (per gli altri) :-)
EliminaA casa mia l'ora di andare a letto "per gli altri" comincia alle 22 e a quell'ora non ci penso proprio ad uscire perchè è l'ora in cui comincio a rilassarmi in casa. :-)
Eliminapoesia pura...
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