Era il 1999. Ero a casa dai miei, preparavo gli ultimi esami. In particolare: tagliuzzavo delle carote, per il sugo di mezzogiorno. Faceva un freddo cane, anche in casa e il tempo era come oggi, piovigginava e poi smetteva e poi ricominciava. Ho acceso la radio, così senza pensarci, perché alle 12 mio nonno ascoltava il Gazzettino Padano, mia mamma pure e io anche, un antico gesto di origine familiare.
Si sa, quando si cucina, la radio in sottofondo, in realtà si pensa ad altro... troppo abitudinari tutti quei gesti: riempi la pentola, prepara le verdure, apparecchia... Ricordo di essermi fermata col coltello in mano e di essermi seduta quando hanno annunciato la morte di Fabrizio De André.
Avevo appena compiuto 24 anni. Di cui almeno 8 passati sentendo le cassette (i nastri!!!) di De André fino alla consunzione.
Dopo due giorni ero su un treno con un'amica per andare a Genova al funerale. E' difficile da descrivere quella giornata. Sarà che mi trattenevo le lacrime dentro, sarà che il freddo esiste anche al mare, sarà che tutta Genova era silenziosa e dunque... ho in mente solo delle immagini.
Ma la cosa più incredibile è accaduta al ritorno. Il treno fermava a Milano e poi ripartiva per Venezia. Nel nostro scompartimento c'era un clochard con un minuscolo cane al seguito. Mal ridotto, malato. Ci diceva: "Sì sì, che venissero a chiedermi il biglietto! Ma io non ce l'ho! E sono venuto a salutare Fabrizio! Perché lui era con noi, era un amico. E se vogliono mi sbattano giù dal treno, io ne riprendo un altro! Nessuno ci pensa a noi, solo lui...". E poi si alzava e girava per il corridoio.
Nessuno ha reso più onore a Fabrizio De André di quell'uomo col cane che in una giornata si è fatto 1000 chilometro per salutare un amico.
Ogni giorno una canzone. Il mio tributo a un artista che mi ha fatto crescere.
che bella immagine.. comunque saremo telepatiche, ma stamattina ho messo su DeAndré
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