giovedì 9 giugno 2011

SFIDANDO LA PIOGGIA

Ok, non perdiamo la speranza, disegniamo....


Poi tagliuzziamo, in fondo il tempo permette il lavoro di precisione seduti ad un tavolo (o anche sdraiati per terra, a ben vedere).
Ok, truppa facciamo la foto di gruppo e andiamo a innestare. Non vi preoccupate, siete belli. E cercheremo di mettervi in luoghi riparati....


mercoledì 8 giugno 2011

REFERENDUM DA INNESTARE!

Da questo blog, vi segnalo questi micro-volantini da tenere in borsa o nel portafoglio e da distribuire (a questo link la versione in A4):


oppure da 

martedì 7 giugno 2011

COME FARE UN PARACADUTE CON UNA RONDELLA

Lo ammetto: l'ho copiato. Spudoratamente. Lo dico, ah no! Non mi nascondo dietro una foglia di fico. Nel post qui, l'avevo detto che ci avrei scritto sopra ed eccomi ora a parlarvi del meraviglioso paracadute.

PARACADUTE CON
RONDELLA

Occorrente
Un sacchetto di plastica (leggera, tipo spazzatura da differenziata viola -giallo)
Rondella (3 cm diam.)
Filo 

Preparazione
Aprite il sacchetto e appiattitelo. Rovesciate un piatto e con un pennarello segnate la circonferenza sulla plastica. Poi tagliate il cerchio. E verrà così:


Prendete del cotone e tagliate 8 fili lunghi circa 40 cm e attaccate le estremità con lo scotch al disco immaginando un + e un X che s'intersecano, così:



Ora legare le estremità finali alla rondella.


Il paracadute è finito. Sì, ma si sa che per far aprire bene un paracadute, occorre piegarlo bene prima del lancio, ed è qui il vero segreto!
Dunque, piegare il cerchio a metà:


Poi ancora e ancora e ancora:

Infine arrotolate attorno al pacchettino i fili e la rondella così:


Il vostro paracadute è ora pronto al lancio. Con un gesto forte, deciso, mandate in alto sopra di voi il paracadute che in fase di discesa si aprirà e planerà leggero fino a terra.
Massimo divertimento e attenzione ai vetri delle finestre del vicino!

P.S: Le foto sono brutte e il paracadute fotografato è strausato! Stasera non ce la posso fare.... 

lunedì 6 giugno 2011

IO AMO IL BASKET ovvero CRESCERE GIOCANDO

Tra sabato e domenica l'Uno ha dormito in palestra, con i bambini che fanno basket in quella società sportiva. 63 bambini e gli istruttori. Prima hanno cenato insieme, poi hanno visto un "cinema sul basket", poi hanno ballato, poi hanno fatto la lotta dei cuscini e infine hanno giocato alle ombre con le torce.
La mattina hanno fatto colazione (Allenatrice a me: "L'Uno s'è svegliato e m'ha detto che voleva il latte col cioccolato e i cereali e io gli ho detto - Subito Mylord..." Io: "..."), e poi hanno giocato bambini contro genitori:


Infine pizza tutti insieme (140). L'Uno aveva le occhiaie fino al mento. Poi alla fine della kermesse, c'è stata la premiazione dei più meritevoli, e lui se l'è presa non essendo stato premiato. E dunque mi è partita la paternale, anzi no, la maternale sul merito, sull'impegno e via discorrendo.


E lui non se ne faceva una ragione: "Ma se io ho fatto più assenze era perché ero malato, non perché non mi sono impegnato". Cavoli. E adesso?
"Ma non si misurava solo quello, anche il rendimento..." dico io in difficoltà. 
Lui restava zitto, e ascoltava sconsolato. Dopo il ritorno a casa, la doccia e una giocata in cortile (i bambini NON sono esseri umani, lo sapete vero?). Abbiamo fatto il discorso serio, quello difficile, quello in cui bisogna cominciare a riconoscere che non in tutti i campi loro sono i più bravi, e che, questo è il punto dolente, anche se s'impegnano, non è detto che tutti i loro sforzi li ripaghino con successo.


Premesso che l'Uno non s'è ammazzato di basket quest'anno palleggiando anche mentre mangiava, ma che ha finito degnamente un anno saltando quattro allenamenti e per uno che passa da un interesse all'altro con troppa velocità, è già un grande successo.
Il nocciolo della questione è che l'impegno deve essere fino a se stesso e che le risorse per continuare le dobbiamo cercare dentro di noi. Aspettare un riconoscimento non è la strada giusta. Ma quanto è difficile per me adulto accettare questo pensiero? Quanto mi arrabbiavo quando faticavo sul latino che gli altri traducevano senza dizionario? Quanto c'è voluto per capire che non avrei giocato come professionista a pallavolo? 
Lo sport, tra i molti pregi, ha anche quello di anticipare in modo molto delicato, certi temi forti che poi ritorneranno nella vita. E poi che bello è il basket? (scusate, ma dopo 30 anni, siamo in finale. Uao.)

domenica 5 giugno 2011

EUREKA! ovvero MAMME C&F MI E' ARRIVATO IL PREMIO!!

