Davanti a casa mia, proprio di fronte al mio appartamento, è stata abbattuta una casa. Quisquilie, roba da poco, il mondo è pieno di case che vanno giù e tornano su. Ma se quella casa faceva parte del tuo mondo, se è sempre stata lì, quanto avevi tre, dieci, diciassette, ventotto, trentacinque anni, se gli avevi tolto la facciata scrostandola con le tue piccole dita (ma di cosa le facevano le case??), se avevi fatto il tuo record di cento palleggi senza fermarsi sul quella facciata senza finestre, se andavi da tua cugina a cena lì e aveva quei panini così buoni, se il suo tetto proteggeva la tua casa in modo da permetterti di non avere le tende... allora quest'immagine diventa a suo modo dolorosa.
Quanto i luoghi ci si attaccano alla pelle e al cuore. Te ne accorgi quando all'improvviso, per un cambiamento, saltano i punti di riferimento e cambiano le prospettive e immediatamente cambiano le abitudini. Due giorni fa era così, un ammasso di detriti e già oggi è una spianata e già domani saranno gli scavi per le fondamenta della nuova casa che verrà. Ma per allora, noi ce ne saremo andati, andremo anche noi nella nostra nuova casa. E dalle finestre delle nostre nuove stanze, dovremo ricominciare a ricomporre le nostre sicurezze: là quella casa, lì quegli alberi, la cascina alle spalle e il grande prato davanti... Quella vecchia casa scrostata dalle dita dei bambini vivrà così in me, come la polvere del cortile ghiaioso della nonna e il parcheggio dell'ospedale dove giocavamo a palla nome chiama.
:) bello.. (mi ha un po' commosso pure..)
RispondiEliminaA me capita (la malinconia) quando passo dalla tangenziale est e scorgo giù i vecchi palazzi e il cortile di mia nonna dove stavo da piccolo...
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