Il pacco in arrivo da natiperdelinquerandia alfin giunse, nonostante il caos nelle poste, causa di tutti i mali (così mi dissero), sabato dopo un'interminabile coda, ho potuto ritirare il mio prezioso pacchetto, splendido regalo seguito a questo mio post....


Grazie C!! Grazie F!! 
Domani sera vin brulè per tutti, che tanto il tempo lo permette.....

sabato 4 giugno 2011

SUGLI INNESTI CASALINGHI ovvero I BAMBINI SONO AVANTI

Ripensando all'iniziativa dell'innesto, nata qua e ripresa da me e da Stima per un innesto coordinato, e mi sono detta che forse quest'iniziativa piace tanto, tantissimo a noi grandi, perché ci vediamo la cooperazione (tutti a preparare i disegni) e poi la festa (allegramente in gita in città ad appiccicare) e poi l'ebbrezza della regola infranta (ho già in mente dove metterli.... ). Tutte cose che i bambini fanno spesso, anzi spessissimo.

Innesto 1
Io intellettualizzo, mi scervello, e loro sono lì che creano. Io li zittisco: un momento che devo fare questa cosa con la Stima! E nel frattempo loro creano all'interno degli spazi della noia (oh, grazie noia che esisti!)

Innesto 2

Innesto 2 - particolare
Innestatore al lavoro
Cooperare, correre, infrangere le regole per portare un nuovo valore al nostro grigio reale.



Quadri in mostra del Due.
La loro mostra è nata in completa autonomia. Io e il Tre dormivamo della grossa. Il K. leggeva. E loro infrangevano, correvano e cooperavano.

venerdì 3 giugno 2011

A PROPOSITO DI RADICI ovvero L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI

Son tornata homemademamma!!! Seguo il filo rosso delle radici...

L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI
di Jean Giono


Un uomo incontra un pastore silenzioso che lo ospita per pochi giorni in un bosco della Provenza. Ogni giorno il pastore prende cento ghiande di quercia e le pianta. Così, per anni e anni. Poi passa ai faggi e poi ad altri alberi e la foresta cresce. La guerra che scoppia non interrompe la sua opera. Ad un certo punto cambia anche casa, perché la foresta è ormai troppo grande e per piantare nuovi alberi deve camminare troppo. Quell'uomo, grazie alla sua foresta, trasforma un luogo arido in un luogo rigoglioso, ricco e vivo.

Penso che di persone che piantino ghiande invisibili da cui nascono poi monumentali alberi ce ne siano davvero tante. Gli si danno tanti nomi e a me non viene fuori che il nome di eroe. Qualcuno lo conosco, ma la maggior parte sono invisibili ai miei occhi. Me ne accorgo quando una foresta spunta ed è già tardi per riconoscere chi l'ha fatta nascere, già quel bosco ha una sua vita, una sua storia....
Così si chiude il libro:

Ma, se metto in conto quanto c'è voluto di costanza nella grandezza d'animo e d'accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l'anima mi si riempie d'un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un'opera degna di Dio.

giovedì 2 giugno 2011

IL GIOCO DELL'ORSO ovvero Il CONTROLLO

Ho iniziato a seguire corsi di teatro a 14 anni, in prima liceo. E poi ho continuato per un po' di anni, fino ai 25 circa. Dai 25 in avanti, quello che avevo imparato l'ho insegnato a maestri e bambini. Non molto, ma quel che basta per divertirsi usando il proprio corpo.
Il gioco di oggi è un altro gioco che, come quello delle scatoline, piace tantissimo ai bambini. E' un gioco che alla scuola materna dell'Uno le maestre usano ancora con i bambini, per approfondire con loro il tema del controllo. Nella fascia d'età 3-6, soprattutto nei maschietti, può succedere che si ecceda nell'uso di quel meraviglioso corpicino. Si comincia a sfidare i limiti, a esagerare per tarare i gesti. La fisicità è l'elemento più importante (in genere) nelle loro relazioni.
Questo è un gioco che piace perché vive sul limite. Si prova a trattenere, a fermare, a, appunto, controllare.

ISTRUZIONI
GIOCO DELL'ORSO

Strumenti necessari
Due bambini e più
Uno spazio sgombro

Svolgimento
Tra il gruppo si decide chi farà l'orso. Al via tutti, orso compreso, cominceranno a camminare per la stanza, lentamente. Ad un certo punto, l'orso lancerà un urlo di sfida. Tutti sanno che per non farsi prendere da un orso, bisogna stare fermi immobili (ma sarà poi così?). Dunque i bambini all'urlo dovranno mettersi supini, in posizione neutra (braccia lungo i fianchi e gambe distese), con gli occhi aperti. L'orso a questo punto dovrà.... tentare di farli muovere MA senza toccarli. Se il bambino ride o si muove è eliminato e si siederà fuori dal gruppo a godersi lo spettacolo. Vince l'ultimo bambino che resiste e che il turno dopo farà l'orso.



Suggerimenti
Con i bambini è meglio se la prima volta è un adulto a fare l'orso, in modo da far capire bene il funzionamento del gioco. I bambini molto piccoli (3 anni) resistono poco in quella posizione, quindi io tendo a far vincere due-tre bambini che dopo faranno gli orsi in gruppo. 

Attenzione attenzione
E' un gioco aperto a tutte le età. E', di fatto, un po' come nascondino, solo che bisogna nascondersi dentro di sé ed è una cosa che fa molto bene anche a noi adulti. Anche l'orso si controlla e soffre, perché non può usare le mani per destare, ma deve inventarsi altre armi.
Per i gruppi di bambini esagitati è una manna e una condanna. Ve lo chiederanno a ripetizione.
Buon divertimento e mi raccomando... gli orsi urlano!!! URLANOOOOOO!!!!!

mercoledì 1 giugno 2011

THIS IS NOT A CONTEST.

Ieri mattina, come spesso accade, MIV e Stima chiacchieravano su facebook. - Oh MIV, guarda un po' questo link...- Oh Stima, bello stupendo anche noi anche noi...E visto che chiacchieravano pubblicamente ecco che si sono aggiunte anche altre persone: anche noi anche noi!Tempo un'ora e l'iniziativa era già partita, spontanea e fresca.

Il progetto INNESTARE: 
Scrive Cevì sul blog: "Innestare è un progetto attivo che si occupa di innestare l’immaginario nelle fenditure del reale con l’intenzione di stimolare meraviglia e innescare altra immaginazione in chi osserva. Si tratta di interventi volatili a corta conservazione, documentati attraverso la fotografia che si trasforma in indizio, e poi lasciati al loro naturale “ciclo vitale”.
Quindi carta, disegni, forbici e via ad innestare la nostra realtà, senza dimenticare la macchina fotografica! Si innesta soli o in compagnia e possono innestare tutti, grandi e bambini.






Proviamo a riappropriarci degli spazi che viviamo quotidianamente con uno sguardo 'altro', con un'azione diversa da quella del semplice 'consumo' dell'ambiente. E proviamo a coordinarci, solo un po', solo per unire i nostri fili telematici, che alla fine magari ci accorgiamo veramente di stare tessendo tutti la stessa coperta. Prove di cooperazione da web. 

Noi e il progetto INNESTARE:
Il nostro intento è semplicemente quello di allargare il più possibile l'inizativa. Ci siamo date un appuntamento: venerdì 10 giugno chi vorrà pubblicherà un post per illustrare i suoi innesti, ricordandosi di linkare il blog del progetto: http://innestare.blogspot.com/. Chi ha solo il profilo fb posterà sulla propria bacheca. Chi non ha un'identità virtuale invierà semplicemente le foto a innestare@gmail.com.

BUIO IN SALA ovvero COME DUE COCCODRILLI

Gentili NxD son partita così questo lunedì, parlando di radici e così mi ritrovo oggi di nuovo a tirar fuori pensieri locali. E dunque ecco il mio film:

COME DUE COCCODRILLI
di G. Campiotti (1994)


Un film su un bambino e un padre e una madre che non c'è più. Un film su un ritorno dopo anni vissuti a Parigi, su un ritorno dove tutto aveva avuto inizio: sul lago di Como. 
La mia è una terra da cui molti vogliono scappare. Alcuni lo fanno perché possono, altri lo fanno nonostante tutto; alcuni non lo fanno perché non ce la fanno, altri non lo fanno perché non possono. Ma è una terra che mette alla prova, soprattutto tra i venti e i trent'anni. Ma se si scappa non si risolve. Ad un certo punto bisogna tornare per pareggiare i conti, per tirare una linea o per aprire una nuova strada. I ritorni in fondo sono importanti tanto quanto le fughe.
E così il protagonista del film cerca di dipanare la propria vita tra le nebbie del lago d'inverno. Che io amo tanto, ma che non riesco a gestire se non in piccole dosi. 
Racconta il suo ritorno con un gioco di flashback. E' un film, di nuovo, che racconta molto bene l'essere bambini e non a caso Campiotti è laureato in pedagogia. Gli scorci del film me li ritrovo nelle mie tasche, chiamo i paesi, ricordo i ciottoli delle vie, e ammiro il mio lago per quello che è, non per quello che lo vogliono far diventare (lagliocity). 
Ah, dimenticavo: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Giancarlo Nannini. E scusate se è poco.... (devo dirlo, devo dirlo.... Bentivoglio-Giannini 0-1!!!!)

Ecco l'incipit:



Ecco perché al parto la cantavo....
Mamma al bambino: "Non ti preoccupare, noi due siamo forti..."
Bambino: "Come i due coccodrilli?"
Mamma: "Come i due coccodrilli!"


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